Se si è celebrata giorni fa la conclusione del ‘Maggio dei Monumenti’, luogo, persone e argomento non potevano che considerarsi un grande incontro culturale.
Infatti alla Sala Rari della Biblioteca nazionale di Napoli, a fine Mostra, “Tra storia e leggenda, la Napoli di Benedetto Croce”, percorso espositivo incentrato sugli autografi di alcuni capitoli del suo volume ,“Storie e leggende napoletane”, che ha visto un pubblico davvero superiore ad ogni aspettativa, gli interventi del Direttore della Biblioteca, Mauro Giancaspro, dello storico Giuseppe Galasso e dell’attore Mariano Rigillo, in una sala pienissima e di età varia, hanno condotto ognuno di noi lungo la Storia. Tout court e della nostra città. Tra il profumo straordinario dei libri, il rigore delle Sale studio, la bellezza della Biblioteca, Giancaspro, alla vigilia della pensione ma attivo più che mai, ha ricordato quanto abbia pagato la scelta di un Croce-Virgilio di ogni visitatore, italiano e straniero, un Croce, forse “più affabile, più leggero”.
E, anche, la sinergia tra i vari Istituti culturali della città che, da sempre, si aprono al mondo. Dall’Istituto di Studi filosofici all’Assessorato alla Cultura del Comune; dall’Accademia pontaniana alla Società nazionale di Storia Patria, sino naturalmente, alla Biblioteca nazionale, con Sezioni uniche in Italia.
I beni culturali: ma Croce non era uno storico-filosofo e uomo politico? Il filo conduttore di questo maggio 2014 ci ha fatto scoprire, riscoprire o approfondire quanto in una personalità poliedrica, come la sua o di altri, un tempo come oggi, non ci possa mai essere iato tra ogni cammino intrapreso persino quando, davvero antesignano, Croce sosteneva, circa un secolo fa che ‘il paesaggio è bene culturale’, come ebbe a scrivere nella legge a sua firma, 1920, allora Ministro della Pubblica Istruzione nel Governo Nitti.
Straordinario, Mariano Rigillo, non lettore, non interprete, ma soltanto Croce.
Il Ministero dei Beni culturali fu istituito nel 1970 ad opera di Giovanni Spadolini , mentre nel 1985 fu promulgata la Legge Galasso, “impropriamente nominata così – ha detto lo storico – perché io ero Sottosegretario di Stato ed era la prima volta che una legge non portasse il nome di un Ministro”.
I manoscritti di ogni secolo custoditi nella Nazionale, sono dovuti a Carlo di Borbone, “il migliore della dinastia”, ha detto Galasso che, “pur essendo di sua proprietà personale, li lasciò qui quando andò in Spagna come re, come molto del patrimonio di Capodimonte e del Museo nazionale, tra i luoghi di arte e cultura che hanno reso celebre Napoli nel mondo”.
E, poi, una ‘passeggiata’ tra i numi tutelari della nostra città: Di Giacomo che, ad esempio, dice a Croce di volersi interessare di beni culturali – 1881 -; o il ricordo di ‘Napoli nobilissima’, la straordinaria rivista – pronubo Croce – che s’interessò anche di toponomastica, della difesa di Chiese ancor oggi ‘in subbuglio’, come la Croce di Lucca, dell’Acquario; le interrogazioni parlamentari di Croce ministro (argomento costante, appunto, paesaggio, ricerca, bene culturale), spesso condite di sapida ironia, il “voto per non abbattere un certo campanile”, la sua volontà di destinare l’ala di Palazzo reale all’attuale Biblioteca nazionale, l’accorpamento con le altre.
“Ciò dimostra – dice Galasso – che Croce non era l’astratto filosofo cui alcuni pensano ma molto calato nella praticità delle cose. Se esse danno il senso della vita. E se si deplora che il Palazzo reale, aggiungeva Croce in un’interrogazione, non sia rimasto al re ma sia passato allo Stato, occorre utilizzarla, salvandola da ‘altre distrazioni’ d’uso, fossero pure le Regie Poste… E se la Biblioteca nasce nel 1923, Croce se ne era occupato più volte, dall’inizio del secolo, per giungere al concetto di tutela di tutti i beni culturali, 1921”.
Sino all’accorato dolore ed interesse – Seconda guerra mondiale -, pur ormai lontano dalla politica attiva, per i bombardamenti o le distruzioni subite dall’Abbazia di Montecassino, dalla Chiesa di Santa Chiara, di parte dell’Archivio storico trasferito in fretta a S.Paolo Belsito, della ‘Torre’ della Società napoletana di Storia patria”.
In Croce, abruzzese di Pescasseroli, opera sempre, dunque, la sua napoletanità e l’interesse per la vita napoletana . Nessuno potrà dimenticare le straordinarie pagine di “Storie e leggende napoletane” dedicate al trivio di via Trinità Maggiore (oggi via Croce), via S.Chiara, viaS.Sebastiano, “quando levatomi dal tavolino (…) vedevo le fabbriche che sono tra queste vie (Croce abitava nel quasi dirimpettaio Palazzo Filomarino, allora in via Trinità Maggiore, oggi destinato in parte all’Istituto di Studi Storici, ndr.), ov’è dolce sentirsi racchiuso nel loro grembo. Si sta meglio o peggio nelle larghe strade delle case moderne?”.
Riflessione di cento anni fa o di oggi?
Grande Croce, grande esempio da consultare, seguire, oggi e sempre, “documentatissimo su ogni particolare – sottolinea Galasso – perché aveva il buon costume di leggere e di studiare prima di scrivere”.