Porta il nome del grande genio nolano Giordano Bruno, notissima figura del monachesimo del primo Cinquecento che propose innovative prospettive filosofiche e teologiche, l’Hotel Palazzo Giordano Bruno.
L’Hotel Palazzo Giordano Bruno è una realtà situata in un luogo privilegiato che serve ottimamente la zona industriale e commerciale di Nola. Grazie alla volontà e alla tenacia della famiglia Perrotta, che fortemente ha voluto un’opera che oggi è una meravigliosa opportunità di soggiorno in cui favorire l’incontro tra cultura ed arte, il Palazzo è anche un Museo dedicato al frate domenicano.
La struttura, infatti, è impreziosita dalla pregiata collezione realizzata dal maestro Peppe Capasso, artista versatile di fama internazionale capace di offrire nelle sue opere un risultato inedito, prodotto dai suoi interessi non solo per la scultura in genere, ma anche per l’ambiente, il teatro, la poesia, la storia e le dottrine esoteriche. Nonostante la fama, la genialità e la vicenda storica di Giordano Bruno, quando l’hotel è stato inaugurato non esistevano ancora musei a lui dedicati: il Palazzo offre al contrario anche questa nuova opportunità.
Sono circa cento le opere d’arte contemporanea distribuite negli spazi rilevanti di tutta la struttura, strategicamente fissati in luoghi illuminati. «L’apertura al pubblico di un albergo contenente una collezione di opere dedicate a Giordano Bruno – scrive l’architetto Pasquale Lettieri – è il migliore omaggio che la famiglia Perrotta e il maestro Capasso potessero fare, dotando la città di Nola di una struttura di eccellenza, che si avvale dell’omonimo hotel, dove si susseguono opere di grande qualità, filosoficamente e poeticamente, oltre che artisticamente». È indubbio che l’idea di “far vivere” opere d’arte in un luogo “vissuto” favorisce il rinnovamento, da più parti invocato, dell’idea stessa di “museo”. Opere d’arte, infatti, spesso “confinate” in un sito che non ha altro scopo che quello di “mettere in mostra” quelle opere stesse, possono produrre un’inversione dell’interpretazione stessa dell’oggetto d’arte. Non solo: l’opera viene “vista” ma non vissuta”. Al contrario, negli esperimenti come quello dell’Hotel Palazzo Giordano Bruno, l’opera “vive con” e “vive nello” spazio, senza essere semplice ornamento o, peggio ancora, decorazione del luogo che la ospita. L’unico modo di far vivere l’arte è non esiliarla alla semplice “messa in mostra”: anche gli oggetti d’arte hanno bisogno di “con-vivere” tra gli spazi. Viene da qui la caratteristica e la forza di questo albergo-museo: uno spazio di ospitalità ed eleganza, di accoglienza e cultura che vuole rilanciare, e rilancia, non solo la figura dell’esimio frate domenicano ma anche il territorio stesso. «Una pagina di cultura – scrive ancora Pasquale Lettieri –, frutto del miglior modo di praticare l’arte e del miglior modo di spendere una sacrosanta ricchezza. Grazie all’albergo-museo bruniano, progettato su commissione della famiglia Perrotta dall’architetto Vincenzo Russo, con tutto quello che è necessariamente a esso collegato (l’area in cui insiste), abbiamo la possibilità di vedere, contemplare e conoscere una delle migliori espressioni del patrimonio visuale della nostra cultura mediterranea, permettendo l’allargamento della capacità di attrazione di un turismo di viaggiatori interni e internazionali: un pubblico lieto di pagare per poter soggiornare e vivere a contatto con i simboli del nostro passato, che sono anche gli stimoli del nostro presente».
E tutto questo non sarebbe mai stato possibile senza l’intelligenza imprenditoriale di una famiglia di albergatori come quella dei Perrotta, del genio artistico del maestro Peppe Capasso e dell’audacia inventiva dell’architetto Vincenzo Russo. Un trinomio garante di gusto e oculatezza.