Domenica 20 Novembre va in scena sul palcoscenico de Il Pozzo e il Pendolo Teatro di Napoli lo spettacolo Filtri d’amore ed altri miracoli.
Filtri d’amore ed altri miracoli è uno spettacolo scritto e diretto da Gennaro Monti, composto da cinque storie, cinque oggetti e cinque canzoni a incorniciare i drammi e i destini di amori lontani. Infatti, dopo aver raccontato i misteri e i peccati capitali nella cultura popolare, la storia prende una strada nuova sempre nel solco delle credenze e delle tradizioni più affascinanti del nostro sud, e non solo.
Presentato da ‘Storie senza fissa dimora’, l’allestimento, che vede in scena Sonia De Rosa (voce e prosa), Davide De Rosa (chitarra e chitarrino) e Gennaro Monti (prosa e chitarra), è un racconto intimo e ritmico di fatti e cose realmente vissute. Storie e dicerie, misteri e segreti sussurrati, che vivono e ruotano attorno “la possessione degli oggetti” nella cultura popolare.
La trama
Una vecchia credenza di legno, una corona di argento opaco, una croce rubata, una bottiglia di vetro a forma di gatto, un tozzo di pane raffermo sono ‘protagonisti’ di cinque storie raccolte in cinque territori del Sud Italia per altrettanti racconti, che partono dall’Est e si ritrovano nel fulcro della cultura contadina: la fiera.
“Gli oggetti parlano, sono scrigni preziosi – così Gennaro Monti in una nota – che ho appreso dalla mia infanzia, vissuta nelle campagne Calabresi, e da lì è cominciata la ricerca. In poche parole Filtri d’amore ed altri miracoli è uno spettacolo sospeso tra fatto esistente e fatto sospeso”.
Il viaggio parte proprio da una fiera di paese che raccoglie mille suoni, dialetti e provenienze. Da quest’umanità incredibile si evince quanto siamo vicini ad ogni parte del mondo. Da questo miscuglio necessario, comprendiamo la bellezza della contaminazione, il mistero più grande del nostro Sud.
Dai Balcani a un paese sconosciuto della Basilicata, da posti impossibili le cose viaggiano e si ritrovano alle fiere per bagnarsi di nuova vita tra mistero e fede. Cinque storie che incrociano la sacralità riconosciuta a quella popolare, cinque eroi che non sono sui libri. Le vicende si alternano con le canzoni suonate come un ensemble zingaro, e in ogni racconto la musica e il suono dialogano con l’attore.
Ed è così che la narrazione rivela, nel suo incedere, quanto gli oggetti riescano a traferire la storia di ‘dove sono nati’, e con la storia anche la magia, la vita di chi li ha posseduti.