Quando si dice che la storia è fatta di battaglie, nomi e date, talvolta si esagera. È fatta anzitutto di uomini e delle loro piccole esigenze private, che condizionano gli eventi. Roma, si sa, ebbe nell’esercito il fulcro del suo potere per secoli, e per mantenere uomini alle armi non occorre semplicemente addestrarli, ma anche garantire loro i diritti di professionisti.
Il “welfare” dell’antichità trova a Baia il suo più prezioso e recente documento. Si tratta di un permesso di matrimonio concesso a Lucio Carmelo Severo, veterano con vent’anni di servizio, congedato con il permesso di sposare una donna non romana e conviverci nella sua abitazione tra le attuali Pozzuoli e Quarto. Il diploma, una tavoletta quasi interamente di bronzo, è stata rinvenuta a Baia ed è ora custodita nel Museo dei Campi Flegrei.
Il documento è del 224 d. C., in piena dinastia dei Severi. Il documento, tradotto, è ora necessitante di nuovi e ulteriori studi che potranno rivelarne tutti gli aspetti. Ciò che però indica fin da ora il documento è la straordinarietà dell’efficace macchina burocratica imperiale, capace di muovere uomini, informazioni e provvedimenti su una superficie più estesa dell’attuale Unione Europea, con neanche una modesta parte dei moderni mezzi di comunicazione.
Il documento è infatti garanzia dell’applicazione delle leggi secolari e degli editti imperiali. Nell’ambito militare, tali diplomi erano solitamente redatti in un originale in bronzo, con altra copia autenticata, e utilizzati correntemente per licenziare i veterani ventennali con la concessione della cittadinanza (ma, ai tempi di Lucio Carmelo, l’editto di Caracalla del 212 aveva già esteso quasi universalmente la cittadinanza) e l’elargizione di un terreno per l’installazione di una casa e per l’attività agricola.
Nel frattempo, è possibile ammirare il diploma presso il Museo, nel Castello di Baia, assieme ad un’imponente (e troppo ancora sconosciuta) collezione archeologica, dal martedì alla domenica, dalle 9 alle 13, e per soli 3 euro.