Esiste un legame tra Trafalgar Square e via Caracciolo

Ho letto “Un’altra Napoli” di Antonio Ghirelli. È da questo libro che ho preso in prestito la Storia, gli aneddoti e l’idea in sé di scrivere di Francesco Caracciolo. Chissà che non capiti ancora, per altri personaggi storici raccontati dallo scrittore napoletano in un volume che ho trovato davvero prezioso.

I signori del mare

Se siete stati a Londra, siete sicuramente passati a Trafalgar Square. Piazza immensa, dedicata alla famosa battaglia di Capo Trafalgar che vide la flotta dell’impero britannico ottenere un’insperata vittoria contro quella franco-spagnola. Dal centro della piazza, dando le spalle alla National Gallery, si staglia di fronte a voi un altissimo obelisco, alla cui cima è posta una statua: quella di Horatio Nelson, leggendario ammiraglio della marina britannica, morto proprio durante la battaglia di Trafalgar.

Vi starete forse chiedendo il perché di questa digressione. In realtà, i due ammiragli – Nelson e Caracciolo – sono legati molto più di quello che potreste immaginare. Torniamo indietro al 1798, le truppe francesi del generale Championnet minacciano di entrare a Napoli e re Ferdinando di Borbone e la regina Maria Carolina decidono di tagliare la corda fuggendo in Sicilia, promettendo in un avviso pubblico «di tornare presto con potentissimi aiuti d’armi». Si imbarcano a bordo del Vanguard, la nave ammiraglia proprio di Horatio Nelson, scortati da due navi da battaglia: l’Archimede e il Sannita, comandate, forse lo avrete intuito, da Francesco Caracciolo, ammiraglio della Real Marina del Regno di Napoli, particolarmente contrariato dal comportamento del re, che aveva preferito la nave inglese a quelle napoletane.  

Non era la prima volta che i due ufficiali solcavano lo stesso mare. Nel 1795, infatti, avevano entrambi fatto parte della flotta anglo-napoletana che combatté la Battaglia di Genova – Caracciolo al comando del Tancredi, Nelson del leggendario Agamemnon –  impedendo alla flotta francese di sbarcare in Corsica.

Torniamo però al 1798. Pochi giorni dopo aver salpato verso Palermo, la flotta composta da sei vascelli da guerra e quattro mercantili è colpita da una violenta tempesta che causa ingenti danni. Lo stesso Vanguard resiste per miracolo alla furia delle onde. La sola nave che tiene il mare senza subire nessun pericolo, è quella comandata da Francesco Caracciolo. Scrive lo storico Pietro Colletta: “Avresti detto che le altre navi obbedivano ai venti e che la nave del Caracciolo li comandasse”.

Re Ferdinando, resosi conto della bravura dell’ufficiale napoletano, si congratulerà apertamente con lui alla presenza di Nelson. Secondo Benedetto Croce e lo stesso Colletta, sarà questo il momento in cui nel cuore dell’inglese matureranno i sentimenti di invidia e rancore che non lo abbandoneranno più.

Il ritorno a Napoli di Caracciolo e la causa giacobina

In Sicilia la situazione per l’ammiraglio napoletano e i suoi marinai si rivelò complicata. La regina Maria Carolina rifletteva i pensieri di Nelson, arrivando a consigliare in una lettera al cardinale Ruffo di mandare a morte Caracciolo in quanto «questo ingratissimo uomo conosce tutte le cale e i buchi di Napoli e Sicilia, e potrebbe molto molestare, anzi mettere la sicurezza del Re in pericolo». Di contro, come già detto, Caracciolo non aveva perdonato al Re di aver abbandonato i suoi sudditi, di aver scelto il Vanguard come nave prediletta e di essere servilmente soggiogato dal potere britannico. All’ordine di Nelson di bruciare le navi da guerra napoletane presenti nel golfo decide di tornare a Napoli, richiesta che non viene negata da re Ferdinando.

A Napoli, intanto, sull’onda dei principi della Rivoluzione francese è stata proclamata la Repubblica Napoletana, con le truppe francesi in pieno controllo del territorio. Caracciolo subisce il fascino di questo mutamento e accetta l’incarico di Direttore generale della Marina napoletana. Purtroppo per lui, il “tempo della Repubblica” è destinato a durar poco. Il generale MacDonald, che aveva da poco sostituito Championnet, annuncia la decisione di ritirare le truppe francesi dal territorio. Passerà poco prima che, resisi conto di poter riconquistare la città, gli inglesi e i filo-reali passino all’attacco. Fedele ai suoi ideali, Caracciolo combatterà in mare in difesa della Repubblica, ma le poche risorse a sua disposizione non gli permetteranno una lunga resistenza. Quando l’ultimo forte repubblicano cade, all’ammiraglio non resta che sparire dalla circolazione mentre le forze borboniche riprendono possesso di Napoli. Sulla sua testa, l’ammiraglio Nelson in persona mette una taglia di 150 mila ducati.

La fuga di Caracciolo dura poco. La taglia di Nelson fa il suo effetto e a tradirlo sarà un servo, che consegnerà l’ammiraglio alle autorità borboniche. Intanto Nelson rivendica piena autorità sui ribelli, che vengono incatenati e condotti nelle carceri in attesa che una Giunta di Stato li condanni al patibolo. Tra questi, ovviamente, c’è Caracciolo, che viene giudicato colpevole di diserzione e ribellione al suo legittimo sovrano.

La pena è il carcere a vita, ma è che qui il legame tra i due “signori del mare” diventa eterno. Nelson, letta la sentenza, la cancella scrivendo di suo pugno “a morte”.

Un legame eterno

Francesco Caracciolo viene portato sulla fregata Minerva, da lui stesso guidata tante volte alla vittoria, e impiccato all’albero di trinchetto. Il suo corpo, dopo essere rimasto esposto fino a tarda notte, viene poi gettato in mare. Al momento dell’impiccagione, al marinaio Giosuè Caccioppoli che, piangendo, esitava a stringergli il nodo della fune al collo, pronuncerà le leggendarie parole: «Sbrigati! È ben grazioso che, mentre io debbo morire, tu debba piangere».

C’è poi una macabra leggenda, che racconta ciò che successe in seguito. Alcuni giorni dopo, re Ferdinando, di ritorno da Palermo, senza ancora essere sceso a terra scorse qualcosa che le onde portano verso la sua nave. Guardandolo meglio, inorridì riconoscendo il corpo dell’ammiraglio e ordinò la sua sepoltura. Francesco Caracciolo fu sepolto nella Chiesa di Santa Maria della Catena, in via Santa Lucia, dove riposa ancora oggi.

Trafalgar Square e via Caracciolo, Impero Britannico e Regno di Napoli, la Vanguard e il Sannita, il mare, le battaglie, la Storia. Il legame tra Horatio Nelson e Francesco Caracciolo è tutto questo, ma più di tutto è il legame ancora più indelebile: quello tra un condannato e il suo carnefice.

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