Sono dodici. Come i mesi dell’anno. E sono donne. In comune hanno l’amore per la Natura, per gli animali, per le piante, per fiori, frutti e prodotti dei campi. Alcune di loro sono contadine, altre stanno imparando, in un certo senso, ad esserlo, dedicando del tempo alla Terra, perché, come amano raccontare, “è lei che ci attira e ci assorbe, che ci conforta e che magneticamente ci attrae. Ci mettiamo mani, anima, sogni, duro lavoro”. Da questa “attrazione fatale”, dalla passione e dal lavoro instancabile di queste dodici donne, è nata l’idea di un calendario, intitolato “Donne di terra – Dodici mesi di resistenza contadina in Campania”.
Tutte campane, infatti, sono queste donne, e nella fertile terra campana svolgono le loro attività legate alla Terra. “Siamo le api e la vigna,” spiegano “alberi da frutta, animali da accudire, grano da mietere, piantine da seminare o raccogliere, siamo il formaggio, siamo le olive. Noi siamo la cicoria, siamo milleunanotte, da bambine giravamo nei campi a piedi scalzi, siamo erbe spontanee”. Per ogni mese c’è la foto di una di loro, ritratta con i suoi animali o con le sue piante, nel suo piccolo regno contadino. E ci sono le sue parole, il racconto di un’esperienza vissuta a diretto contatto con la Natura, di una scelta di vita che cambia le scale di valori e i ritmi dell’esistenza.
Il calendario “Donne di terra 2017” sta riscuotendo un eccezionale successo, forse perché in un mondo frenetico e super tecnologico come il nostro si avverte sempre di più il bisogno di un ritorno alle radici, a una semplicità che sembra non appartenerci più, a una gestione del tempo che sia in grado di rispettare l’essere umano e i suoi ritmi naturali. Ogni mese dunque una di queste dodici donne racconta di sé, del suo territorio, del suo percorso, e attraverso le sue parole tramanda le tradizioni di uno dei mestieri più antichi del mondo, quello del contadino, legato ai ritmi della Natura e delle stagioni.
Il progetto del calendario è nato quasi per gioco, in un giorno in cui le dodici donne si sono trovate tutte insieme intorno a un tavolo, e ridendo e chiacchierando hanno pensato di raccontarsi e raccontare la Terra, in una maniera diversa da quella consueta, allontanandosi dai soliti stereotipi, esprimendo il loro modo di “resistere”, di non arrendersi alla modernità, salvaguardando – pur se nella commistione inevitabile e ben congegnata con il mondo attuale – l’antico. Il calendario è completamente autoprodotto, nato da un’idea di Marialuisa Squitieri, ed è stato realizzato grazie alla collaborazione tra le dodici contadine e i due fotografi, Alessandra Basile e Angelo Casteltrione, mentre la veste grafica è di Sofia de Capoa. Ogni mese vengono indicate le fasi lunari, e i giorni in cui è preferibile dedicarsi alle piante da foglia, o da fiore, o da frutto, perché solo conoscendo i ritmi lenti e sereni della Natura è possibile rendere davvero produttiva la Terra.
Dodici sono dunque le storie raccontate in questo calendario. Storie di donne, di forza, di coraggio e forse anche incoscienza. Sofia, napoletana, grafica, racconta: “Non ho voluto accontentarmi di un lavoro tradizionale, di quelli che si svolgono in stanze chiuse, con orari prestabiliti. Guardando davanti a me, ho ritrovato quella campagna bellissima che mi aveva visto bambina, e ho deciso di prendermene cura”. Oggi coltiva limoni, di quelli grandi, di un giallo luminoso, e dichiara: “L’inverno mi sommerge e sorprende con le sue tonnellate di gialli, luminosi, magnifici frutti”. Antonella ventidue anni fa ha deciso di fare un salto nel vuoto, e ha dato vita a un agriturismo su una terrazza sospesa tra terra e mare, a Santa Maria del Castello, minuscola frazione di Vico Equense; “oggi” racconta “ sono mamma e donna consapevole di voler tramandare alle mie figlie i valori ed il rispetto per la terra a cui apparteniamo, per le tradizioni, per gli usi e i costumi della gente tra cui viviamo, che rende unico questo posto”.
Un grande amore per la Terra traspare dalle parole di Titta, che si definisce “contadina per caso”, da quando quindici anni fa si è trasferita con la famiglia a Sant’Agata dei Goti, cominciando a coltivare un piccolo orto, che è poi cresciuto nel tempo: “oggi” dichiara “coltiviamo un orto che dà da mangiare a circa cinquanta famiglie, curiamo delle vigne e un uliveto, alleviamo piccoli animali da cortile, dei maialini e due pecore, e negli ultimi anni abbiamo intrapreso anche la coltivazione del grano, con una attenzione particolare ai grani tipici del beneventano, che usiamo per il nostro pane”. E questi sono solo alcuni esempi di piccole storie di quotidianità contadina, che divengono però rappresentazioni di eccezionale forza, la forza di queste dodici donne e del loro progetto.