Al confine tra le province di Avellino e di Benevento, in corrispondenza della valle del fiume Sabato, Altavilla Irpina si snoda su tre colli dominanti i torrenti Vellola e San Giulio.
Le antiche origini del paese affondano nel Medioevo, al tempo in cui Altavilla fu uno dei feudi più contesi tra le agguerrite famiglie dei nobili senza terra. Tali conflitti si protrassero a lungo, finché la tenuta non fu donata a un certo Simone Bagot, aristocratico di origine francese, in virtù dell’aiuto prestato a favore di Carlo D’Angiò. Successivamente, la proprietà passò alla famiglia De Capua e tramandata da Bartolomeo I al lontano discendente Bartolomeo VI che, purtroppo, morì senza figli. Tuttavia, proprio uno dei rampolli di casa De Capua, tale Andrea I, consorte in seconde nozze di Costanza di Chiaromonte, ex moglie e regina ripudiata di Ladislao d’Angiò Durazzo, ebbe il merito della costruzione del magnifico Palazzo Baronale, sorto sui resti di un antico castello.
La fabbrica del Palazzo Baronale, o Comitale, considerato uno dei più pregevoli esempi del Rinascimento campano, fu iniziata in occasione delle nozze tra Andrea I e Costanza di Chiaromonte e terminata nella seconda metà del Cinquecento. Oggi la struttura, ancora ornata di intagli, con ampio portale di ingresso, vasto cortile, scala a doppia rampa e piano nobile, si presenta con l’aspetto di un superbo maniero, intorno al quale si distende tutto il centro storico.
Costanza di Chiaromonte, tuttavia, non fu l’unico personaggio femminile ad aver lasciato un segno nelle pagine di storia del paese; pare, infatti, che proprio ad Altavilla Irpina, durante un lungo viaggio verso Milano, Costanza d’Altavilla abbia incontrato il suo futuro sposo ed erede dell’impero germanico, Enrico VI.
Ancora oggi, in memoria di Costanza d’Altavilla, il 18 agosto di ogni anno, si svolge il “Palio dell’Anguria”, un torneo in costume medioevale durante il quale coraggiosi cavalieri, a dorso d’ “indomiti” asinelli, tentano, con ogni mezzo, di condurre sana e salva, al termine di un difficoltoso percorso, una grossa anguria.
Il mese d’agosto s’arricchisce anche di un’altra suggestiva manifestazione che cade il 24 del mese, data in cui si tiene la festa di San Pellegrino.
Il culto di San Pellegrino risale al 1780, quando padre Alberto Maria Criscitelli di Altavilla, dell’ordine dei Servi di Maria Addolorata in Monteoliveto di Napoli, ottenne il permesso da Papa Pio VI di prelevare alcune ossa dal cimitero di Ciriaca a Roma.
Padre Alberto scelse un’urna che presentava il seguente epitaffio: “Peregrinus Martyr sub Comodo Imperatore mactatus”. Da qui il nome di San Pellegrino.
Dopo l’ingresso delle reliquie in paese si sarebbero verificate una serie di eventi miracolosi che, in breve, diffusero la fama del santo, sino all’istituzione della festa “dei battenti”, una processione molto sentita dai fedeli che, di bianco vestiti e a piedi scalzi, dalle province circostanti dell’Avellinese e del Napoletano, raggiungono Altavilla Irpina trasportando ceri votivi e intonando canti popolari e antiche preghiere dedicate a San Pellegrino.
I resti del santo sono custoditi all’interno della Chiesa Collegiata di Santa Maria Assunta, risalente al XVIII secolo, seppur costruita su una pianta antica del XII secolo. All’interno della struttura a croce latina, con quattro ordini di pilastri, tre lunghe navate e una grande cupola centrale, la luce penetra attraverso ampi finestroni e inonda l’altare maggiore e il bellissimo paliotto del ‘600.
La chiesa continua a essere meta di nutrite schiere di fedeli legati al culto delle reliquie di San Pellegrino, alla venerazione del Beato Alberico Criscitelli di Altavilla e alla devozione per il santo patrono San Bernardino da Siena.
Secondo la tradizione, un giorno molto lontano si sarebbero trovati a passare per Altavilla Irpina San Bernardino e San Giacomo, durante un lungo viaggio verso L’Aquila. Giunti in località Le Ripe, i due viaggiatori avrebbero chiesto riparo e ristoro a una povera vecchina incontrata per caso. La donna, in preda allo sconforto, avrebbe confessato ai due avventurieri che non solo non aveva nulla da offrir loro, ma che non aveva di che sfamare neanche la sua famiglia. San Bernardino l’avrebbe consolata e rassicurata, pregandola di recarsi a casa nel più breve tempo possibile; lì l’anziana avrebbe trovato, miracolosamente, la tavola imbandita e la dispensa stracolma. Nel giro di poco la notizia si sarebbe sparsa e al passaggio di San Bernardino e di San Giacomo le campane avrebbero cominciato a suonare a festa, mentre l’intero paese sarebbe andato incontro ai santi per far loro onore. In quell’occasione, per riconoscenza dell’affetto ricevuto, San Bernardino avrebbe promesso di proteggere Altavilla Irpina e, non a caso, il paese lo ha scelto quale santo patrono, istituendo, a partire dal XVII secolo, una fiera per festeggiarlo.
Così ogni anno, nei giorni dal 16 al 20 maggio, in nome di San Bernardino da Siena, ad Altavilla Irpina s’anima una festa, religiosa e folcloristica, che vanta, di anno in anno, una partecipazione sempre più assidua e coinvolgente.