Agosto, il mese spartiacque dell’Italia

Da una parte le partite Iva e gli F24, dall’altra gli uffici chiusi per ferie

È arrivata l’estate. Anzi no! È arrivato agosto. Il mese fatidico per tutti i professionisti che si trovano abbandonati da uffici chiusi per ferie! Per non nominare impiegati e dirigenti dispersi nel rumoroso silenzio di altrettanti uffici operativi ma sordi ed indifferenti alle continue sollecitazioni di chi invece ad agosto è diventato un mitologico protagonista di un vero e proprio tsunami di richieste, scadenze e sollecitazioni a rullo di tamburi. “Vabbuó dai se ne parla a settembre”, oppure “ora chiudiamo per ferie sentiamoci dopo le vacanze”.

È dagli inizi di luglio che sentiamo questa frase come fosse un mantra! Segue poi: “Dove vai in vacanza?” Una domanda fatta però con meno enfasi delle prime due. Con esse la città è come se entrasse in una specie di congelamento lento per giungere all’apice di un freeze stile “Grande fratello” che verrà “sfrezato” solo quando tutti i cittadini ma proprio tutti saranno ritornati alle loro mansioni.

Un ritorno alla normalità lento come quello dei primi di luglio, uno scongelamento prevedibile solo dopo la prima settimana di settembre. Vige una sorta di “solidarietà sociale” che prevede comunque un rilassamento lavorativo ed emotivo anche per coloro che sono andati in ferie soltanto sette giorni a cavallo del ferragosto. Per rincarare la dose aggiungo che lo stesso fenomeno si avvera per le feste natalizie.

Arrivato l’otto dicembre, il giorno dell’Immacolata la città sprofonda lentamente nelle sabbie mobili fatte di pastiere, struffoli e insalate di rinforzo! “Ci sentiamo dopo la befana”, “Buona fine e buon principio a te e famiglia!” Insomma se hai la malaugurata idea di intraprendere delle iniziative di qualsiasi tipo proprio in questi due periodi sappi che rischi di sentirti dire le succitate frassette senza poter concludere nulla. Ovviamente non bisogna fare di tutta l’erba un fascio.

Certamente molti professionisti si dissociano da tale pratica e restano a lavorare fino all’ultimo giorno con dedizione e normalità per riprendere a fine ferie con lo stesso ritmo con cui avevano sospeso il lavoro.

Una questione che vede il tessuto produttivo italiano in una sorta di spartiacque tra prima e dopo le attese ferie agostane (come del resto quelle natalizie) in cui il timore di non essere in regola, di essersi dimenticato tutto e tutti sorge spontaneo nella mente di ogni contribuente italiano, imprenditore o semplice partita iva.

Una sorta di “presa di coscienza” a scoppio ritardato che porta clienti e di conseguenza i professionisti a corse nel deserto negli uffici che già da fine luglio comunicano chiusure e rimandi a settembre.

Una frenesia dell’ultimo minuto che alza la temperatura dei cellulari con telefonate e messaggi a catena, di richieste, suggerimenti, pareri e progettualità a cui si aggiungono confessioni e dichiarazioni dell’ultimo minuto contro una legge piuttosto che un’altra. 

Una fotografia che si ripete ogni anno con maggiore intensità, grazie anche ad una politica bulimica sui temi fiscali in cui si percepiscono annualmente anticipazioni, ritardi e modifiche che solo chi si trova con l’ombrellone nel cuore di Roma riesce a seguire pedissequamente.

Un dramma tragicomico che ricalca il messaggio, ormai diventato virale sui social, del discorso di Sergio Marchionne sul concetto di “andare in ferie da che cosa?” quando il resto del mondo non percepisce la differenza tra luglio e agosto, non concepisce che una società chiuda i rubinetti del business e che abbia il dramma della chiusura conti e delle pratiche entro la metà di agosto.

Siamo in un mondo globalizzato in continua connessione e dove il business non può seguire il concetto di vacanze se non, in un’ottica di pause, che rendano mature certe condizioni e certe scadenze al di fuori di una trimestralità che ricopre nell’immaginario collettivo mondiale un periodo di relax e di emozioni distaccate dal lavoro.

Si prenda quindi seriamente in esame uno studio che possa valorizzare il periodo estivo come molla per la creatività del business e non delle scadenze, in modo da dare pari dignità ad imprenditori e professionisti di potersi creare una propria confort zone di studio, attività, anche al fuori dalle logiche di ufficio, senza mai dimenticare il ruolo che ricoprono e le responsabilità che mantengono nei momenti complessi non dipendenti dall’ordinaria amministrazione.

Allo stesso tempo la politica prenda atto che c’è bisogno di un cambio di paradigma socio-culturale che non possa bloccare un Paese per oltre un mese e che valorizzi piuttosto, scadenze diverse e politiche economiche che possano valorizzare il tempo come variabile di crescita e non di sopravvivenza alle continue scadenze.

Nel frattempo ricordiamoci che entro il 22 agosto si pagano gli F24.

Un articolo a cura di Arianna Petillo (avvocato) e Cosimo Alberti (attore).

Share on facebook
Share on twitter
Share on whatsapp
Share on email
Share on telegram

La nostra rivista
La nostra
rivista
L’Espresso Napoletano diffonde quella Napoli ricca di storia, cultura, misteri, gioia e tradizione che rendono la città speciale e unico al mondo!

SCELTI PER TE