Giuseppe La Gala, due anni al servizio della città di Napoli

Giuseppe Caino La Gala, Comandante provinciale dei Carabinieri di Napoli - foto archivio Rogiosi
L’intervista integrale a Giuseppe Lagala, presente nel numero di questo mese de ‘l’Espresso Napoletano’.

Ripercorrere due anni alla guida del Comando provinciale dei Carabinieri di Napoli può rivelarsi un viaggio difficile da affrontare, vista la realtà così sfaccettata della nostra città. Invece di lanciarci nell’elenco di successi che il Comandante Giuseppe La Gala ha ottenuto negli ultimi due anni alla guida del Comando, abbiamo quindi preferito che fosse proprio lui, con le sue parole, a raccontarci questa esperienza così intensa.

– Generale, sono passati due anni da quel settembre 2019 e dalla sua nomina a Comandante dei Carabinieri di Napoli. Se volessimo tirare le somme di quest’avventura… ?
Ho vissuto un’esperienza intensa ed entusiasmante in una grande città metropolitana, qual è Napoli, che ho trovato accogliente, dinamica, creativa e operosa.  In questi 2 anni, è stata ulteriormente incrementata la nostra presenza sul territorio, senza entrare nel merito degli oltre 10.800 arresti. 
Ma per tirare le somme di questa avventura, difficile e faticosa per tutti, non voglio affidarmi ai numeri che sarebbero solo il ritratto gelido di un lavoro fatto col cuore: incalcolabile, quantificabile invece solo dal peso dalle emozioni vissute. Non voglio assolutamente ripercorrere tutto ciò che è stato fatto, tutte le operazioni di servizio.
Due anni, in cui oltre a combattere le varie emergenze connesse con la pervasiva criminalità organizzata, gestendo comunque l’ordinaria quotidianità, abbiamo combattuto un nemico invisibile, il Coronavirus, che ha messo e mette tuttora a dura prova l’intera umanità. È un nemico subdolo, contro il quale solo scienza e prudenza potranno aiutarci.
Sono stati due anni intensi di emozioni con grandi eventi a livello nazionale e internazionale e per ultimo il G20. Tutti eventi che sono stati gestiti, sotto l’aspetto della sicurezza, nell’ambito di un CPOSP che ha lavorato con grande tenacia e solerzia, sotto la magistrale direzione del Prefetto Valentini, con un grande lavoro sinergico e di squadra fra tutte le Forze di Polizia, con il Questore Alessandro Giuliano e il Gen. Gabriele Failla, con i quali si è instaurato un vero, leale rapporto di Amicizia e grande stima. 
Napoli è stata un’importante palestra sotto il profilo del contrasto alla criminalità organizzata, condividendo, sin da subito, l’appello del Procuratore Giovanni Melillo a considerare il fenomeno camorristico in una dimensione unitaria e globale, rifiutando quella comoda narrazione, che riconduce tutto ad una caotica contrapposizione di sterili interessi materiali. Ringrazio pertanto tutti i magistrati con cui siamo stati in prima linea nella localizzazione e cattura dei latitanti e nel contrasto alla camorra, sottraendo ai clan beni di provenienza illecita per un valore complessivo pari a oltre 108 milioni di euro, di cui 56 milioni solo nel 2021. 
Ma la migliore politica di sicurezza – a mio avviso – è stata quella di puntare sui giovani e sul dialogo. Siamo entrati nelle scuole, anche attraverso la didattica in video collegamento, spiegando ai ragazzi l’importanza del rispetto delle regole e degli atteggiamenti responsabili. Solo l’anno scorso, nonostante la DAD, abbiamo raggiunto quasi 17.000 studenti nell’ambito delle conferenze per la promozione della cultura della legalità.
E questa è una delle battaglie che combatto quotidianamente: donare alle nuove generazioni uno sguardo cosciente e maturo sul futuro: l’obiettivo è quello di avvicinare i ragazzi alla legalità, illustrare le regole, perché spesso i ragazzi non sanno che, quello che loro considerano scherzo, in realtà, è un reato.
Ecco, se devo tirare le somme di questa mia avventura, penso sia questo il vero obiettivo che il Comando Provinciale ha voluto perseguire: la vicinanza al cittadino, con quell’uniforme che deve essere vista come uniforme amica e pronta ad aiutare tutti, sempre e in ogni circostanza. 

