Dedicato alla storia, alla cultura, al mito… a Napoli!

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A distanza di qualche giorno da eventi che ci hanno lasciati senza parole per certe strane  coincidenze, fermiamo l’attenzione sull’incontro culturale che si è trasformato in una riflessione in memoria dell’editore di piazza Dante e di Napoli tutta.
Era prevista la presenza di Tullio Pironti la sera del 16 settembre 2021 nella Basilica della Pietrasanta per stare al fianco dell’amico Enzo Ragone nella presentazione del libro di poesie ‘Forme di attesa’ e per sancire ancora una volta il legame di una vita. Ma è stato necessario stravolgere la scaletta prevista per il salotto culturale. La scomparsa di Tullio Pironti proprio nella sera precedente l’incontro previsto ha lasciato attonito l’intero mondo della cultura napoletana.
 
Mentre iniziava l’evento, si teneva a piazza Dante il commiato all’uomo che ha sostenuto la voce di Napoli attraverso i tanti pezzi di vite e di storie che ha instillato goccia a goccia come linfa nella storia del capoluogo campano. E così quel titolo voluto a suo tempo, che evoca l’attesa in senso ampio ed esistenziale, è divenuto attesa di una presenza non visibile ma sentita attraverso l’emozione delle parole dei partecipanti. In punta di piedi riprendiamo dallo scrigno dei contributi che hanno segnato la storia del suo garbato attivismo culturale il libro con cui Pironti dà inizio all’attività editoriale nel 1972, il libro-reportage  ‘La lunga notte dei Fedayn’ scritto dal giornalista Domenico Carratelli  sull’attentato terroristico ad atleti israeliani, solo uno tra i popoli che stanno dall’altra parte del mare che bagna Napoli, durante le Olimpiadi a Monaco di Baviera.
L’editore-boxer dalle riconosciute doti sportive, l’innovatore attento figlio della parte del cuore di Napoli dedicata ‘geneticamente’ ai libri, ha conservato la sensibile attenzione  verso situazioni di estrema precarietà e verso tematiche sociali e civili così urgenti che proprio nel libro di Ragone trovano ancora espressione. La poesia contrassegnata dal n. 45 abbraccia versi che si riannodano per riferimento di significato trasversale e metaculturale a quel primo libro dell’editore napoletano:

Ti sto solo implorando
di allungare la mano
Tra le onde del mare
per accarezzarti…
Ma da donna a uomo
ti sto solo chiedendo
di salvare almeno
i ricordi della mia vita.. ‘.

La condizione di donne soprattutto e anche di uomini che da decenni, passando per drammi inenarrabili, nella storia contemporanea non possono ancora avvalersi di condizioni minimamente vicine all’esercizio dei diritti primari sanciti dai paesi comunitari viene denunciata oggi dall’editore napoletano, affrontata per altri aspetti negli anni ’70. Ricordando anche la pubblicazione del premio Nobel arabo Nagib Mahfuz a conferma dell’interesse di Pironti per quel che accade oltre i nostri territori, uno degli ultimi suoi libri, ‘Forme di attesa’ si ricollega idealmente al primo, per quel mare che separa unendo ad un tempo, che accompagna Sirene e canti nel mito come nella storia, mare come bacino luminoso per riverberi di luce o di profondità ma anche ponte ideale, in direzione opposta, per ‘emigranti privilegiati’, per sua stessa definizione, quali il tenore Enrico Caruso. A Caruso è stata dedicata la performance musicale di allievi e maestri del Liceo Musicale Margherita di Savoia che in sodalizio stabile, per quel primario bene comune che è la cultura, accompagna i salotti di Parthenope. Come da programma, le arie di Puccini.. E le più classiche tra le melodie napoletane interpretate proprio dal mito Caruso hanno riecheggiato nella Basilica della cultura, la Pietrasanta, che si è confermata  come  attrattore sociale, culturale, civile anche alla luce dell’elogio dei linguaggi dell’Arte e delle emozioni celebrati grazie al salotto stesso. E dunque il salotto stesso diviene ogni volta crocevia, come il mare, per i linguaggi dell’estetica e della cultura di ogni tempo e di ogni matrice nel convincimento che quando la comunità che educa e tiene insieme si anima grazie alla  relazione educativa che diviene relazione emozionale ed empatica tra maestri e allievi, tra questi e gli adulti che investono il loro tempo per i ragazzi e le ragazze, la  relazione intergenerazionale sfocia nella comunità civile, punta al bene comune della promozione della cultura per la realizzazione sempre più piena della libertà.
E di strada da fare ce n’è ancora!
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