Per quelli che ci sono stati, per quelli che ci sono e per i nostri figli.
Perchè almeno qualcosa non vada disperso.
Recita così una delle ultime pagine del meraviglioso volume Bagno Elena – In Posillipo dal 1840 (Rogiosi): 156 pagine ricche di fotografie ma anche, e soprattutto, di quegli aneddoti unici che, solitamente tramandati attraverso i preziosi racconti orali di generazione in generazione, costituiscono la memoria di un popolo, divenendo tal volta “leggenda”.
Curate meticolosamente da Bruno Aletta e Aldo De Francesco, le tredici narrazioni dipingono, con gran rispetto storico, ma in modo sempre brioso, fresco e interessante – come d’altro canto il tema esige – “un lembo della città, una storia collettiva che non può e non deve finire con i suoi ‘eroi’.”
Un’emozione, un aneddoto, un’immagine, un flash personale e peculiare, per ognuno degli autori che hanno contribuito a raccontare la magnifica cartolina che è il Bagno Elena.
Così ciascun metro di mare, di sabbia, di legno e di tufo della costa su cui è disteso lo stabilimento, è un angolo di vita, un frammento di memoria, eppure un trampolino per ciò che sarà.
Si legge del maestoso Palazzo Donn’Anna, con il suo “mondo delle ombre e della luce”, dei protagonisti meno abbienti – spesso obliati dalla Storia -: i pescatori, i femmenielli, Donna Clorinda e Zi’ Tore, il bagnino Don Alfonso “il barcaiuolo… il tuffatore, don Alfonso istrione, incazzoso, sempre allegro… che va in letargo e che rinasce col calore”.
Allo stesso modo, non mancano di abitare le preziose pagine patinate, quei personaggi illustri, i “Signori” di un tempo, circondati dell’aura che sempre, nell’immmaginario, illumina la raffinata “nobiltà in bianco e nero”: Lady Emma, “inglesina sensuale e travolgente, sposa fanciulla di William Hamilton”, Donna Modestina “troppo nobile per regalare un buffetto ed un sorriso”, i numerosi principi, duchi e perfino ‘o rrè!
Si legge poi della “Scuola di Posillipo” e dei suoi esponenti che, dipingendo en plein air, riproducevano cento, e ancora mille volte, quei paesaggi struggenti; de “a sciabica”, pesca praticata da almeno dieci, quindici pescatori alla volta, con la quale procacciare “spigole, cuocci, seppie, saraghi, triglie, alici, lacerti, pisce ‘e puosto“; delle melodie che incantarono il grande Riccardo Wagner; delle rubriche mondane del “Corriere di Napoli”, de “Il Mattino”, di Matilde Serao con i suoi “Mosconi” firmati “Gibus”, che non mancavano mai di annoverare il Bagno Elena tra le mete più ambite della “vita gaudente” cittadina.
Se è vero quanto affermato nella prefazione del volume, che “gode, Napoli, in quanto città, di una bibliografia a dir poco sterminata che, forse e senza forse, nessun altro luogo d’Italia, Roma compresa, può vantare”, è altrettanto vero che nessuna raccolta di volumi, in special modo qualora sia focalizzata sulla cultura ed il costume napoletani, può fare a meno di un’opera incantevole come questa, edita da Rogiosi.