– A chi rivolge il suo pensiero dopo questa sua esperienza totalizzante?
Ringrazio prima di tutto il buon Dio e la Virgo Fidelis, protettrice dell’Arma, per questi due anni per me impegnativi e di grande responsabilità, in un incarico totalizzante. 
I
l mio primo pensiero è poi rivolto a tutti i miei 3.600 Carabinieri delle 100 Stazioni e Tenenze, delle 16 Compagnie con i Nuclei Radiomobili, dei 3 Gruppi e dei Nuclei Investigativi e Informativi che ho avuto l’onore di avere alle mie dipendenze. Donne e uomini che si sacrificano quotidianamente per garantire la sicurezza al cittadino. Non smetterò mai di ringraziare i miei carabinieri non in senso di possesso, ma in senso affettuoso e paterno. 
L’Arma dei Carabinieri – da sempre in prima linea nel sociale oltre che nella prevenzione e contrasto dei reati – in questo periodo di pandemia è stata ancor più vicina al cittadino. Sono pertanto particolarmente commosso per la grande generosità del ‘Carabiniere’: centinaia e centinaia sono stati gli anziani di Napoli e provincia che non potendo uscire di casa ed avendo i propri cari lontani, hanno ricevuto a casa la loro pensione dal Comandante di Stazione. Durante il lockdown, i carabinieri hanno portato viveri a domicilio a famiglie disabbienti, medicinali e bombole d’ossigeno a persone ammalate e tablet agli studenti per le lezioni in DAD. Ma abbiamo anche e soprattutto fornito una parola di conforto a chi – solo e avvilito – chiamava in caserma vedendo il Carabiniere come qualcuno con cui confidarsi.
Innumerevoli sono stati i singoli episodi dove i Carabinieri – in attività di istituto o liberi dal servizio – si sono distinti.
Sacrificio e generosità sono le parole d’ordine, un concetto che è comune denominatore di ogni comportamento del Carabiniere. Impossibile non pensare poi a quei militari che si sono ammalati di Covid o che addirittura hanno perso la vita durante il servizio finalizzato alla limitazione del fenomeno epidemico. A loro e ai loro familiari va il mio affettuoso ringraziamento e sentimento solidarietà.

– Nella sua carriera è stato anche comandante provinciale dei carabinieri a Roma, Ostia e Milano. Dopo aver vissuto realtà diverse, ci può dire in cosa la città di Napoli si differenzia dalle altre?
Ho retto il Comando Provinciale di Milano e ancor prima i Gruppi di Ostia e Roma, certo, ma sicuramente la città di Napoli si differenzia da tutte le realtà in cui sono stato, girando l’Italia da Nord a Sud. Napoli è come un quadro stupendo e dal valore inestimabile, ma con una cornice particolare. Tutti guardano e criticano quella cornice, senza neanche osservare quel dipinto meraviglioso all’interno. Questa – dal mio punto di vista – è Napoli. Una realtà con all’interno miliardi di sfaccettature; piena delle sue contraddizioni che ne costituiscono tuttavia la cifra dell’unicità e della bellezza.
Una città sicura più di tante altre metropoli moderne del mondo e che in alcuni luoghi vede il tempo fermarsi. Venite a Napoli, visitatela e fatelo a piedi. Napoli va visitata a piedi, conserva posti la cui veduta non ha prezzo. In ogni angolo c’è storia e fascino. Amo Napoli e ci tornerò sicuramente da turista. Ma soprattutto a Napoli c’è gente carica di tanta generosità e di calore umano, unica al mondo.

– Il suo rapporto con la città e con i Napoletani com’è stato?
Un rapporto bellissimo pervaso di genuinità e di carnalità che solo i napoletani hanno. A Napoli è iniziata la mia vita militare 39 anni fa, presso la straordinaria Scuola Militare “Nunziatella”, quando avevo 15 anni, ed è anche per questo che Napoli è, nel mio cuore, un qualcosa di unico. Ecco perché sono dispiaciuto quando sento parlare di Napoli solo in senso negativo, perché Napoli è tutt’altro. 
Sono andato in tutte le città dell’intera provincia, anche solo per un saluto veloce ai miei carabinieri o per conoscere alcuni Comuni apparentemente lontani dalla città di Napoli. Ebbene ho sempre incontrato persone che mi hanno accolto con il calore e la nobiltà d’animo che contraddistingue le persone oneste. I napoletani ti guardano negli occhi e parlano con il cuore – come faccio io – misurano l’uomo dietro l’uniforme e ti apprezzano per quello che sei. 
Un popolo, infatti, di cui ho apprezzato da subito l’innato slancio, il generoso istinto ad aiutare chi è meno fortunato, chi dalla vita ha subìto duri colpi. Quella genuina voglia di porgere una mano e con essa offrire un’occasione di riscatto. E a Napoli sono tante le iniziative in tal senso sia da parte delle varie associazioni presenti sul territorio, ma anche dei tanti sacerdoti che operano in quartieri difficili e di tutte le persone che operano nell’azione di sostegno alle fasce deboli.

