Diamond Dogs, la Berlino Est napoletana

Il Diamond Dogs, nome rubato all’album in cui David Bowie profetizzava l’avvento dell’avanguardia artistica che avrebbe cambiato il mondo, apre le sue porte a Napoli nel 1984, durante quella rivoluzione culturale che prendeva come riferimento stilistico le tendenze punk delle più grandi città europee. Secondo alcuni artisti dell’epoca, a metà anni ‘80 non c’era bellezza sulla superficie di Napoli: nel tempo questa si era fatta sotterranea, nascosta dietro un portone di ferro arrugginito a Cavone San Gennaro, nel cuore del Rione Sanità, che collegava tramite una ripida scalinata il locale underground, precedentemente utilizzato come rifugio durante la Seconda Guerra Mondiale, al resto della città sovrastante.

diamond dogs

L’aria era sempre satura di fumo, la luce scarsa e la musica tanta; arrivati in fondo si incontrava la cabina di regia, l’abitacolo di un camion dove ogni notte ci si imbatteva in registi e nastri registrati, e la caverna maggiore, scavata nel tufo e ricoperta di graffiti, ospitava concerti, danze e azioni teatrali. In quella minore, a fianco, ci si rilassava e si beveva, mentre in quelle più piccole ci si ritirava principalmente per fare uso di droghe. Da musica live a luogo di elaborazione collettiva di coscienza politica, il Diamond Dogs non era soltanto un locale ma anche un centro sociale, una discoteca, un’associazione e una galleria d’arte, che riusciva a far vivere la città sognando i club e l’atmosfera di Berlino Est.

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L’idea del locale costituisce uno degli esempi più concreti della rivoluzione sociale che si stava svolgendo a Napoli durante gli anni ‘80, un movimento guidato da giovani che restituì Napoli al ruolo di capitale internazionale della cultura e della sperimentazione, in cui discutere liberamente di idee politiche e sociali.

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«All’epoca non c’era nulla di alternativo in città, giusto le discoteche classiche, e questo posto alla Sanità era stato proprio una discoteca, di quelle anni ‘70 da “scappatina”: ci andavano i fascistelli per rimorchiare le ragazze. Il terremoto del 1980 aveva messo la città in ginocchio. Si usciva dagli anni del terrorismo e si stava entrando in un’altra dimensione: c’era la camorra, c’era che Napoli era diventata la più grande piazza di spaccio europea… se passavi in certe zone uscivi sballato solo a respirare. Eravamo per la maggior parte reduci del movimento del ‘77: si usciva da quell’esperienza con le ossa rotte; hai presente però la famosa frase “la fantasia al potere”? Ecco, con il Diamond Dogs l’abbiamo realizzata» dice Toty Ruggieri, ideatore della mostra fotografica sul Diamond Dogs.

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Diverse personalità importanti rappresentanti i movimenti di allora si esibirono al Diamond Dogs, dai Christian Death ai Contropotere prima che, nel 1987, con lo stesso slancio con cui tutto è iniziato, tutto è poi finito.

Linda Carano, Barbara Tarallo, Fabiana Di Mauro

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