Nel cuore della Sardegna, a Borore e nella pianura del Campidano, accanto a vasi e urne, sono stati rinvenuti vinaccioli carbonizzati risalenti alla civiltà nuragica. Questi resti d’uva, di 3200 anni fa, erano serviti per produrre vino, il più antico del Mediterraneo. La scoperta è straordinaria, perché ridisegna la storia del vino, soprattutto se, come sembra, quell’uva era autoctona della Sardegna.
Una ricerca parallela sul genoma dei reperti ha evidenziato, infatti, che il Cannonau non è stato importato dalla Spagna ma è autoctono, diverso dalla varietà iberica, l’Alicante. Si può ritenere che in Sardegna si produceva vino nella stessa epoca delle civiltà mesopotamiche. Diversi sono i sinonimi di questo rosso vigoroso: Alicante, Tocai rosso, Granaccia, Grenache, Gamay.
Il Cannonau è il vitigno più diffuso in Sardegna e le aree di maggiore concentrazione sono quelle centrali. In base alla provenienza delle uve esistono le diverse sottodenominazioni: Cannonau di Sardegna Capo Ferrato dalla provincia di Cagliari, Jerzu dalla provincia dell’Ogliastra, Nepente di Oliena dalla provincia di Nuoro. Il vitigno trova un habitat favorevole sia nei terreni caldi e sabbiosi dei litorali che in quelli aspri e rocciosi dell’interno montagnoso.
La zona di sud-est è esposta ai benefici venti di Grecale. Il clima mediterraneo è qui tendenzialmente povero di precipitazioni e solo in alta collina le calure estive vengono mitigate da gradevoli brezze temperate. Il Cannonau è stato oggetto di studio di un’indagine scientifica sulla longevità dei sardi. Secondo gli esperti, due bicchieri al giorno di questo rosso vigoroso hanno effetto benefico sulle cellule umane, perché il resveratrolo e l’acido cumarico regolano l’equilibrio della produzione dei radicali liberi.
Il Cannonau ha un colore rosso rubino, con riflessi arancione e granato con l’invecchiamento. Il profumo è fresco, speziato, con sentori di frutti di sottobosco e di prugna: si percepiscono a volte sfumature floreali come di rosa passita. Il sapore è caldo e ricco, con retrogusto piacevolmente amarognolo e leggermente tannico. La gradazione consentita è di 12,5, che sale a 13 per la tipologia riserva; da 16 a 18 gradi per i liquorosi.
È un vino da bere ad una temperatura non inferiore a 16°C e si abbina ai piatti tipici della cucina sarda: brasati, selvaggina e formaggi stagionati come il classico pecorino locale. La versione liquorosa accompagna piacevolmente la pasticceria secca e il dessert, come le tipiche sebadas.