I pastori della quotidianità

Pulcinella
Pulcinella

Napoli è come un presepe. I suoi sono pastori della quotidianità, somigliano a improbabili personaggi che, a pieno titolo, potrebbero apparire in una commedia di Raffaele Viviani o di Eduardo De Filippo. Volti e storie che rendono la città dei vicoli un naturale palcoscenico a cielo aperto. Ci sono artisti mendicanti, pulcinella con mandolino, figuranti, artigiani fai-da-te, stravaganti pazzarielli, pittori madonnari, burattinai, musicisti, attori, poetesse ambulanti, venditori improvvisati, disperati di ogni risma con la mano tesa. Ecco la città della bellezza e della maledizione, dell’inferno e del paradiso, dell’orrore e della gioia. Una galleria di volti e storie che l’Espresso napoletano ha raccolto e raccontato.

Ti inoltri nel ventre molle della città d’arte e aguzzi i sensi. Pochi metri e in via Toledo incontri Maria Manolackte, 57 anni, travestita da statua della libertà. È dipinta di bianco con una corona in testa e nella mano la fiaccola. A chi si avvicina e lascia una monetina regala i numeri della fortuna. “Sono rumena e lavoro come mimo – racconta – prima facevo la badante ma dopo un’operazione ho dovuto smettere”.

Pochi passi e all’ingresso della Galleria Umberto I c’è Massimo, 41 anni, napoletano verace dei Quartieri Spagnoli: si è inventato un carrettino vetrina con vedute del Golfo di Napoli dove espone chincaglierie prodotta in famiglia. Sul cappello a paietta una serie di cornetti ben auguranti. “Vendo il folclore, promoziono la napoletanità, ai turisti spiego l’importanza del corno e ne illustro i poteri da amuleto contro il malocchio”. “I corni non sono tutti uguali: si differenziano per colore, forma, e ‘intervento’. Devono essere costruiti seguendo antiche formule altrimenti non hanno potere contro il maleficio e il malocchio. Il più gettonato è il corno imperiale rosso scuro che agisce e procura il buon auspicio”. Non solo corni ma anche pulcinella. “Nelle nostre maschere gli occhi non si vedono – sostiene Massimo – per un motivo preciso: rappresentano l’anima segreta della città, quella che non si vede”.

All’angolo tra il teatro Augusteo e la funicolare c’è il banchetto di Margherita Garbo, 78 anni, una bisnonna che per oltre 38 anni con il suo chiostro ha venduto migliaia di biglietti della lotteria Italia. Lei ha sempre dato il ‘tu’ alla Dea bendata. “Ho chiuso il chiostro perché i miei figli e nipoti dicevano che ero troppo vecchia per stare in strada”. Qualche mese dopo Margherita era già in azione. “Mi mancava la chiacchierata – confessa – piano piano mi sono riorganizzata con un tavolino: lo apro ogni mattina nel punto preciso dove sorgeva il chiostro”.

Un suono di trombetta, giri la testa e vedi un altro carretto fatto-in-casa con ai lati disegnati dei limoni: ci sono due blocchi di ghiaccio e diverse bottiglie di sciroppi. È l’attività, per così dire, commerciale di Mimì, 48 anni, da oltre venti a grattare il ghiaccio e fare bibite. Attenzione a dove metti i piedi. Puoi trovarti, involontariamente, dentro una rappresentazione sacra. Una madonna, due angeli, un santo: non c’è più il marciapiede ma un affresco. A Gennaro Gargano, 57 anni, pittore e madonnaro autodidatta, bastano pochi gessetti. Piccoli movimenti d’artista e ci si ritrova nella Cappella Sistina. “Sono un pittore, ma per tirare a campare mi adatto e realizzo ritratti sacri – spiega – l’arte non ha spazio anzi bisogna difenderla ogni giorno: prima i vigili mi hanno detto che con i gessetti imbratto la strada. Appunto».

Una pausa, un caffè. Mentre sorseggi dalla tazzina, ecco che compare Maria D’Agostino, una signora non più giovanissima, che regala poesie composte da lei e scritte a macchina su foglietti volanti confezionati con una stellina, una rosetta e una nuvoletta. Esile, soave e delicata Maria si avvicina e con voce sottile dice: “La vuoi la poesia della statua? L’ho scritta ieri sera. Leggila e dimmi se ti piace…”. Appollaiato su di un muretto del Lungomare con lo sguardo proteso e pensoso fissa il Vesuvio e il Castel dell’Ovo. Due giovani in sella ad uno scooter rallentano e lo salutano: “Ciao Pulcinella, ti raccomando proteggi la città”. Lui è Ciro Calvi, 70 anni, da quasi 40 anni porta gli abiti di pulcinella: accompagna i turisti intonando al mandolino le antiche melodie partenopee.

C’è anche Mario Simpatia, autore e pensatore che si esibisce nei weekend: si legge dal suo biglietto da visita: “Se pulcinella chiamerai, ’na bella tarantella ballerai”. Non passa inosservato, in via Chiaia, invece, Mustafà, 27 anni, pachistano, artista di strada. Ha allestito una tavola con su una pizza e al centro del piatto c’è la sua testa mentre su di una sedia accanto il resto del corpo-manichino. “La gente pensa alla pubblicità di un locale – spiega ridendo – ma non appena faccio un fischio e muovo la testa nel piatto fanno un salto e mi guardano divertiti”.

La galleria dei nuovi pastori è inesauribile. C’è Giulio, 44 anni, artista viandante: è originario della Cecoslovacchia e si esibisce con la sua chitarra facendo danzare le marionette. Poi c’è Mark di Giuseppe, di origini americane, è un girovago napoletano. L’hanno ribattezzato il ‘nuovo pazzariello’, è un uomo-orchestra e indossa uno strano congegno autocostruito dove riproduce 30 strumenti tra i quali il “Bordellofono Tascabile” e “Radio Guaglione” che lo trasformano nell’orchestra filarmonica dei Quartieri Spagnoli. Ad augurarti buona giornata con il suono di un tamburo ci pensa Sebastian, percussionista nigeriano. E all’angolo di una viuzza che si arrampica lungo la Pignasecca non poteva mancare il braciere con le castagne e il coppettiello.

Tutto sembra immobile quando da un vicoletto irrompe una musica assordante in movimento. È la voce di Valentina Stella con “Passione Eterna”, bellissima canzone accompagnata da un carretto spinto da un ragazzo che vende cd pezzottati… Non sembra, ma è la Napoli-presepe con i suoi pastori della quotidianità.

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