“EPIFANIE”: la mostra-istallazione di otto fotografi in viaggio verso se stessi

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“Epifanie” è molto più di una mostra fotografica. È un viaggio verso il proprio mondo interiore che otto giovani fotografi napoletani hanno iniziato due anni fa presso “LAB\per un laboratorio irregolare”, spazio di ricerca e confronto creato gratuitamente dal maestro Antonio Biasiucci.

Un viaggio iniziato e non ancora concluso – e che forse mai si concluderà – perché i giovani artisti, con l’accompagnamento di Biasiucci, sono andati alla ricerca delle proprie “corde interne del pensiero e dell’emozione”. E come tutte le ricerche anche questa ha necessitato di tempo, elemento tra i maggiori punti di forza del laboratorio.

Infatti quando si arriva alla sala delle prigioni del Castel dell’Ovo, bisogna lasciare il tempo, quello scandito dalla clessidra, fuori ed entrare in un’altra dimensione temporale. Quella delle “cose di dentro”.

“Ho avuto modo – dichiara Antonio Biasiucci – di visionare tanti lavori di giovani autori. Ciò che mancava era la capacità di approfondimento”.

Dunque “EPIFANIE” è andata e vuole andare controcorrente: al mondo frenetico e incapace di guardarsi dentro contrappone la ricerca interiore.

“Ho imparato a non avere più fretta – dice Ilaria Abbiento, uno degli autori – ma solo un grande desiderio di ricercarmi sempre”.

Dai lavori fotografici degli artisti ciò emerge chiaramente. Centocinquanta scatti che raccontano le viscere dei “magnifici otto”: Ilaria Abbiento, Fulvio Ambrosio, Chiara Arturo, Giuliana Calomino, Cristina Cusani, Susy D’Urzo, Luigi Grassi, Claudia Mozzillo. E verso i quali sono loro stessi ad accompagnare il visitatore.

Otto viaggi diversi, guidati da un unico metodo, in cui la tecnica è stata subordinata alla ricerca, “era necessario prima di tutto avere qualcosa da dire, poi scegliere come dirlo”, dice il maestro. Ilaria ha raccontato delle immagini sacre custodite nelle piccole botteghe, dove magari capita di trovare l’icona della Madonna tra lattine di pomodori; Fulvio del contatto umano: accarezza i suoi soggetti ed entra nell’inquadratura assieme a loro; Chiara dei suoi viaggi verso casa, Ischia, veri e propri dipinti; Giuliana di un mondo che nasce, Cristina di un proprio abbecedario scegliendo per ogni lettera una parola; Susy della sua famiglia, Luigi di assenze svelate e Claudia delle donne dell’alta borghesia napoletana.

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Alla propria “epifania” ciascuno è giunto facendo contemporaneamente un lavoro individuale e corale. Forte si sente infatti il senso e il lavoro di gruppo, testimoniato anche dal tavolo di legno lungo quindici metri attorno al quale hanno lavorato i fotografi e su cui ora trovano dimora gli otto cataloghi, impreziositi da un allestimento dal sapore teatrale a cura di Giovanni Francesco Fascino insieme con gli studenti dell’Accademia delle Belle arti di Napoli.

“Tutti cominciavano a diventare dei compagni di viaggio – racconta Biasiucci – coi quali puntualmente confrontarsi. Io stesso ero nel laboratorio”.

Ed è proprio il lavoro corale che ha consentito ad esempio a Susy D’Urzo di scoprirsi diversa al termine (parziale) di questo viaggio: “Ho scoperto di essere diventata più generosa, ma di una generosità profonda. Essere autori significa anche essere generosi”.

In questo senso Antonio Biasiucci è stato il maestro in assoluto perché ha messo a disposizione gratuitamente per due anni le proprie conoscenze restituendo – come egli stesso spiega – ciò che gli fu donato a sua volta dal suo maestro Antonio Neiweller.

L’esposizione, realizzata grazie al crowfunding, è visitabile presso la sala delle prigioni del Castel dell’Ovo fino al 2 giugno 2014 ed è aperta al pubblico tutti i giorni dalle ore 9.00 alle 19.00 (domenica e festivi ore 9.00 alle 13:45).

Non resta allora che augurare un buon viaggio, non solo verso il mondo interiore degli autori, ma anche e soprattutto verso un esperimento corale, umano e artistico che vede un grande fotografo, Antonio Biasiucci, coltivare con passione otto tra i fiori più belli di questa città.

Leggi qui come Antonio Biasiucci racconta la sua esperienza di vita e di fotografo.

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