Amaltea, il favoloso regno di carta nel cuore del Vomero

Amaltea- Maria Pia Cassese
Amaltea- Maria Pia Cassese

Un tempo piuttosto lontano nei conventi napoletani dell’800, si producevano fiori di carta per adornare e abbellire gli altari. Le suore erano custodi di tale mestiere che si diffuse per la città, grazie alla loro maestria. Nei quartieri sbocciarono così corolle di stoffe, fogli e merletti dalle mani delle donne dei vicoli, che in questo modo si guadagnavano da vivere. Aprendo la porta di Amaltea, in via Solimena 92, l’immagine di questa Napoli fiorita si dischiude nuovamente. Maria Pia Cassese ne è la depositaria ed erede.

Maria Pia Cassese

Da anni produce fiori e oggetti a tema floreale, rispettando le antiche tradizioni artigiane: “Ho rilevato – racconta Maria Pia – 1600 tra fustelle e stampi d’epoca. Su tutto il territorio ce ne sono 40mila, diventati oggetti di arredo. Io invece li volevo far vivere”. La spinta creativa è nel sangue, la cultura nei cromosomi: “Sono nata in una famiglia di artisti. Mio nonno era un famoso paesaggista, Franco Girosi, e mi ha educato alla cultura. A casa mia non vedevamo la televisione, leggevamo Dante e tutte le domeniche visitavamo i musei. Poi ho cominciato a sentire l’esigenza di fare arte, così sono diventata restauratrice a Capodimonte, lavorando su opere importantissime”. Ma la vita a volte porta altrove e lontano dai sentieri tracciati, Maria Pia scopre un altro modo di creare, radicato alla terra e alla filogenesi di Napoli, l’artigianato di San Gregorio Armeno: “C’era questa ricerca quotidiana del bello che mi affascinava molto. Allora gli uomini si occupavano di realizzare i pastori, le donne i fiori di carta. In seguito queste botteghe sono state surclassate dalle prime, ritenute più redditizie. Ma a me i fiori piacevano, hanno importanza per me, perché sento che non voglio far morire una cosa che deve vivere. Così, seguita dall’artigiano Umberto Ferrigno, ho appreso tutte le tecniche di lavorazione”. Ma San Gregorio comincia ad andare stretta, il mercato esige prodotti sempre più standardizzati, c’è poco spazio per l’indagine artistica. Si dice che chi ama i fiori, ne abbia la stessa anima delicata, ma anche lo stesso coraggio. Così Maria Pia sceglie il salto nel vuoto, nell’ignoto, e si trasferisce nell’attuale sede di Amaltea. Sceglie l’artigianato puro, senza compromessi.

prodotti d'artigianato

Germogliano così dalla sua creatività boccioli e fiori di tessuto di San Leucio (il noto setificio voluto da Ferdinando IV di Borbone), di velluto, di pelle, di rame e alluminio. Il metallo si profuma con pistilli in lavanda e cannella. Le piante traboccano in composizioni per vasi, centrotavola, spille, portafoto, bomboniere. Riproduce quadri tridimensionali con gli oggetti, unendo sempre tradizione e idee di rinnovamento, “perché è necessario modernizzarsi per dare sempre nuova linfa al passato”. Maria Pia attinge alla sua esperienza di restauratrice per la scelta dei materiali, la composizione e l’uso di colori e erbe; dal padre, ricercatore all’Università Federico II di Napoli, prende l’arte tecnologica; dalla famiglia la base di formazione necessaria per produrre oggetti di pregio, mai banali.

fiori

Anche Riccardo Dalisi, noto architetto e artista partenopeo, si accorge di lei, e disegna cinque fiori, che Maria Pia poi traduce in materia con il suo rame e l’alluminio, modellandoli sempre negli stampi antichi: “La nostra sinergia è nata da un comune interesse, l’unione dell’antico con il moderno. E dalla volontà di realizzare design e artigianato che escano fuori dal gusto mediatico e ne acquisiscano uno autonomo. D’altro canto è semplicemente un fatto educativo, anche i bambini hanno esigenza di vedere altro”. A questo proposito il laboratorio di Amaltea è impegnato nel progetto “Rifioriamo il Vomero”. In numerose scuole del rione collinare si insegna ai bambini a costruire con le tecniche del passato i fiori di carta, che saranno poi venduti. Con il ricavato saranno comprate delle piantine, che riempiranno, in pieno maggio, le fioriere per tutta la strada che porta fin giù alla Floridiana. “Se stiamo attenti noi adulti alla divulgazione, facendo capire cosa c’è dietro le tradizioni antiche, possiamo fare molto – conclude Maria Pia. C’è bisogno di rinnovarsi culturalmente su un bene esistente, ma senza dimenticarlo. Far ritornare la memoria è un gesto di profondo rispetto verso noi stessi e la nostra storia”.

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