Il distanziamento sociale è fondamentale per provare a superare questa fase. Restare a casa però non è semplicissimo per tutti. Gran parte della popolazione napoletana e non solo vive di lavori precari e a nero che ovviamente in questo mese di quarantena sono venuti a mancare. In queste settimane in città si moltiplicano le iniziative di solidarietà per aiutare chi è meno fortunato e non riesce ad accedere agli ammortizzatori sociali stanziati dal governo. Tra queste c’è una storia da raccontare. All’ex Opg – Je so’ Pazzo, centro sociale nato nel marzo 2015 dall’immensa struttura dell’ex ospedale psichiatrico giudiziario nel cuore di Materdei, c’è un gruppo di giovani cittadini che dall’inizio di questa quarantena si fanno in quattro, offrendo servizi vari, dalla spesa al “numero rosso”, per dare aiuto e un po’ di conforto a chi davvero rischia di non farcela.
“Tutto è iniziato qualche giorno prima della quarantena in Lombardia e poi anche nel resto d’Italia” mi racconta Ermanna, attivista dell’ex Opg che si occupa di smistamento e organizzazione pacchi alle famiglie in difficoltà. “I nostri compagni di Potere al Popolo a Pavia misero a disposizione dei cittadini un servizio di baby sitting sociale per chi, dovendo ancora andare a lavoro, non poteva badare ai i figli che non andavano a scuola. Abbiamo provato a farlo anche a Napoli, ma ha attecchito poco perché qui la famiglia è un ammortizzatore sociale che ancora funziona”.
Così all’ex Opg hanno messo a disposizione tre tipi di servizi, attivi da circa un mese: consegna spesa a domicilio, pacchi alimentari e un “telefono rosso” istituito dalla Camera del Lavoro dell’ex Opg che serve ad aiutare a capire come e se accedere alle misure di supporto del governo. “Col boom turistico che c’è stato a Napoli, molti lavoravano a nero nel campo della ristorazione, b&b, servizi annessi: queste persone ora sono senza lavoro. Non bisogna pensare che questa situazione d’indigenza riguarda poche persone. Ci hanno chiamato da ogni parte di Napoli: Sanità, centro storico, Materdei, Poggioreale, Napoli Est, Castel Volturno, ma anche da Posillipo”.
Ermanna mi spiega che ci sono tre categorie di “utenti”: anziani lasciati soli che, dato il sovraccarico di questi giorni, nemmeno i servizi sociali riescono a raggiungere; migranti tra cui vittime di tratta che vivono in provincia di Caserta, Casoria, Afragola Chiaiano, moltissime famiglie che da un giorno all’altro si sono ritrovate in una situazione di estrema difficoltà. Sulla pagina Facebook dell’ex Opg è stata lanciata una raccolta fondi che servono a erogare questi servizi; mentre scrivo, la quota raggiunta sfiora i trentamila euro che servono per ordinare il cibo, stoccare, preparare i pacchi all’ex Opg e distribuirli con un furgone e due macchine in tutta Napoli e provincia.
“Consegniamo circa venti pacchi al giorno, fino ad ora abbiamo consegnato trecentodiciotto pacchi. La cosa bellissima è che, oltre agli attivisti dell’ex Opg, si sono attivate moltissime persone, soprattutto del quartiere Materdei. A tutti quelli che collaborano con noi forniamo dispositivi di sicurezza, tuta, disinfettante e mascherine. Siamo molto scrupolosi nel rispetto delle norme: si viaggia massimo in due persone, non si entra in casa, non c’è contatto. Stiamo dando pacchi a volontari e attivisti che si trovano nei posti più lontani così che si organizzino autonomamente con la distribuzione in loco. Abbiamo attivato dei numeri per segnalare abusi da sciacalli che lucrano su quest’emergenza e vorremmo organizzarci per distribuire mascherine e presidi sanitari ai medici di base che sono i più esposti e i meno tutelati”. Tramite un contatto diretto col Comune, ora all’ex Opg c’è anche uno sportello telefonico in cui si aiuta a capire se e come usufruire del bonus spesa stanziato dal governo.
C’è un aspetto ancora più bello in questa storia. Ermanna mi racconta che questa solidarietà ha innescato un meccanismo virtuoso di mutuo soccorso: “È successo che le persone che hanno ricevuto i pacchi ci hanno richiamato. All’inizio pensavamo che volessero chiederne altri, invece telefonavano per ringraziarci e soprattutto chiedere in che modo potessero a loro volta essere utili per qualcun altro in difficoltà. Questa cosa vive di passa parola, il meccanismo solidale si diffonde anche in chi ha ricevuto aiuto”. Storie di ordinaria resistenza, in una Napoli che mai come in questi giorni finisce nel palinsesto dei tg nazionali solo per presunte cattive notizie.
Per info su come sostenere o usufruire delle attività dell’Opg o dare una mano: http://jesopazzo.org/ o pagina Facebook Je so Pazzo