Flavia Bracale, raccontarsi su tela

Flavia Bracale
Flavia Bracale

Curiosa, emotiva e napoletana, si definisce così Flavia Bracale, pittrice autodidatta ma anche ingegnere edile da 110 e lode.

Il racconto delle donne di Napoli prosegue con Flavia Bracale, artista partenopea in cui sensibilità e forza si fondono formando una sintesi perfetta che si rivela ad ogni risposta con tono allegro e coinvolgente.

Flavia Bracale

Flavia, innanzitutto come e quando è nata la tua passione per l’arte?

La mia passione per l’arte è nata con me, ho seguito un percorso di studi molto diverso ma disegno da che ho memoria! Essendo una persona molto emotiva, ho sempre vissuto la pittura come un momento personale e intimo in cui esprimere le mie emozioni.

Lo scorso dicembre hai sentito la necessità di condividere con altri le tue opere, da lì la tua prima esposizione Anime di carta, di cosa si tratta?

Anime di carta è un progetto creato per rappresentare i miei stati d’animo e gli attimi vissuti. Si chiama così perché i soggetti delle opere sono in carta da imballaggio: disegnati, ritagliati e poi incollati su tela. La tecnica è nata un po’ per caso, ma sin da subito ho trovato d’impatto il contrasto materico tra la carta e i colori vividi, poi mi piaceva l’idea che la carta potesse simboleggiare la fragilità delle donne raffigurate, e cioè le molteplici versioni di me stessa. Infatti, tutto è partito dal bisogno di raccontarmi, così con l’aiuto di un amico fotografo ho realizzato degli scatti e li ho utilizzati per raffigurare varie emozioni. La mostra è stata l’occasione per mostrarmi agli altri e, in un certo modo, per farli entrare nel mio diario, perché nel mio processo creativo c’è sempre una fase di scrittura che precede la pittura, così ad ogni tela dell’esposizione si affiancava una frase o una poesia scritta in concomitanza con la realizzazione dell’opera.

Oltre alle donne, altro motivo ricorrente nella tua pittura è il Vesuvio: qual è il tuo rapporto con Napoli?

Il rapporto che ho con Napoli è il rapporto che ho con me stessa. Vivo una forte immedesimazione nella mia città: sono laureata in ingegneria ma sto provando a fare l’artista e in effetti mi sono sempre sentita spaccata in due. Napoli, allo stesso modo, è meraviglia ma anche criticità, ha un doppio volto che ritrovo anche in me. Forse proprio per questo è una città che mi accoglie benissimo e in cui mi sento a mio agio: la trovo meravigliosa, eppure, mi lamento di lei, sono aggressiva nei suoi confronti quanto lo sono con me e al tempo stesso la amo, come cerco di amare ciò che sono e cosa faccio.

Napoli accoglie benissimo te ma anche le tue opere, infatti è ora in corso la tua nuova mostra…

Sì! Le mie tele sono di nuovo in esposizione, questa volta al Vernissage di via Bellini, e ci resteranno fino al 16 luglio. Questa mostra è diversa da quella di dicembre: prima c’erano soltanto le donne e tanto spazio all’interpretazione degli osservatori, ora invece ho avvertito l’esigenza di scrivere sulla tela per comunicare apertamente il mio pensiero.

Nella breve descrizione che fai di te stessa sui social, a ‘emotiva’ e ‘curiosa’ si affianca ‘napoletana’, quasi come se questa parola, lungi dall’indicare una semplice provenienza, avesse un suo inequivocabile significato e bastasse già da sola a esprimere un preciso tratto della tua personalità, al pari di qualsiasi altro aggettivo qualificativo, ma cosa significa per te ‘essere napoletana’?

Sì, in effetti in ‘napoletana’ raccolgo una serie di aggettivi che mi rappresentano e che penso rappresentino un po’ tutti i napoletani, primo fra tutti l’essere frettella, impaziente, l’andare sempre di corsa! Credo che anche i colori accesi che utilizzo siano indicativi della mia napoletanità, così come la prevalenza del blu che richiama il mare, cui io sono legatissima. Il ‘napoletano’, per come lo intendo io, è una persona gentile, genuina e generosa, in questo preciso ordine d’importanza, perché quando incontri la gentilezza ci fai caso e per fortuna questa qualità è tipica di molti napoletani… quelli di cui vale la pena incrociare lo sguardo.

Lo sguardo è un concetto chiave nella pittura di Flavia, che alle donne dei suoi quadri non ha mai dipinto gli occhi. Nude ma raccolte, si lasciano osservare ma non consentono a nessuno di guardarle davvero e di vederne l’anima che, lo sappiamo, spesso ci tradisce e si svela negli occhi.

flavia bracale«E’ come se queste donne, che poi sono me, volessero raccontarsi ma anche preservarsi» dice Flavia per spiegare questa scelta artistica. In realtà però, che siano rannicchiate, di spalle oppure di profilo, a colpire è la capacità comunicativa delle ‘Anime di carta’ che, pur senza occhi, sembrano guardarti a fondo. Carta da imballaggio e colori accesi, sensibilità e forza, ingegneria e arte, la Napoli delle meraviglie e quella delle criticità: in Flavia convivono tanti opposti che poi si risolvono sulla tela in pennellate decise che parlano un’unica lingua, quella dell’emotività.

Questa storia, che è un po’ un elogio delle contraddizioni, sembra volerci ricordare che non sempre scegliere una strada significa dimenticare l’altra, che possiamo essere tante cose assieme, abbracciare le nostre contraddizioni, fare pace con tutte le piccole versioni di noi stessi, perché tra il bianco e il nero ci sono infiniti colori, come quelli delle opere di Flavia, donna napoletana e (quindi) gentile che splende nella sua variopinta natura, un po’ da ingegnere, un po’ (molto) da artista.

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