Qualche giorno fa vi abbiamo parlato delle nuove luminarie al Palazzo Reale di Napoli e dei futuri progetti che coinvolgeranno la struttura, che diverrà un museo autonomo. Uno degli ultimi eventi, che rimarrà gratuitamente accessibile dal cortile principale del Palazzo fino a maggio 2021, è “Almost Home” dell’artista Ryan Mendoza. “Almost Home” porta a Napoli la casa in cui ha vissuto Rosa Parks, attivista per i diritti civili che 65 anni fa mosse la popolazione afroamericana della città di Montgomery a boicottare i mezzi pubblici, accendendo la scintilla della comunità rifiutando di cedere il suo posto sull’autobus a un passeggero solo perché bianco.
A tu per tu con la storia
L’emozione è tanta nel vederla svettare nel cortile del Palazzo Reale, soprattutto se si pensa a cosa riesca a simboleggiare questo piccolo fabbricato di legno. La casa, infatti, è piccola e modesta; presenta tutti i segni che il tempo ha potuto lasciare in questo mezzo secolo. Poter vedere e quasi toccare con mano la vera casa in cui Rosa Parks ha vissuto incute un certo grado di riverenza, vista la sua importanza storica.
Ma vederla così piccola e malandata riempie anche il cuore di tenerezza, e genera nello spettatore un moto di protezione che difficilmente lo lascerà dopo la visita. Probabilmente è lo stesso che ha spinto Mendoza nell’acquisto e nella successiva installazione della casa nel cortile della sua abitazione a Berlino, scegliendo poi Napoli come prima tappa del suo “Almost Home”, anche se al momento non si hanno informazioni su future installazioni.
Un piccolo monito
Ma cosa resta, oggi, di Rosa Parks? Le case, così come gli oggetti, raramente resistono al fluire del tempo. Ma le parole, gli ideali per cui Rosa si è battuta ancora resistono, senza mai perdere il loro smalto. Ed anzi, rafforzandosi. In un mondo in cui Rosa credeva che persone di diverse etnie potessero vivere davvero in pace, dopo 65 anni sembra incredibile che ci sia ancora tanto da fare. Invece è così, e “Almost Home”, che nei pensieri del suo autore Mendoza un giorno tornerà nel luogo originario in cui sorgeva, resiste esattamente come quegli ideali, per cui molti di noi ancora combattono… e resistono.
I fatti recenti del Black Live Matters hanno risvegliato l’urgenza di battersi per quegli stessi ideali, anche in noi che abbiamo sempre fatto della contaminazione culturale la nostra ricchezza e la nostra origine. Ma certe urgenze possono essere risvegliate anche da esempi positivi come “Almost Home”, che ci ricordano il peso di un mondo ancora lontano dall’essere simile a quello sognato da Rosa Parks, ma sempre possibile. Purtroppo, al momento non è possibile visitare la casa all’interno, per via delle limitazioni imposte dall’emergenza sanitaria.
La donna dentro la casa
L’attivismo
Rosa Parks nacque in Alabama (Stati Uniti), nel 1913. Durante gli anni ’20, tempi critici per le violenze razziali, suo nonno Sylvester decise di difendere quella stessa casa dal Ku Klux Klan con un fucile da caccia, divenendo così espressione di quello “spirito di libertà” che condizionerà la Parks per tutta la vita. Nel ’32 sposò Raymond Parks, attivo già da tempo nel movimento per i diritti civili, e nel ’43 decise di aderire in maniera ufficiale al Movimento per i diritti civili statunitense. La convinzione che il mondo potesse davvero cambiare in meglio, però, arriva nel 1955, quando iniziò a frequentare la Highlander Folk School, un centro educativo per i diritti dei lavoratori e l’uguaglianza sociale che riuniva persone di tutte le etnie mosse dagli stessi ideali, tra cui Martin Luther King Jr.
Il rifiuto sull’autobus
Quello stesso anno, il 1° dicembre 1955, Rosa Parks tornava a casa dal suo lavoro come sarta usando come sempre un autobus, occupando il posto subito dietro il guidatore riservato ai passeggeri bianchi. Dopo essersi rifiutata (con calma e dignità) di cedere il suo posto a un altro passeggero dopo richiesta dell’autista, questo ferma l’autobus chiamando due agenti, e la Parks fu arrestata. Ma il suo arresto finì per essere la scintilla che scatenò il boicottaggio dei mezzi pubblici e di numerose altre proteste in tutti gli Stati Uniti, divenendo così il simbolo di quegli stessi ideali con cui era stata cresciuta. Purtroppo, il gesto le costò il posto di lavoro; questo, unito alle continue minacce di morte, la spingono a trasferirsi a Detroit, nella casa che oggi troviamo esposta nella nostra città.
Non perdete quindi l’occasione di trovarvi al cospetto di questa piccola casa di legno, meritevole di aver ospitato una grande attivista e una grande donna quale Rosa Parks. Vi ricordiamo che “Almost Home” è arrivato a Napoli grazie anche al contributo della Fondazione Morra Greco con il sostegno della Regione Campania in collaborazione con la Direzione regionale Musei Campania.