Un progetto che lasciò in eredità un nuovo modo di pensare la ricerca
Considerato uno dei massimi darwinisti tedeschi, Anton Dohrn è uno studioso che, sul finire del XIX secolo, sceglie Napoli per provare a realizzare il suo progetto più ambizioso: una stazione zoologica che si fondi su metodologie di finanziamento e ricerca totalmente diverse dalle precedenti. Il Golfo di Napoli, con la sua biodiversità diventa un polo attrattivo per i biologi di tutto il mondo.
Chi era Anton Dohrn?
Felix Anton Dohrn nacque a Stettino (oggi parte della Polonia) il 29 dicembre del 1940 in una famiglia borghese benestante che si era arricchita con il commercio di vino, spezie e zucchero. Studiò zoologia e medicina alle università tedesche di Königsberg, Bonn, Jena e Berlino. Nel 1862, a Jena, la sua carriera cambia quando entra in contatto con le teorie sulla evoluzione per selezione naturale di Charles Darwin. Dohrn divenne un fervente darwinista e uno studioso degli studi evoluzionistici morfologici, basati sull’idea che un organismo durante il suo sviluppo embrionale passasse attraverso i principali stadi del passato evoluzionistico della sua specie. Dopo aver conseguito il dottorato, nel 1868 si trasferisce in Italia, a Messina, dove inizia a sviluppare l’idea di una stazione zoologica rivoluzionaria.
Dohrn e la stazione zoologica di Napoli
Durante la sua permanenza in Italia cominciò ad ideare un progetto per una stazione di ricerca zoologica non collegata ad istituti di ricerca o università, ma indipendente e capace di ospitare differenti ricercatori e progetti. Un piano per creare una rete di stazioni zoologiche sul modello di quelle ferroviarie con la possibilità per ogni biologo marino di arrivare ed avere a disposizione un laboratorio, servizi, prodotti chimici, libri e tutte le informazioni necessarie sulla fauna e la flora locale, sulle condizioni del mare, dei fondali e delle coste. La visita all’acquario di Berlino, inoltre, lo convinse che le entrate di un acquario pubblico sarebbero potute essere sufficienti per pagare un assistente di laboratorio. Dopo aver inizialmente pensato di realizzare il suo progetto a Messina, decide che Napoli può essere la soluzione migliore. Per Dohrn la città era una scelta perfetta: rilevanza internazionale, alta densità di popolazione e un afflusso di turisti annui che avrebbero potuto visitare la stazione.
Con grande abilità diplomatica, Dohrn convinse le autorità comunali a cedergli un pezzo di terreno all’interno della Villa Comunale a patto che le spese per la costruzione fossero tutte a suo carico. Si occupò personalmente dei progetti per la costruzione e l’edificio fu terminato nel settembre del 1873. L’acquario pubblico fu invece aperto nel gennaio del 1874 e oggi rappresenta il più antico acquario del XIX secolo ancora in attività (e il più antico d’Italia). Con una superficie di 527 mq e anche il solo ad essere esclusivamente dedicato alla flora e fauna del Mediterraneo. Il 14 aprile 1975 ebbe luogo l’inaugurazione ufficiale della Stazione Zoologica di Napoli.
Il sistema Bench
Per promuovere l’internazionalità della stazione e per garantire la libertà economica e politica della stessa, Dohrn introdusse misure innovative volte allo sviluppo del suo progetto. Su tutti, l’affitto degli spazi di lavoro: il sistema Bench. Un ente (università, governi, privati) poteva finanziare il soggiorno a Napoli di uno scienziato che vi avrebbe trovato tutto il necessario per portare a compimento il suo lavoro di ricerca, in modo totalmente libero da vincoli. Dohrn iniziò anche, insieme al napoletano Salvatore Lo Bianco, a preparare campioni per la conservazione di animali marini. Vendendo questi campioni a musei, università e privati riuscivano a far fronte ai costi di gestione. Perfezionarono a tal punto i loro metodi di conservazione che la Stazione Zoologica divenne celebre per la perfezione tecnica e la bellezza della sua collezione di animali marini conservati.
La stazione zoologica oggi
Oggi, alla Stazione Dohrn, si svolgono ricerche nel campo della biologia e dell’oceanografia. L’acquario conta circa trenta vasche con più di duecento specie marine tra animali e vegetali. A partire dalla prima metà degli anni ’80, la stazione si impegnò nel recupero e cura delle tartarughe marine in difficoltà nel mar Mediterraneo. Per far fronte all’aumento dei casi di tartarughe a rischio, nel 2004 nacque a Bagnoli il Turtle point, ospedale e centro di recupero per tartarughe. Nel 2017 si inaugura, a Portici, anche il nuovo centro ricerche sulle tartarughe, il più grande del Mediterraneo.
Il successo della Stazione e il nuovo modo di condurre e finanziare le ricerche sono state le grandi eredità di Anton Dohrn. Il suo modello è stato duplicato in tutto il mondo, dalla John Hopkins University negli Stati Uniti al Dove Marine Laboratory nel Regno Unito. Un nuovo modo di fare ricerca che ha avuto punto d’inizio Napoli.