Federico II, storia della prima università laica al mondo

Federico II
Federico II

Federico II è il nome che dal 1992 designa l’Università di Napoli. Questa intitolazione ricorda le antichissime origini dell’ateneo, risalenti al 5 giugno 1224, quando proprio l’imperatore svevo emanò l’editto istitutivo.

La nascita e il primato dello Studium di Napoli

Se prima del 1224 era già sorta qualche università per merito di corporazioni religiose o associazioni di intellettuali, il primato di più antica università laica e statale è tutto napoletano. L’Università di Napoli fu infatti fondata per volere imperatore Federico II di Svevia il 5 giugno 1224 tramite una lettera circolare inviata da Siracusa.

Con l’erezione dello Studium napoletano, Federico II si assicurò un luogo di  formazione che garantisse la preparazione esclusiva del personale amministrativo e burocratico della curia regis. Non tutti i sovrani medievali potevano infatti contare su una classe dirigente esperta in materia di diritto. Oltre alla vocazione al diritto, l’università si dedicò sin dal principio alle arti liberali, alla medicina e la teologia. In particolare gli studi di teologia si tenevano nel convento di San Domenico Maggiore, dove insegnò tra gli altri Tommaso d’Aquino.

L’università in età moderna

Napoli fu l’unica città meridionale sede di studi universitari fin dopo l’Unità.

A partire dal 1616 la sede universitaria fu posta nel Palazzo dei Regi Studi, l’attuale sede del Museo Archeologico Nazionale di Napoli. Nonostante il prestigio della nuova location il Seicento fu, come in gran parte degli atenei europei, un periodo di decadenza. Fu nel Settecento che, prima con gli Asburgo e poi con i Borbone, Napoli riprese ad essere uno dei maggiori centri di innovazione del pensiero europeo. A testimonianza della rilevanza europea dell’università di Napoli, nel 1754 fu affidata ad Antonio Genovesi la prima cattedra in Europa di economia politica, all’epoca «meccanica e di commercio».

Nel 1777 la sede fu trasferita nel Convento del Salvatore, dove risiedeva precedentemente il Collegio Massimo dei Gesuiti. Il nuovo trasferimento fu fortunato in quanto l’ateneo si impose come fulcro della cultura dell’intero regno borbonico. Durante il decennio di dominazione francese (1806-1815), l’Università visse un cambiamento radicale e una forte espansione della propria influenza sulla città. Si articolò in cinque facoltà connesse all’Osservatorio astronomico, all’Orto botanico e ai Musei di mineralogia e zoologia.

L’università nell’Italia unita

Dopo la nascita del Regno d’Italia, l’università nata per volere di Federico II dovette uniformarsi alla legge Casati, rivelando forti disparità rispetto alle altre sedi italiane, dovute alla forte concorrenza degli altri istituti privati. Grazie ad un grande lavoro di ammodernamento l’ateneo partenopeo riuscì ad abbattere tali diversità. Francesco De Sanctis, Direttore e Ministro della Pubblica istruzione a cui fu affidato il piano di rinnovamento dell’ateneo, si impegnò a fare dell’Università di Napoli un polo di riferimento in Italia e in Europa. 

Tra fine Ottocento e inizio Novecento l’Università trovò la sua casa definitiva. La struttura del Convento del Salvatore apparve ormai inadeguata ad ospitare la terza popolazione studentesca per numero in Europa. La sede centrale divenne allora il maestoso Palazzo dell’Università di Corso Umberto I, costruito tra il 1897 e il 1908. 

Leggi altri luoghi di Napoli: San Carlo, Port’Alba, Piazza Dante

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