Dalla libertà di pensiero alla libertà politica anche grazie alle donne!

Donne e libertà
Donne e libertà

Donne e libertà di pensiero. Ma forse dovremmo scrivere donna è libertà di pensiero come nella storia cosi nella scienza!

Partiamo dall’illuminismo napoletano

Un’ esplosione di processi di ideazione al femminile ha distinto un già acceso fervore intellettuale evidenziando con forza quale forte connessione esista in ogni tempo e in ogni luogo tra il libero pensiero e le forme, quelle effettive, di democrazia proprie dell’età moderna. In questa intensa attività intellettuale, la napoletana, di origini salernitane, Giuseppa Eleonora Barbapiccola si dedico’ nel 1722 ad una traduzione dal francese, e parzialmente dal latino, dei Principi della filosofia di Cartesio, quei ‘Principia’ che Cartesio dedicava alla principessa Elisabetta di Boemia.

Ma l’Eleonora filosofa andò ben oltre il mero lavoro di traduzione e avviò invece la prospettiva di una lettura di Cartesio diversa. Soprattutto, diffuse a gran voce il diritto delle donne a trovare spazio d’espressione nel dibattito filosofico, allora scenario riservato alle categorie dell’intelletto maschile facendo ricorso alle stesse argomentazioni che gli uomini usavano per allontanare il pensiero femminile dalle dispute filosofiche “non vorrei che da prima incontrandovi voi nel titolo di questo libro, e veggendo essere opera di una donna l’aveste alle canocchie, a’ Fusi, ed alle tele mandare”.

La sua interpretazione di accostamento del pensiero cartesiano ai principi del cristianesimo contribuì alla circolazione dell’opera di Cartesio tra i più conservatori  cittadini di Partenope. E la Prefazione alla sua traduzione assunse il profilo incisivo di un manifesto dei diritti delle donne all’educazione, all’istruzione, allo studio della scienza e della filosofia in quell’Europa che vedeva crescere sempre più la ricerca delle conoscenze, della saggezza e dell’intelligenza.

Ipazia, donne e libertà

Sempre negli  illuminati decenni europei ricchi di ragione che avanza, non sempre esenti tuttavia da rischi di strumentalizzazioni talora inconsapevoli per processi di conoscenza non ancora organici – ammesso che possa mai completarsi un processo di conoscenza – l’ispiratore per eccellenza del pensiero razionalista, Voltaire, considera, secondo una prospettiva forse semplicemente parziale, nella dimensione della condanna del clericalismo la vicenda di Ipazia d’Alessandria. La ‘sposa della verità’, scienziata e filosofa, partecipava dando tutta se stessa, fino a morirne per mani efferate, alla vita politica. Spiegava a chiunque Platone, Aristotele o altro filosofo; pronta nelle argomentazioni, attenta e ‘politica’ nelle azioni veniva consultata per questioni pubbliche. Assunta dai posteri, di volta in volta, a simbolo del femminismo, del razionalismo illuminista e dell’anticlericalismo, Ipazia, protagonista di una vita e di un impegno intellettuale e socio-politico complesso e passibile di più letture certamente non settoriali ma necessariamente intersecate, si distinse e semino’ un tale consenso reverenziale da scatenare reazioni prevalentemente politiche rispetto agli equilibri, o meglio imposizioni, del tempo che non ‘sapevano’ considerare anche il suo contributo.

Nel 1700, dunque, Ipazia si impone nella disputa tra cattolici ed anglicani inglesi: da donna di facili costumi a vittima del fanatismo come per Voltaire nell’Encyclopedie…! Ipazia, in greco, richiama l’idea di ‘eminenza’, eminenza per la sua cattedra pubblica e per il suo essere scienziata nel senso di quegli insegnamenti propri delle scuole platoniche.

Libertà per uomini e donne

Il carisma di Ipazia fu tale da unire uomini e donne in un sodalizio non solo intellettuale ma anche politico, uomini e donne di quel paganesimo convertito al cristianesimo per necessità dopo che era stato proclamato religione di stato. Ipazia, donna, politica e studiosa dal pensiero libero. Quando scattano le forme di imposizione per popoli e per ciascun uomo o donna? Quando scatta la violenza riservata a singoli o a popoli attraverso folli conflitti? Quando non c’è libertà di pensiero…  E Ipazia ci insegna ancora che la libertà di pensiero discende dalla cultura, dalla scienza, dalla tolleranza del pensiero diverso dal proprio!

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