Eleonora Fonseca fu un’intellettuale, una giornalista e una rivoluzionaria. Morì sul patibolo di piazza del Mercato a Napoli il 20 agosto 1799 al tramonto della breve Repubblica di Napoli.
La figura di Eleonora nel panorama culturale europeo
Eleonora Fonseca de Pimentel nacque a Roma il 13 gennaio del 1752 da una ricca e nobile famiglia portoghese. Nel 1760 i Fonseca si trasferirono a Napoli. All’epoca la città partenopea ospitava un’élite colta e raffinata. In questo ambiente illuminato Eleonora Fonseca fece il suo debutto artistico pubblicando i suoi primi scritti. La precoce dedizione verso le arti la portò ad entrare nella prestigiosa Accademia dell’Arcadia, ispirata agli ideali di classicità e razionalismo, in opposizione al gusto barocco.
Eleonora Fonseca divenne ben presto una figura di spicco del panorama culturale europeo. Intraprese fitti scambi epistolari con Metastasio, Voltaire e Alberto Fortis. Fu tra le altre cose, bibliotecaria personale dalla regina Carolina d’Asburgo-Lorena, la quale in un primo momento sposò gli ideali illuministi di Eleonora.
La Repubblica napoletana e il Monitore
La Rivoluzione francese del 1789 aveva creato un clima di tensione nelle corti d’Europa. A Napoli, la situazione precipitò nel 1793, dopo la decapitazione di Maria Antonietta, regina di Francia e sorella di Carolina. La corte napoletana divenne all0ra sospettosa e chiusa. Tra i provvedimenti più forti ci furono l’introduzione del reato d’opinione e l’inizio delle persecuzione dei giacobini.
Nel 1797 Eleonora fu allontanata dalla corte e l’anno successivo fu arrestata con l’accusa di leggere libri messi all’indice e di ospitare riunioni illegali. Nel dicembre del ’98 le truppe francesi entrarono a Napoli mettendo in fuga la famiglia reale. Nella confusione del momento, il movimento popolare dei Lazzari riuscì ad assaltare le carceri liberando i detenuti, fra cui anche Eleonora Fonseca. A questo punto, Fonseca si unì al comitato patriottico con l’obiettivo d’istituire a Napoli una repubblica democratica.
Il 22 gennaio 1799 la conquista della roccaforte di Castel Sant’Elmo portò alla proclamazione della Repubblica napoletana. L’esperienza durò pochi mesi, nei quali Fonseca diresse il Monitore napoletano, il giornale del governo rivoluzionario. Eleonora Fonseca credeva nella necessità di educare il popolo attraverso la divulgazione. Per arrivare anche ai meno colti, ella organizzò una propaganda in dialetto napoletano e l’edizione di una gazzetta in vernacolo.
La fine di Eleonora e della Repubblica
Nel giugno del 1799 l’esercito di Ferdinando IV di Borbone ebbe la meglio sugli insorti e la monarchia fu restaurata. Eleonora Fonseca cercò l’esilio, ma prima che potesse salpare fu arrestata insieme ad una decina di patrioti. Condannata a morte, chiese la decapitazione. La sua richiesta venne però rifiutata e fu costretta all’impiccagione. Il 20 agosto del 1799 avvenne l’esecuzione in Piazza Mercato dinanzi alla folla che festeggiava irrazionalmente la morte della speranza.
Le ultime parole di Eleonora furono una citazione virgiliana:
Forse gioverà ricordare anche queste cose.
Altre storie di Napoli: La statua di Dante, La prima ferrovia d’Italia, Port’Alba.