In un articolo precedente abbiamo considerato le lampadoforie, competizioni sportive dedicate a Parthenope e di riflesso a Demetra. Dai giochi in onore di Parthenope, per la stessa valenza del significato della competizione tendente a esaltare virtuosismi finalizzati poi a una premialità pubblica, sociale e quindi civica, ci colleghiamo a quelli isolimpici che si tenevano a Neapolis come tributo a Ottaviano Augusto a partire dal II sec. d. C. : Neapolis crocevia del Mediterraneo allora, Napoli sempre più centro d’Europa oggi per le propulsioni verso quel rinnovamento culturale che sta avendo impatti gradualmente incisivi ma sempre più efficaci sulle politiche pubbliche e sociali che afferiscono all’educazione sia in senso stretto che in quello più ampio.
Nei primi anni del 2000, parte di un antichissimo complesso, quello di Isolympia, è stato rinvenuto durante i lavori di scavo per la realizzazione della stazione Duomo della Metropolitana, in piazza Nicola Amore, in queste settimane inaugurata e sempre più pronta all’attività effettiva.
Esigenze logistiche della vita contemporanea, quelle di collegamenti efficienti tra ‘corridoi’ simbolici e fisici nel cuore pulsante della città, hanno portato al recupero di testimonianze tangibili di attività culturali e sportive di quella Neapolis centro tra i più greci dell’impero romano. E dunque ricordando gli imprescindibili riferimenti della prima civiltà classica, Omero e Pindaro hanno ampiamente descritto i giochi atletici: dagli agoni funebri banditi da Achille, al vigore di Aiace e di Ulisse, ai versi di Pindaro nei quali gli atleti erano trasformati in eroi immortali. Perché evidente è per tali dimensioni competitive la rappresentazione del contrasto tra la vita e la morte, della dicotomia tra caos e ordine, della distanza tra il ‘corridoio’ della luce e il tunnel delle tenebre, e quindi fra tutti i dualismi con cui si confrontano gli esseri umani. E i ‘corridoi’ quelli culturali ci rimandano, volendo guardare a competizioni diverse, ai ‘giuochi olimpici dell’Accademia dell’Arcadia’. Celebrati ogni quattro anni, proprio come le antiche Olimpiadi, si distinguevano dagli agoni di Olympia e dai Sebasta’ di Neapolis, anche artististici, per il carattere letterario, anziché sportivo, e per essere aperti, nel tempo, anche alle donne. Apertura del secolo dei lumi che racchiude in sé l’ideale ‘corridoio’ che dalla classicità delle origini guarda all ‘umanesimo per quell’humanitas che è sia educazione sia cultura che modalità di comportamenti umani che si ispirano a giustizia, mitezza e rifiuto di ogni brutalità: la nostra chiave di interpretazione oggi è coniugare proprio quell’humanitas degli antichi con i diritti e l’economia civile per percorsi di resilienza, di coesione sociale e di progresso civile, perché si agisca all’insegna di un umanesimo civile, tecnologico e per tutti i Saperi finalizzati al bene comune.
Il ricorso al termine ‘corridoio’ come collegamento che unisce poli diversi e distanti territorialmente o temporalmente, come passaggio per una transizione che porta a rinnovate espressioni ma serbando in sé la rilevanza del moto da cui proviene, nasce da conversazioni culturali con Raffaele Iovine proiettate alla rinnovata valutazione di quei ‘corridoi della conoscenza’, che si pongono sempre più come chiave di interpretazione processuale di quelle metamorfosi evolutive di relazioni complementari proprie di una comunità che si conferma come educante proprio perché scientifica.
Dal modello di nuovo pentathlon dell’Arcadia dicevamo, ovvero “cinque utili ed ingegnosi Giuochi alla nostra condizione proporzionati, i quali s’appellano l’Oracolo, le Contese, l’Ingegno, le Trasformazioni e le Ghirlande” la proposta per le attuali Olimpiadi dei Saperi che abbracceranno 5 espressioni: da quella umanistica e scientifica e dalle reciproche e relative interazioni, dalla connessione con il mondo del lavoro ai salotti culturali nuovi ‘corridoi’ di incontri, confronti e arricchimento fino ai Festival per l’integrazione piena con la comunità.
Questa riflessione è dedicata al Professor emerito Giovanni Polara, latinista di chiara fama e presidente dell ‘Accademia Pontaniana e sopratutto, ma non solo, Preside dell’allora Facoltà di Lettere e Filosofia: i confronti avvenuti proprio nella sacralità dei luoghi dell’Accademia hanno sancito la nascita delle Olimpiadi dei Saperi Positivi. Solitamente alle 15.00 del pomeriggio il professore ci apriva le porte fisiche, simboliche e metatemporali della prima e prestigiosa Accademia italiana. Nel corso del primo incontro, cui parteciparono il professor emerito Carlo Sbordone e altri docenti coprotagonisti attivi del circuito Olimpiadi, il riferimento del professore Polara chiamava in causa i giochi isolimpici di Neapolis divenuti evento di straordinaria rilevanza, come evento culturale storico cui guardare idealmente per strutturare quel nuovo progetto culturale dopo averci incoraggiato nei tempi precedenti di elaborazione dell’idea a ‘pensare a qualcosa di bello’. Il nostro impegno in tal senso è costante.
In conclusione, guardando alle Olimpiadi di Tokyo che hanno visto tanta napoletanità esultare, vogliamo continuare a ribadire il messaggio del valore formativo delle sane competizioni e dell’impegno di squadra risultato delle risorse di ciascuno che contribuiscono a traguardi collettivi per la comunità!