L’Atlante Farnese, al MANN il titano che regge il mondo

Atlante farnese
Atlante farnese

L’Atlante Farnese è tra le massime opere in esposizione al Museo Archeologico Nazionale di Napoli. Oltre che per la sua potenza espressiva, l’opera è stupefacente per la presenza di una delle più antiche e complete raffigurazioni della volta celeste.

L’Atlante Farnese è una scultura marmorea di epoca ellenistica, risalente al II secolo. La scultura impreziosisce il Salone della Meridiana all’interno del Museo Archeologico Nazionale di Napoli. L’opera raffigura lo sforzo sovrumano di Atlante, affaticato nel reggere il globo celeste sulle sue spalle. Rinvenuta presso le terme di Caracalla a Roma intorno al 1546, è una riproduzione di epoca romana di un originale greco. Alessandro Farnese acquistò l’opera nel 1562.

La volta celeste

L’autore dell’opera ha raffigurato la sfera celeste vedendola idealmente dall’esterno, quindi con le costellazioni rovesciate rispetto alle  comuni  dalla prospettiva geocentrica. Nella volta celeste si riconoscono l’equatore, i tropici e i cerchi boreale e australe. Sulla sfera sono rappresentati quarantatré costellazioni. Diciassette costellazioni nell’emisfero boreale e quattordici in quello australe. A queste si aggiungono le raffigurazioni simboliche dei dodici segni zodiacali. Nel punto equinoziale è raffigurata la costellazione dell’Ariete. per gli astronomi l’Atlante Farnese raffigura la situazione astronomica del IV secolo a.C.

Nel 2005 l’astrofisico della Louisiana State University Bradley Elliott Schaefer ha rilevato le configurazioni delle costellazioni presenti sul globo dell’Atlante Farnese confrontandole con la posizione occupata dalle costellazioni nel cielo osservate da Ipparco di Nicea, intorno al 129 a.C. Il risultato ha dimostrato un’ottima coincidenza tra le previsioni astronomiche moderne e le posizioni raffigurate nell’Atlante Farnese. L’esito teorico del lavoro di Schaefer è stata l’individuazione del catalogo di Ipparco come fonte a cui attinse lo scultore dell’epoca.

Chi è Atlante?

Atlante, in quanto figlio di Giapeto e Clitene, appartiene alla stirpe dei Titani, gli dei primordiali che dominavano il mondo prima dell’intervento regolatore e ordinatore degli dei olimpici. Il padre di Atlante, Giapeto è figlio di Urano e Gea, ovvero le personificazioni del Cielo e della Terra che unendosi diedero alla suddetta stirpe. Atlante è colui che istruì gli uomini all’arte dell’astronomia, e che insegnò loro le leggi del cielo affinché navigassero in modo sicuro. Ma i meriti che la tradizione mitica e immaginifica gli attribuisce non sono certo finiti. Atlante è anche colui che rovesciò i cieli intorno al proprio asse, permettendo la rivoluzione dei pianeti.

Perché Atlante regge il mondo

Questa attività stremante ma necessaria alla quale è destinato Atlante rientra nel novero di punizioni eterne che Zeus amava infliggere ai suoi avversari. Per capire il retroscena dell’ostilità del re dell’Olimpo bisogna ripercorrere alcune movimentate vicissitudini mitiche. La punizione di Atlante rientra nel contesto della Titanomachia, la guerra tra Crono e i suoi stessi figli, capeggiati da Zeus. I titani, tra cui Atlante, si schierano dalla parte di Crono e al suo fianco conducono una guerra lunga duecentocinquantamila anni, dieci “grandi anni”. La guerra ha termine solo quando Zeus si allea con i Ciclopi e i Giganti centimani. La vittoria del re dell’Olimpo significa il destino di sofferenza per ogni titano ribelle. Atlante viene condannato a reggere sulle spalle la volta del cielo, mentre gli altri sono incatenati e ricacciati nel Tartaro.

“Per duro fato Atlante sostiene l’amplissimo cielo, di fronte alle Esperidi, voci soavi, ai confini della terra: facendo forza con la testa lo regge, con infaticabili braccia; tale destino per lui stabilì l’accorto Zeus.” 

Esiodo, Teogonia

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