Covid-19, sintesi di una pandemia

Covid-19
Covid-19

Sintesi di una pandemia da parte di un medico che ha seguito e segue pazienti con Covid-19 e post (Long) Covid

Covid-19 è la parola che non verrà certamente dimenticata da tutti coloro che sono vissuti nella prima metà del XXI secolo e in particolare nell’anno orribile 2020. Questa pandemia è senza alcun dubbio, dopo la micidiale epidemia influenzale, definita Spagnola, del 1918-20, con 50 milioni di morti, uno degli eventi più devastanti della storia recente della Terra.

Braccati notte e giorno da un killer invisibile, aggressivo e anche assassino, consapevoli che in ogni istante poteva penetrare dentro di noi, ficcandosi nel naso o in bocca fino ad arrivare agli alveoli polmonari, uccidendoci come un aggressore invisibile – nell’era della visibilità –, siamo andati avanti per mesi con ansia e talvolta angoscia.

Ciò è avvenuto soprattutto nel contesto medico e, in particolare, tra i medici di prima linea, che hanno avuto grossi rischi di infettarsi e di ammalarsi: oltre 500 medici in tutta Italia sono deceduti. È terribile pensare al rischio di una morte improvvisa, che ti coglie disarmato e ti spersonalizza, trasformandoti in un numero da aggiungere all’elenco dei pronati in rianimazione o degli intubati o deceduti di oggi, e senza che i propri cari possano darti l’ultimo saluto.

Il tempo all’epoca del Covid-19

Il tempo all’epoca del Covid-19 ci appariva come ‘sospeso’, come un tempo irreale in cui eravamo privi delle nostre libertà personali, e che ci mandava in ansia o in angoscia per la paura che all’improvviso potessero insorgere febbre, tosse e altri sintomi della ‘bestiaccia’. Quando le fragili certezze date da una mascherina e dal gel di Amuchina evaporavano e non sapevamo dove si nascondesse il pericolo, prendeva corpo la consapevolezza di essere disarmati, con la conseguenza che l’ansia e le paure crescevano progressivamente ed era difficile modularle.

È stata un’esperienza di impotenza, e spesso ci trovavamo a toccarci la fronte per vedere se la temperatura fosse normale o se comparisse la terribile febbre. Nel percepire che la fronte non fosse calda e il termometro non salisse oltre i 36.5°, si tirava un respiro di sollievo e si andava a letto più tranquilli augurandosi di risvegliarsi sempre in modo ottimale. La consapevolezza di sentirsi continuamente immersi nel pericolo a volte spingeva taluni a prevaricare sugli altri, innescando così un circuito non sereno di ansia o terrore, fatto di aggressioni represse che potevano esplodere in comportamenti aggressivi.

Pandemia, epidemia o endemia?

Nel giro di poche settimane, a partire dal marzo 2020, l’Italia vide rapidamente allargarsi la diffusione e la gravità dell’emergenza sanitaria da Covid-19 che mise pesantemente sotto pressione il Sistema Sanitario Nazionale (SSN). Nelle settimane successive si assistette a una crescita esponenziale dei casi di infezione da Covid-19 nel nostro Paese, successivamente in Europa e poi nel resto del mondo. Si iniziò, così, a parlare di pandemia. Ma cosa si intende per pandemia?

La pandemia è un’epidemia che si diffonde tra Paesi, in più aree geografiche del mondo. Un’epidemia, invece, è una malattia infettiva con diffusione delimitata nello spazio e nel tempo che colpisce e può originarsi da un improvviso e insolito sviluppo presso un alto numero di persone. Il termine endemia, ancora, indica la costante permanenza, in un determinato territorio, di una malattia che tende a presentarsi sporadicamente o a piccoli focolai con una incidenza relativamente uniforme. L’agente responsabile è quindi stabilmente presente e in circolo presso la popolazione. Il numero dei casi non è soggetto a grandi variazioni temporali. Un esempio: la malaria nelle regioni tropicali del mondo.

In breve, una malattia si considera endemica quando l’agente responsabile è stabilmente presente e circola nella popolazione, manifestandosi con un numero di casi più o meno elevato ma uniformemente distribuito nel tempo.

