È stata inaugurata sabato 3 maggio la mostra “Doppia mentiS”, personale dell’artista comasca Vania Elettra Tam.
Quindici opere, di cui cinque realizzate per l’occasione, mettono in scena lungo le pareti della galleria, un racconto visivo che gioca con sapiente ironia sul tema del doppio e dell’universo alternativo.
Come nella sofisticata e brillante commedia Sliding doors (1999), in cui Gwyneth Paltrow può vivere una vita raddoppiata e dagli esiti opposti a seconda del diverso chiudersi e aprirsi delle porte di una metropolitana, dal 2012 a oggi, ombre prima e mondi capovolti poi, abitano le tele di Vania Elettra Tam per rappresentare i tanti possibili sguardi di ognuno di noi su se stesso, sull’umanità e sulla società contemporanea, sulle nostre fobie e sui nostri sogni, sul desiderio di ritrovare i nostri valori e gioire della nostra vita.
Il titolo stesso della mostra, Doppia mentiS (anagramma di ‘sdoppiamenti’), rimanda alla creazione di un’atmosfera ben lontana da quella mitologica di Narciso, ma vicina a quella del sogno lucido.
L’utilizzo stesso dell’autoritratto, cifra distintiva del lavoro dell’artista, diventa sempre più pretesto per scomporre l’Io nella sua dimensione “finita” (quella della quotidianità, “dell’incapsulamento” in spazi chiusi nei quali si è costretti a trascorre la maggior parte della nostra esistenza) e nella sua dimensione “infinita” (quella della rottura degli schemi e della disobbedienza alle regole, quella della possibilità di lasciarsi andare all’istinto).
Due i cicli pittorici in mostra. Il primo propone il tema del doppio e dell’universo alternativo attraverso la proiezione delle ombre del mondo reale: in esse si cela il desiderio di far emergere il bambino che ognuno porta dentro, ma che solitamente tende a reprimere.
Ma quel mondo di ombre è un mondo in cui tutto pare avvenire a livello inconscio, come in una sorta di sogno, quasi un ricordo lontano. Nel secondo ciclo, invece, il mondo reale è separato (e unito) da/a quello alternativo da una linea immaginaria, quella dell’orizzonte.
L’immagine del disopra, nella riflessione speculare, non corrisponde esattamente a quella del disotto, è una forma di protesta, un cosciente segno di ribellione e disobbedienza alle regole del gioco. Eppure, quella linea, quell’orizzonte, che le unisce e le separa, sembra parlarci di una forza superiore che costringe i due mondi a restare uniti nonostante in loro vi sia il palese desiderio di andare in direzioni opposte.
Fino all’11 maggio
Galleria Orizzonti Arte
Ostuni (BR), piazzetta Cattedrale
Tel. + 39 0831335373