Falnghina e… Falanghina

falanghina
falanghina

La Falanghina è il vitigno a bacca bianca più diffuso in Campania, conosciuto anche col sinonimo di Biancazita.

In realtà, nella nostra regione coesistono due tipologie: la Falanghina dei Campi Flegrei e quella del Beneventano.

Contrariamente a quanto molti pensano, si tratta di due uve completamente diverse, che si differenziano addirittura per 34 caratteri ampelografici su 40.

La storia di quest’uva inizia nel VII secolo a.C. con l’arrivo dei coloni greci a Cuma. Questi usavano allevare la vite facendola strisciare al suolo e ciò determinava l’ammuffimento degli acini. Così si preferì adottare un palo di sostegno che sollevasse la vite evitando il pericolo della botrite. Proprio da questo palo chiamato phalanx deriva il nome dell’uva. Questo sistema di allevamento viene chiamato anche “puteolano” e ciò confermerebbe l’originalità e la vetustà della Falanghina flegrea rispetto a quella beneventana.

falanghina

 

Altra differenza fondamentale tra i due vini è la tipologia del terreno, infatti quello flegreo è di natura sabbiosa e vulcanica, permettendo un allevamento “a piede franco”, cioè senza l’utilizzo della vite americana di supporto per evitare l’attacco della fillossera. Questo è certamente un valore aggiunto al prodotto flegreo, che conserva intatte le caratteristiche genetiche dell’antico vitigno.

La Falanghina beneventana o del Sannio nasce nella zona caudina, intorno al comune di Bonea ed era conosciuta anticamente anche col sinonimo di Montecalvo. E’ alla base dei vini monovitigno delle DOC Guardiolo, Sannio, Sant’Agata dei Goti, Solopaca e Taburno.

Per entrambi i prodotti si può parlare di vini seducenti ed eccellenti per accompagnare i piatti tradizionali della cucina mediterranea. La Falanghina entra inoltre nell’uvaggio di molti vini campani, grazie alla sua versatilità. Viene prodotta soprattutto nella tipologia ”secco”, pur dimostrando personalità come passito e, da pochi anni, anche nella versione spumante.

calici di falanghina

 

Il vino ha colore giallo paglierino con riflessi dorati e sfumature di verde. All’olfatto regala intensi profumi floreali e fruttati che variano dalla ginestra alla mela. Il sapore è secco, fresco ed armonioso. Buona l’acidità e retrogusto leggermente amarognolo ma piacevole. Si consiglia di berlo ad una temperatura di 8-10 gradi.

Questo vino offre una vastissima gamma di abbinamenti con il cibo, con gli antipasti – soprattutto i frutti di mare crudi -, come aperitivo, con le minestre e con il pesce grigliato e fritto.

Insomma, la Falanghina, indipendentemente dalla denominazione, ben si addice al gusto e alla cucina napoletana. Pur non avendo la struttura e la classe del Fiano di Avellino e del Greco di Tufo, rimane certamente il vino bianco che meglio rappresenta la Campania per la sua versatilità e semplicità.

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