Malattie da Coronavirus: Covid-19, SARS e MERS

La malattia provocata da SARS-CoV-2, cioè Covid-19, fa seguito a due precedenti malattie a trasmissione umana, correlate a coronavirus con sequenze molto simili cioè la SARS (Severe Acute Respiratory Syndrome) del 2002-2003 e la MERS (Middle East Respiratory Syndrome) del 2012.

I sintomi clinici dei pazienti della prima ondata (varianti Alfa e Delta) comprendevano:

  • Febbre;
  • Tosse secca;
  • Dolore toracico;
  • Cefalea intensa;
  • Mialgia;
  • Affaticamento;
  • Turbe del gusto e dell’olfatto.

 

Nella maggior parte dei casi il decorso clinico è stato lieve, ma una minoranza di pazienti ha presentato gravi complicanze, tra cui polmonite bilaterale, sindrome da distress respiratorio acuto (ARDS), trombosi e tromboembolia polmonare, sepsi, shock settico e morte. Sulla base delle indagini epidemiologiche sinora effettuate il periodo di incubazione della malattia è generalmente compreso tra i 3 e i 7 giorni, con un massimo di 14 giorni; la trasmissione interumana avviene attraverso goccioline di saliva o con contatto diretto e, più raramente, tramite superfici contaminate. Il rischio maggiore è però nell’inalare goccioline salivari emesse da una persona infetta che sia in una vicinanza di meno di due metri.

Le ricerche scientifiche condotte su SARS-CoV-2 hanno dimostrato che il virus fa il suo ingresso nelle cellule umane tramite il recettore dell’enzima di conversione dell’angiotensina-2 (ACE2), che è presente sia sulle cellule alveolari che in vari organi e tessuti, compreso l’endotelio vascolare. Il legame del SARS-CoV-2 all’ACE2 può causare un danno a carico delle cellule infettate, con l’insorgenza di quadri clinici di entità variabile, talora molto gravi.

Dopo le ondate impegnative del 2020-2021 c’è stato un viraggio del coronavirus verso nuove varianti, quali l’Omicron che, per fortuna, si è presentata con una minore aggressività, verosimilmente anche per l’uso diffuso dei vaccini che hanno ridotto il rischio di manifestare forme gravi.

Variante Omicron: caratteristiche e come proteggersi

La patologia da Omicron ha risparmiato in gran parte il polmone colpendo soprattutto le prime vie aeree. Parliamo di una nuova variante di SARS-CoV-2 che si è generata in South Africa e si è diffusa rapidamente in quel paese e poi in Europa, ed è caratterizzata da un numero molto ampio di mutazioni sulla proteina Spike del virus. Nonostante causi sintomi più lievi, si diffonde più rapidamente.

La variante Omicron può infettare persone che già hanno avuto il Covid-19 o che sono state vaccinate (ma con sintomi più lievi). È possibile fare vaccini a RNA che comprendano la variante Omicron e sono disponibili nuovi vaccini con le varianti ultime. Cosa possiamo fare concretamente oggi in Italia contro la variante Omicron? La solita ricetta: usando la scienza con calma e buon senso. Fondamentale, poi, è accelerare sulle quarte dosi e sulle vaccinazioni a tutti quelli oltre i 5 anni, diffondere l’uso degli antivirali di comprovata efficacia, e potenziare le terapie intensive.

Cosa possono fare media (giornali e TV) e il pubblico? Evitare allarmismi, mantenere la calma, non parlare a vanvera di cose che ancora non si sanno e non invocare misure inutili.

Cosa possiamo imparare da questa vicenda?

In realtà, sono sempre le stesse cose. In primis, che la scienza ci salva, perché è grazie a essa che abbiamo scoperto la Omicron, la stiamo caratterizzando, e, anche nel caso peggiore, avremmo presto vaccini in grado di contenerla. E poi il fatto che noi occidentali dobbiamo essere meno egoisti. In questo momento avrei voglia di gridarlo per le strade. Ma davvero ci voleva la paura delle varianti per ricordarci dell’importanza etica, prima ancora che sanitaria, di vaccinare contro il Covid-19 l’intera popolazione mondiale? Ma davvero ci voleva la Omicron per farci capire l’importanza di rendere la terapia anti-retrovirale per HIV disponibile in tutto il mondo e per tutti i pazienti?

Covid-19
Prof. Gennaro D’Amato

Tutte i miei appunti e le mie osservazioni su questa pandemia sono raccolti in due volumetti editi da Rogiosi editore che puoi acquistare qui.

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