Ferdinando Palasciano e la neutralità del ferito

I feriti, a qualsiasi esercito appartengano, sono per me sacri e non possono essere considerati come nemici. Il mio dovere di medico è più importante del mio dovere di soldato.

Nato a Capua nel 1815, Ferdinando Palasciano si laureò giovanissimo in Lettere e Filosofia, prima di conseguire la laurea in Veterinaria e, infine, quella in Medicina e Chirurgia. All’età di trentatré anni è nominato ufficiale medico dell’Esercito delle Due Sicilie e si ritroverà coinvolto nei moti insurrezionali del 1848. Sarà proprio in questo frangente che Ferdinando Palasciano svilupperà quegli ideali e quei valori che faranno di lui un precursore di quella che sarà la Croce Rossa che nascerà di lì a breve, nel 1863.

Eclatante il suo atteggiamento che gli costò l’accusa di insubordinazione: contrariamente agli ordini del generale Carlo Filangieri, Palasciano si apprestò a fornire soccorso a tutti i feriti sul campo di battaglia, senza distinzione di fazione. L’anteporre la sua figura di medico a quella di soldato rischiò di essergli fatale, la pena per gli insubordinati era infatti la fucilazione, ma l’intervento di re Ferdinando II commutò la pena ad un anno di carcere.

La sua esperienza accese i riflettori sul ruolo del medico durante i conflitti e sulla necessità di considerare i feriti come individui neutrali. Il suo scritto La neutralità dei feriti in tempo di guerra del 1861 ebbe risonanza in tutta Europa e fu una delle basi della Convenzione di Ginevra del 1864 che originò la Croce Rossa. Nonostante ciò, quando la Svizzera chiese ad ogni Paese del mondo di inviare un delegato per sottoscrivere la nascita dell’organizzazione, la scelta dell’Italia non ricadde su di lui.

La sua fama, dovuta anche alle grandi doti tecniche in ambito chirurgico, crebbe esponenzialmente e gli valse la cattedra di Clinica Chirurgica all’Università di Napoli. Medici e studenti da tutta Europa parteciparono alle sue lezione per imparare la sua tecnica. Nel 1882, inoltre, fu tra i fondatori della Società Italiana di Chirurgia insieme ai professori Albanese (Università di Palermo), Loreta (Università di Bologna) e Bottini (Università di Milano). Intraprese anche la carriera politica, divenendo Deputato al Parlamento e Consigliere e Assessore al Comune di Napoli.

Morì nel 1891 stremato da una grave forma di demenza mentale che lo aveva accompagnato negli ultimi anni. Fu sepolto nel quadrato degli uomini illustri del cimitero di Poggioreale.

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