Omaggio a Lucio Dalla, nel giorno del suo, attraverso le parole e la musica delle sue canzoni più belle.
E ricomincia il canto… del tenore, dell’uomo, di Lucio Dalla, di colui che ha appena abbracciato una ragazza. Gli occhi lucidi per il pianto, per l’emozione, per una vita passata in rassegna che si appresta a finire, per il golfo di Surriento, che alla fine è sempre lo stesso. Quel golfo, quel mare, che impassibile assiste a gioie e dolori di un uomo, che senza emozioni ascolta l’ennesima canzone che gli viene dedicata. Quel mare che se ne frega… anche se sta suonando la musica più bella di sempre.
E ricomincia il canto… di chi ha ancora il coraggio di amare. Amare sul serio, però. Sentirlo nello stomaco, prima ancora che nel cuore. Sentirlo nelle vene, nella morsa di una catena. È un’altra cosa l’amore, un’altra cosa rispetto a tutte le altre cose. Ultimamente, si vedono persone amare per molto poco, e altre persone odiare per molto meno. Ma solitamente si riconoscono quelli che amano davvero… si vede dagli occhi, e da come cantano.
E ricomincia il canto… di chi è felice. Che cosa assurda, di questi tempi. Quella felicità, che quando passa non si sa. Ma non si sa non solo perché non avvisa, ma perché spesso neanche la riconosciamo. Noi no… noi siamo i più scarsi conoscitori di noi stessi, ma gli altri se ne accorgono. Solitamente si riconoscono quelli che sono felici… si vede dagli occhi, e da come cantano. Sì, come quando sono innamorati, che coincidenza.
E ricomincia il canto… di chi oggi ricorda. Perché gli anni passano e troppe cose sono successe e stanno succedendo. Passano sempre gli anni, a cicli di dieci. E altri dieci ne stanno arrivando e tra dieci anni passeranno. Ma non siamo mai stati pronti… è questa la verità.
Non saremo mai pronti a nulla e però perdiamo tempo a guardare il mare che non ci ricambia;
però amiamo anche quando non dobbiamo, anche chi non ci vuole, anche chi ci odia perché tutti, a modo nostro, abbiamo bisogno di carezze, soprattutto quando non lo ammettiamo;
però siamo felici anche quando provano a farci credere che davvero non c’è nulla di cui essere felici. E le pandemie, e le guerre, e i terremoti, e noi che assistiamo a tutto impotenti.
Vedi, caro Lucio, cosa si deve inventare, per poter riderci sopra, per continuare a sperare che un giorno tutto questo cambierà, che magari sarà il mare a guadare noi, che ogni nostro amore sarà ricambiato e che con una canzone potremo fermare una guerra. Una canzone… quella canzone… chissà, chissà, domani su che cosa metteremo le mani. Se si potrà contare ancora le onde del mare, e alzare la testa… Non esser così seria. Rimani. I russi, i russi, gli americani…