È tanto vero che la musica che accompagna il cinema acquista una consistenza maggiore; quando ad essa si accompagnano le immagini, queste ultime conferiscono sostanza più precisa e puntuale al nostro tempo, quell’orologio che ci accompagna silenzioso come la nostra ombra; ed è altrettanto vero che spesso non sappiamo che un brano musicale è divenuto celebre grazie ad una storia raccontata.
Giovedì sera, 14 settembre, la sala Toro Farnese del Museo Archeologico Nazionale era gremita di gente, la serata rientrava nella rassegna “Le arti in giardino”, una iniziativa che il MANN ha portato avanti durante tutta l’estate, ad un prezzo simbolico di due euro per offrire, ai napoletani e non, performance di musicisti raffinati che hanno eseguito brani di grande qualità. Ornella Falco responsabile dell’ufficio stampa del Museo ha, come sempre, introdotto la serata.
“Cantando il cinema”, questo il titolo dell’evento. I Vocalia, coro diretto dal maestro Luigi Grima, con al clarinetto Luca Iovine e il pianista Stefano Innamorati (che come ha affermato scherzosamente la Falco “per l’occasione si è dovuto accontentare della tastiera!”) hanno eseguito le più celebri colonne sonore del Novecento, originali o elaborate polifonicamente. Musiche di Mancini, Kern, Piazzolla, Morricone, Bernstein, Gershwin che il pubblico ha seguito con attenzione tanto quanto la concentrazione del coro che cantava ondeggiando lentamente volto e corpo, dando voce e storia a ricordi vicini e lontani.
Musiche che hanno accompagnato film quali “Un americano a Parigi”, “Mission”, “Oblivion”, solo per citarne alcuni, mentre al suono di “Singing in the rain”, eseguito più di una volta e con diverse velocità, la partecipazione del pubblico è stata totale con le dita che si accavallavano per seguire il ritmo e sedie che cominciavano a stare strette e producevano come una leggera spinta che costringeva a muoversi su di esse senza riuscire a star fermi!
Ed è proprio di questi giorni la notizia del conferimento a Paolo Giulierini, direttore del MANN, del premio Premio Sele d’Oro “per il contributo professionale e il forte impulso ad una gestione innovativa del sistema museale campano, che ha permesso di raggiungere importanti risultati sia per la promozione e valorizzazione del patrimonio culturale all’estero, sia in termini di crescita culturale collettiva”.