Da domani, mercoledì 30 marzo 2016 (ore 21), e fino a domenica 3 aprile, in scena al Teatro Nuovo di Napoli lo spettacolo “Toni Servillo legge Napoli”. Attraverso la voce dell’attore il pubblico potrà viaggiare tra le parole di Napoli, quelle che tanti suoi figli hanno composto per raccontare una città dai mille volti e dalle mille contraddizioni, meravigliosa e terribile, un luogo che incanta e che a volte respinge, e dove la lingua, risultato di influssi e contaminazioni di secoli, è parte del suo stesso tessuto, elemento distintivo forse più che altrove.
Il percorso di letture parte da grandi classici del Novecento come “Lassamme fa’ a Dio” di Salvatore di Giacomo e “Vincenzo De Pretore” di Eduardo de Filippo, passando per due liriche di Ferdinando Russo, “’A Madonna d’ ’e mandarine” e “’E sfogliatelle”, e per l’attualissima “Fravecature” di Raffaele Viviani.
Quindi è di scena la veemente invettiva di “’A sciaveca” di Mimmo Borrelli e poi “Litoranea” di Enzo Moscato, riflessione sul degrado di Napoli che nel 1991 era il finale di “Rasoi”, spettacolo-manifesto di Teatri Uniti. Toni Servillo leggerà anche due opere composte per l’occasione, “’O vecchio sott’o ponte” di Maurizio de Giovanni, che racconta il dolore inumano, contro natura, che prova chi perde un figlio, e “Sogno napoletano” di Giuseppe Montesano, che narra il sogno di un risveglio delle coscienze che possa salvare la città, sogno che sembra infrangersi quando si passa alla lettura di “Napule”, ritratto aspro e crudo del capoluogo partenopeo scritto da Mimmo Borrelli.
Come spiega Toni Servillo “Ho scelto questi testi perché ne emerge una lingua viva nel tempo, materna ed esperienziale, che fa diventare le battute espressione, gesto, corpo”; lingua dunque che non è solo parole, ma molto di più: è Napoli, rappresenta la sua essenza. Un linguaggio che esprime tutta la napoletanità tradizionale, autentica; come evidenzia l’attore “Oltre la lingua, il filo rosso che attraversa e unisce la serata è il rapporto speciale, caratteristico di tantissima letteratura napoletana, con la morte e con l’aldilà, il commercio intenso e frequente con le anime dei defunti, i santi del paradiso e Dio stesso”.
A conclusione della serata, “Primitivamente” di Raffaele Viviani, “Cose sta lengua sperduta” di Michele Sovente, “’A livella” di Totò, ed infine “’A casciaforte” di Alfonso Mangione. Settanta intensi minuti di letture, una serata interamente dedicata alla cultura partenopea…Napoli in scena attraverso la sua lingua, raccontata dai suoi poeti e dai suoi scrittori.