Cinegustologia: la nuova proposta di studio di Marco Lombardi

Marco Lombardi
Marco Lombardi

Se il cinema fosse un sapore, che gusto avrebbe? Un’intrigante e originale risposta arriva dalla proposta di Marco Lombardi di una “Cinegustologia”, una strategia associativa che suggerisce una tavola di analogie tra le categorie della settima arte, il cibo e i vini. Lombardi – critico cinematografico ed enogastronomico su “Il Messaggero” e “Il Gambero Rosso”, nonché produttore, scrittore e docente universitario presso il Suor Orsola Benincasa – non la definisce una scienza o una disciplina ma un tipo di approccio, la cui idea di base è favorire il rapporto con i nostri sensi. “È una tendenza piuttosto istintiva quella di immaginare che una determinata entità possa esserne un’altra di natura completamente diversa; se usiamo la razionalità non c’è un collegamento, ma se ci lasciamo andare al flusso emozionale sì; da bambini lo si fa in maniera quasi automatica, ma poi crescendo – condizionati dai codici linguistici – reprimiamo quell’istintualità di condividere ciò che proviamo” spiega Lombardi raccontando il “perché” della sua Cinegustologia, “c’è un bisogno diffuso di provare ad allargare il sentire; quante volte all’uscita dalla sala il pubblico valuta un film usando una terminologia legata ai sensi del gusto e del tatto nonostante l’esperienza dovrebbe essere legata alla vista e all’udito?”.

gastronomia e cinema

Riflettendo sulla dinamica espressa da Lombardi sembra evidente quindi la presenza di una base oggettiva nella Cinegustologia, una specie di “codice non detto tra le persone” che li spinge ad associare il grande schermo – una sorta di “alter ego della vita” – e la tavola – luogo di affetti familiari e di incontri –. I collegamenti extrasensoriali propri della Cinegustologia corrispondono a percorsi interiori, e quindi totalmente soggettivi, e difatti differenti, se non per alcuni elementi in comune dati da un linguaggio condiviso. “La nostra mente è una specie di sistema operativo, è come se elaborasse gli imput in maniera dissimile e quindi gli output risultano profondamente diversi da una persona ad un’altra” chiarisce Lombardi “con la Cinegustologia si può far venire a galla questa dimensione completamente personale”.

Marco Lombardi

L’approccio a questo affascinante “gioco del se fosse” non avviene solo in ambito accademico – “il luogo forse più eretico” – ma soprattutto al di fuori, con cene evento e degustazioni. Gli incontri a tema “Cinegustologia” sono accessibili a tutti – non serve essere cinefili o gourmet – e prevedono solitamente una presentazione delle portate e la visione di una serie di sequenze tratte dai film selezionati sulla base delle sensazioni evocate dalle scelte gastronomiche dello chef, estrapolando chiaramente dal menù un’anima comune. Il momento più importante è però l’assaggio dei piatti, e il successivo confronto con i commensali che raccontano la propria – probabilmente differente – esperienza sensoriale. Per approfondire questa fusione tra la settima arte e l’enogastronomia il Professor Lombardi ha definito e analizzato la Cinegustologia in due pubblicazioni: l’omonimo “Cinegustologia” (Il Leone Verde Edizioni, 2009) e “Gustose Visioni” (Iacobelli Editore, 2015), una sorta di dizionario del cinema enogastronomico. In ambito accademico la Cinegustologia si colloca all’interno del corso di studi in Scienze della Comunicazione, non solo al Suor Orsola Benincasa di Napoli, ma anche all’Università La Sapienza di Roma, presentata agli studenti in una serie di lezioni chiamate “Radiogustologia” finalizzate alla creazione di un format radiofonico; e alla IULM di Milano, all’interno del corso di Storia del Cinema del Professor Gianni Canova.

foto di Gustose Visioni

La Cinegustologia è quindi un’interessante risposta alla ricerca di nuovi modelli e approcci al piacere, un’originale reazione all’intenzione di “trovare una forma diversa per parlare di cinema e gastronomia rispetto a quella canonica” liberando l’espressività e rivolgendo l’attenzione ai nostri cinque sensi.

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