– I suoi due anni da Comandante sono stati sicuramente intensissimi, anche a causa della pandemia. In che modo ha coordinato i suoi Carabinieri per affrontare l’emergenza?
Io, da parte mia, ho messo sempre al primo posto il rapporto umano, favorendo il gioco di squadra, con fermezza, determinazione, umanità, giustizia, passione e fede cristiana. 
Ho cercato sempre di essere ottimista portando ovunque entusiasmo e passione, sempre con due motti: a fare del bene mi fa stare bene, e soprattutto fai agli altri ciò che vuoi che gli altri facciano a Te. Ai miei carabinieri dico sempre di essere felici e ringraziare il Buon Dio dei tanti doni che ci dà.
Ho avuto la fortuna di avere dei collaboratori seri, onesti, generosi e dediti al sacrificio. La città di Napoli è una realtà complessa. È necessario, pertanto, essere sempre “sul pezzo”! Per affrontare la pandemia abbiamo agito – e lo stiamo ancora facendo, perché ricordo a tutti che l’emergenza non è terminata – in modo sinergico e saldo. Abbiamo operato sensibilizzando empaticamente le persone circa la pericolosità del momento che noi tutti stavamo e stiamo ancora vivendo. Ovviamente però, come il buon padre di famiglia farebbe, quando c’è stato bisogno di essere severi lo siamo stati.  

– Un’altra battaglia è stata quella per la proliferazione di altarini e murales. Cosa ne pensa?
Gli altarini e i murales disseminati in città e provincia, simulacri che celebrano la memoria dei morti, sono da tempo immemore parte del tessuto culturale di questa realtà. Molti di questi, realizzati senza autorizzazioni e votati al ricordo di persone legate alla criminalità, alimentano quella che ritengo una mitizzazione negativa. Chi osserva queste opere senza quella maturità intellettuale, propria della parte sana della popolazione, legge in quei simboli l’incarnazione di un principio, erroneamente positivo, quasi da ricalcare. 
Sembra paradossale se non illogico che l’immagine di un boss morto, magari ucciso in un agguato, possa suscitare una forte spinta emulativa. Eppure, questo può accadere. Specie nei più giovani il cui spirito critico è ancora acerbo e condizionabile. Porto l’esempio dell’altarino eretto in memoria di Emanuele Sibillo – “ES17” – custodito in un androne condominiale prospiciente ad una scuola elementare.
Nei bambini, un simbolo come questo avrebbe potuto suggerire – e probabilmente negli anni lo ha fatto – che la strada verso la grandezza, la notorietà, la dignità ed il prestigio passi necessariamente per le vie alternative offerte dalla criminalità. La conferma a questa mia affermazione l’ho avuta da una ragazza di 15 anni. Mia moglie, che insegna diritto in una scuola di Napoli, ha chiesto ai suoi studenti cosa ne pensassero della rimozione dei murales: i ragazzi erano contenti e addirittura una ragazza di 15 anni ha raccontato che suo fratellino piccolo, guardando un murales, le aveva detto che da grande avrebbe fatto il possibile per essere raffigurato su un murales, anzi le aveva chiesto come fare per essere come il ragazzo raffigurato nel murales.

– Ha conosciuto Napoli sotto tanti aspetti. Ora che va via, cosa porterà dentro di questa città e che futuro prevede per Napoli e i Napoletani?
Sono così tante le cose che oggi vorrei dire per descrivere Napoli e tutto ciò che questa meravigliosa città ha impresso indelebilmente nel mio animo.
Città ricca di storia e di umanità. Colma del grande cuore della sua gente, la brava gente che, su oltre 3 milioni di persone, sento di poter dire che rappresenti la stragrande maggioranza del popolo napoletano. Un popolo di cui ho sempre apprezzato l’innata generosità. 
Lascio una città in fermento, viva, forte dei suoi valori e delle sue storiche contraddizioni che forse, ancor di più, ne alimentano il fascino e l’unicità. Una città con il desiderio profondo di un riscatto generalizzato e lo dimostra il fatto delle tante realtà sul territorio che a fianco alle Istituzioni combattono per la legalità.
Auguro a Napoli di brillare sempre come il suo splendido sole e a tutti i napoletani di essere sempre custodi e gelosi della loro generosità e del loro modo d’essere.
E con questo, saluto e abbraccio idealmente tutta Napoli e tutti i miei Carabinieri. 

Grazie a tutti.

Share on facebook
Share on twitter
Share on whatsapp
Share on email
Share on telegram

La nostra rivista
La nostra
rivista
L’Espresso Napoletano diffonde quella Napoli ricca di storia, cultura, misteri, gioia e tradizione che rendono la città speciale e unico al mondo!

SCELTI PER TE