Da Parthenope a Pietrasanta: gli istanti senza tempo dei misteri della Napoli esoterica

Dialoghi con il territorio
Dialoghi con il territorio
Dai semplici ma toccanti  luoghi della Cappella del Cappuccio, nell’ambito del complesso architettonico della Pietrasanta, assieme all’attigua Cappella del Pontano, anch’essa prezioso scrigno di storia e saperi, si è levata per questo fine settimana del maggio dei monumenti la commovente interpretazione di Andrea de Goyzueta, del significativo e struggente testo ‘La madre madrissima’, scritto da Sara Sole Notarbartolo con l’accompagnamento musicale dei ragazzi del Liceo musicale Margherita di Savoia.
 
La drammaturgia, che ha avuto tra i diversi livelli di significato testuale, espliciti e non, la presenza fluttuante e  impalpabile di Parthenope, è stata percepita subito dalle sensibilità più raffinate nella sua essenzialità di armonico richiamo dell ‘eterna dicotomia sacro/profano nella dimensione pluriculturale, e quindi anche pagana, della storia tessuta coi fili della mitologia. La scelta delle Olimpiadi dei Saperi Positivi anche in questo caso va nella direzione della valorizzazione delle interrelazioni tra espressioni culturali: il mito del maiale ucciso ci ha riportati alle origini stesse della Pietrasanta. Fino al 1625, infatti, presso la Chiesa di Santa Maria Maggiore detta appunto della ‘Pietrasanta’ si celebrava un rituale, particolare per le dimensioni che potenzialmente coinvolgeva e per gli scenari evocati apparentemente connessi alla spiritualità. A partire dall ‘anno 500 d. C. in quel luogo, ridotto a cumuli di rifiuti di ogni genere, faceva le sue apparizioni un maiale terrificante: il vescovo Pomponio invito’ alla preghiera e riferi’ dell ‘imminente ritrovamento di una pietra di marmo, una pietra santa perché recante il simbolo della croce coperta da un panno azzurro o raffigurante la Madonna della Croce, e della conseguente edificazione di una chiesa proprio sulla base di quella pietra , la basilica appunto della Pietrasanta, la prima a Napoli dedicata alla Vergine Maria .. E Pomponio, in una coincidenza temporale che celebrava i cento anni dal Concilio di Efeso (431 d. C. circa), lasciò come testimonianza della sua opera nonché della sua fede proprio quell’ imponente basilica che ha vissuto innumerevoli trasformazioni ma che ancora oggi si offre come fulcro propositivo di azioni rivolte alla collettività come aveva fatto il suo vescovo fondatore. La basilica sorgeva intanto sul tempio pagano di Diana presso cui le fanciulle consacravano la propria castità dando vita alle sacerdotesse appellate “Dianare” divenuto poi Janare in senso dispregiativo. L ‘area interessata era quella della greco/romana Via del Sole, la via sacra che accoglieva i templi, che abbracciava Piazza Miraglia, il Complesso basilicale, il tratto collegato con il Conservatorio di San Pietro a Majella mentre la leggenda sul maiale/cinghiale invasato da forze niente affatto benefiche si definiva ex post dieci secoli dopo, e veniva celebrata proprio da Giovanni Pontano e da Jacopo Sannazaro, umanisti a noi molto cari, importanti anche per i contributi di studio sulla cultura partenopea.  Proprio al 14 maggio veniva poi ripristinata la festività dedicata a San Pomponio , con decreto della santa congregazione dei riti del 19 luglio 1634 secondo il martirologio romano.

E quindi le origini della Pietrasanta risalgono a  tempi diversi e lontani , tempi poi ritrovati e valorizzati attraverso le meritorie scelte di oggi del Polo culturale, e nelle credenze divenute leggende proprio come le origini di Parthenope sempre viva nell ‘anima del suo popolo. Pietrasanta e Parthenope: mito, storia, leggende basate su rappresentazioni al femminile che non si perdono nella memoria bensì si riaccendono per rinascere con  rinnovati risvolti, voci e canti di donne che scandiscono presente e futuro, approfondimenti di studiosi a distanza di secoli, tempi che si dilatano fino a uscire del tutto dalla dimensione cronologica per afferrare, in ogni istante non scandito, il fluire della vitalità appassionata del popolo napoletano. Un intreccio di evidenze per le stratificazioni storico – culturali, un intersecarsi di sacro e profano nella rete di storia mitologica e religiosa che consente di guardare assieme al mito ormai divenuto realtà tangibile di Parthenope e all’ emblema storico della Basilica nata dalla pietra santa!

Alla sirena divenuta regina, attraverso una miriade di istanti senza tempo,  altro autentico tributo è stato quello della scrittrice Matilde Serao, che ha celebrato, Napoli, la capitale dell ‘amore nel libro ‘Leggende napoletane’:.. ‘Ella vive, splendida, giovane e bella da cinquemila anni… Parthenope, la vergine, la donna, non muore, non ha tomba, è immortale, è l ‘amore’..!  
 
Intanto, ad oggi, anche la pietra da cui tutto avrebbe avuto origine per l ‘imponente Basilica, e’ forse custodita, ci vien da pensare dalle Janare contemporanee vestali dei saperi, nei sotterranei del complesso grazie alle memorie della storia che vogliono renderla immortale..! 
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