Bagnoli: una mostra su quello che avrebbe potuto essere

Bagnoli
Bagnoli

Dal sito progettiperbagnoli.it veniamo a conoscenza di una mostra unica nel suo genere. “Tra paesaggio, industria e utopia” si ripromette di indagare, con le sue cinque sezioni, l’area denominata piana di Bagnoli e i progetti che l’hanno interessata per 40 anni. Alcuni di questi, anche se approvati, non hanno ancora visto la luce. La mostra permette quindi di visionare una Bagnoli che non esiste, ma che avrebbe già potuto essere e che, forse, un giorno sarà.

L’industrializzazione di Bagnoli

Andando a ritroso nella storia della piana di Bagnoli arriviamo al 1904, anno della legge Nitti che vide l’area interessata da una pianificazione urbana di tipo industriale. Da qui l’insediamento e la nascita di aziende come Cementir e Italsider. Secondo gli organizzatori della mostra, tale visione avrebbe inficiato per quasi cent’anni una delle aree italiane più pregevoli per la sua mancata vocazione turistica. Dagli anni 90 ad oggi, questa visione ci ha lasciato un territorio da bonificare da un patrimonio industriale dismesso.

I progetti per Bagnoli

Dagli anni 90 ad oggi sono innumerevoli i dibattiti, le pubblicazioni e le manifestazioni che volevano l’area della piana di Bagnoli riqualificata. Tanto da portare alla creazione di innumerevoli progetti attui allo scopo, in risposta ai numerosi bandi pubblicati negli anni. Alcuni di questi, anche se compiuti (si veda la Porta del Parco o il Parco dello Sport), non sono mai stati sfruttati, divenendo un esempio di architettura moderna dismessa.

La Consulta delle Costruzioni di Napoli

Racchiude, da sola, l’intera filiera delle costruzioni della città di Napoli ed è l’organo che ha promosso la mostra. Lo ha fatto con lo scopo di accendere i riflettori non solo su una delle aree italiane più importanti dal puto di vista paesaggistico, ma anche e soprattutto su tutti i progetti proposti. Con il contributo di tante figure professionali come architetti, ingegneri, geometri e tecnici di ogni ordine e grado, questi progetti sono la concretizzazione di risorse economiche e umane, di fondi pubblici e privati. Ed è incredibile rendersi conto di quanto poco sia stato sfruttato tutto quest’incredibile lavoro.

La mostra, quindi, non si costituisce solo per attrarre colleghi e appassionati nell’ambito edilizio e paesaggistico. Vuole infatti rappresentare una presa di coscienza sulle innumerevoli potenzialità della piana di Bagnoli, cristallizzata in quasi mezzo secolo di attese.

La mostra

Al momento è visionabile esclusivamente online, ma è probabile che in tempi più sereni sarà allestita anche per essere goduta in presenza. A cura del prof. Alessandro Castagnaro e patrocinata dalla Regione Campania e dal Dipartimento di Architettura dell’università degli studi di Napoli Federico II, la mostra si compone di cinque sezioni:

  • Bagnoli nella cartografia Storica: comprende una selezione di queste che va dal XVI al XX secolo. La sezione permette di constatare in prima personale le trasformazioni che la piana ha subito nei secoli. A cura di Federica Fiorillo e Roberta Ruggiero;
  • Bagnoli nelle vedute tra XVIII e XIX secolo: comprende dipinti e vedute datati tra il XVIII e XIX secolo, con alcuni scorci del basso medioevo e del Seicento, la sezione vuole essere una prova di come l’area abbia da sempre interessato i viaggiatori di ogni tempo e luogo. È stata curata da Alberto Terminio;
  • Le utopie di Lamont Young: comprende alcuni progetti dell’architetto-ingegnere Young, databili alla fine dell’Ottocento, che mostrano la visione avveniristica dell’autore per un’area della Napoli occidentale, Bagnoli inclusa. Sezione a cura di Alberto Terminio;
  • Un secolo di industria a Bagnoli: come da titolo, questa sezione si occupa di ripercorrere il secolo della Bagnoli industrializzata, interessandosi anche sui resti che questa ha lasciato sul luogo. A cura di Augusto Vitale;
  • Progetti per Bagnoli: è il focus della mostra ed espone al pubblico tutti i progetti realizzati negli anni. Frutto di importanti architetti di fama nazionale e internazionale, è da qui che la Bagnoli che non c’è ma che potrebbe essere ed anzi, avrebbe potuto già essere arriva realmente alla coscienza dei visitatori. A cura di Carmela Fedele e Barbara Rubertelli.
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