“Ci piaceva l’idea di mettere letteralmente in cortocircuito queste nostre tre diverse penne. Abbiamo provato a fondere queste nostre tre scritture”. A parlare è Luigi Imperato, che con Guido Grimaldi e Marco Lista compone Corpo 10, un collettivo il cui particolare obiettivo consiste nello sperimentare le più disparate forme di scrittura condivisa tra gli autori e gli stessi lettori, ai quali attraverso un sistema di micro comunità è dato “il diritto di intervento, replica o manipolazione”. Chiaro per tutti? Facciamo un passo indietro. “Il vocabolo Corpo, che appunto dà il nome al Collettivo, è legato all’idea della materia per quella particolare tipologia di letteratura per pagina scritta ma che contenga le qualità del dire, magari intorno ad un fuoco.
Il numero 10 ci ricorda l’anno di fondazione del gruppo e allo stesso modo, essendo composto da due cifre, ci ricorda per un verso l’individualità del singolo che si unisce al Collettivo – il numero 1 – per l’altro l’eterna condivisione – il numero 0 -”. L’idea di una scrittura mutualistica è innovativa per diverse ragioni. In primo luogo, i differenti intelletti interagiscono per un risultato concordemente soddisfacente e a seguire, attraverso un intelligente rapporto simbiotico, ci sono dei vantaggi per tutti gli aderenti che apportano delle migliorie al lavoro complessivo. In questa arte della disputa, per la quale volgarmente diremmo che l’unione fa la forza, le probabili premesse letterarie dei singoli sono rigettate alla volontà dei più e, perdendo l’arbitrio incondizionato sulle proprie righe, lo scrittore dialetticamente si rimette alla volontà del comune spirito democratico. Intanto davanti al caffè del noto bar del centro storico napoletano giunge anche Marco, che di primo acchito fornisce una propria definizione di scrittura condivisa.
“Sarebbe impensabile, per ragioni di tempo e problematiche lavorative, potersi ritrovare sempre, tutti insieme, a discutere e a scrivere intorno allo stesso tavolo. Diciamo che la prima fase si articola attraverso lo scambio di e-mail, successivamente ad un primo incontro dal quale iniziano a spuntare le prime proposte. A momenti molto intensi, nei quali c’è uno scambio di oltre venti e-mail giornaliere, si alternano periodi di limatura e correzione. Ci incontriamo prevalentemente utilizzando Skype. Lì, attraverso il computer, ci incontriamo, rileggiamo e alle volte restiamo, sempre lì davanti, anche per ore. Sorgono discussioni in merito all’utilizzo di quella subordinata, o all’introduzione di quel punto o di quella virgola”. Queste per i tre ragazzi sono dinamiche che rientrano nella normale amministrazione o trascrizione di un testo condiviso.
C’è Luigi, laureato in Lettere, regista, drammaturgo, docente di teatro. C’è Marco, anch’egli laureato in Lettere, dall’oscuro passato giornalistico presso un’emittente televisiva locale. E c’è Guido, abruzzese, appassionato di letteratura e di calcio, insegnate nonostante i tempi. Su di lui gli altri due: “Dei tre, Guido è sicuramente il più propositivo. Non ha bisogno dello start, bensì di uno stop. Vive la scrittura praticamente come una pratica quotidiana”. Dunque, come risponderà la comunità di lettori agli input dei tre? Conclude Guido: “La critica o il suggerimento diventano alle volte destabilizzanti. Ho una mia personale opinione in merito alla faccenda, anche ripercorrendo le precedenti esperienze in teatro e con la penna. Le parole che realmente colpiscono lo scrittore, tanto da fargli versare nuovo inchiostro, sono quelle parole che hanno già a che fare con precedenti dubbi. Il lettore col proprio mettere in discussione apporta realmente un mutamento critico, ideale e propizio per lo stesso autore”.