Esprit napolitaine! Palazzo San Teodoro tra classicismo e futuro

schermata
schermata

Nel 1830 si ultimavano i lavori di un palazzo, sul lungomare, destinato a diventare la corona del neoclassicismo napoletano, sul capo di quello che da borgo periferico si apprestava, già dal secolo precedente, a diventare l’elegante quartiere di Chiaia. A commissionarlo fu il Duca di San Teodoro, che volle di questo palazzo fare l’immagine di una rampante capitale cosmopolita. L’opera fu progettata da Guglielmo Bechi, architetto toscano, associato al Royal Institue of British Architects, ed al contempo direttore dei cantieri archeologici pompeiani, raffinato conoscitore dell’antico.

3006073384_81e80c2139_b

Posto appena alle spalle dell’allora Real Passeggiata Borbonica, il Palazzo San Teodoro è un edificio di aulica e sobria eleganza, elevato su tre livelli e ancora perfettamente sposato al suo patrimonio decorativo, tra arredamenti e suppellettili. Vi si accede da uno scalone di marmo, che conduce al piano nobiliare, arricchito da soluzioni decorative che ― come osservato dalla critica ― fanno già capolino nel liberty di fine secolo.

scalone

Di particolare imponenza è la sala da ballo, che si svolge tra due esedre delimitate da due serliane. Ma la firma di Benchi è anche e soprattutto nella particolare decorazione neopompeiana, di cui l’architetto fu un pioniere, traendo scene e soggetti dai cantieri vesuviani, e poi riportandoli in una pittura che, anche tecnicamente, si proponeva di riprendere l’antico, come nell’accogliente salottino “Ercolanense”, pensato come un ambiente di una domus patrizia.

DSC_1655

Ad oggi, il palazzo ― dopo anni di chiusura ― prova ad avviare un nuovo corso, proponendosi come salotto napoletano d’eccellenza. Il progetto nasce dalla Tecno s.r.l., società del comparto energetico, e dall’entusiastico orgoglio civico del suo patron Giovanni Lombardi, amministratore del palazzo, che, avendo in mente il progetto “San Teodoro 3.0”, parla sempre ed esclusivamente del sito col termine di “dimora”, consapevole della sua identità storico-artistica. Si tratta di un intento che vuole abbattere le barriere preconcette dei compartimenti tecnologici e culturali, creando una realtà aperta al ritrovo e al vivere culturale, con il piacere di farlo ― ben altra cosa che il cosiddetto “intrattenimento culturale”.

sala del palazzo

Tra presentazioni di libri, rassegne culturali, concerti e sfilate ― e perché no, data la tale cornice! ―, Palazzo San Teodoro, pur se ancora ufficialmente da re-inaugurare, si è già mosso con significative iniziative, come la collaborazione con la giovane associazione culturale Aenea per l’organizzazione di concerti, come quello pianistico “guidato”, tenuto qualche settimana fa dal M° Alessio Mastrodonato, che ha eseguito musiche di Franz Liszt in relazione alle letterature e alle arti visive che le ispirarono, con una lezione di storia musicale. Ancor prima, la particolare collaborazione con Samsung, per lo sviluppo di un visore tridimensionale che dona allo spettatore il punto di vista della Napoli del Settecento, esattamente dalla posizione del Palazzo San Teodoro, ricostruita da sviluppatori e storici dell’arte su basi documentarie, e finalizzato a un’esperienza estetica e conoscitiva originalissima.

visore tridimensionale

Ma “Palazzo San Teodoro 3.0”, giacché perfettamente conservato ab antiquo e ottimamente restaurato, ambisce naturalmente ad essere anche un museo, sia come museo-casa, per i suoi arredi e decorazioni, sia dotandosi, via via, di una ulteriore collezione. Per realizzare tutto questo, Giovanni Lombardi sa che la prima risorsa è la conoscenza. Ed è per ciò che, tra i progetti, è in fase di elaborazione un master, congiuntamente ad università e istituzioni culturali, per la specializzazione di professionisti della digitalizzazione del patrimonio culturale, umanisti e non, mirati ad esempio allo sviluppo di applicazioni e allo sfruttamento delle risorse tecnologiche, come le stampanti 3D, finora appannaggio di altri settori.

stampante 3d

Dallo studio al lavoro: gli specializzati potranno svolgere anche stage di otto mesi presso aziende convenzionate. Tutto rigorosamente provvisto prima di borse di studio, e poi di contributi lavorativi ― perché fare cultura, occorre ricordarlo, è una professione, non un hobby. “Palazzo San Teodoro 3.0” non punta a un primato solitario, ma ad un adeguamento condiviso e inaggirabile delle strumentazioni e delle conoscenze tecnologico-culturali, com’è già in molti altri paesi. L’ottanta per cento del lavoro già c’è ― precisa Lombardi ― e l’ha fatto la Storia, mettendoci a disposizione questa dimora e questo paesaggio; c’è solo da dimostrare quanto i napoletani di oggi possano essere all’altezza di quel passato. Tutto il resto è in divenire, e la specifica del sito è l’apertura con ogni contatto che generi afflussi culturali. C’è da aspettarsi molto, e le sole premesse già parlano.

Share on facebook
Share on twitter
Share on whatsapp
Share on email
Share on telegram

La nostra rivista
La nostra
rivista
L’Espresso Napoletano diffonde quella Napoli ricca di storia, cultura, misteri, gioia e tradizione che rendono la città speciale e unico al mondo!

SCELTI PER TE