Il Castello Guevara

castello_guevara_visto_dall'_esterno
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L’antico maniero restituito a nuova vita da un intelligente restauro segna ancora, oggi come ieri, il confine con la vicina Puglia.

Il corso del fiume Cervaro, che si protende verso la vicina città di Foggia, prima di bagnare il territorio pugliese, attraversa uno degli ultimi centri della provincia di Avellino: il piccolo borgo di Savignano Irpino. È un luogo ameno, immerso nel verde di boschi che costellano il territorio comunale, dove è possibile fare piacevoli escursioni nei pressi del laghetto detto “Aguglia” e delle sorgenti sulfuree di “Rifieto” e di Monte Sant’Angelo. Diverse le testimonianze archeologiche che farebbero risalire il primo insediamento umano addirittura al Paleolitico.

A Savignano, nel corso del tempo, si avvicendarono diverse antiche popolazione italiche: gli Umbro-Sabelli, gli Enotri, gli Osci e i Sanniti. Le origini del primo aggregato urbano sono comunque da attribuirsi ai Sabini, anche se il paese viene menzionato la prima volta in un documento risalente al 702 o al 902 d.C., in cui viene riportata notizia di una donazione di un Castrum Sabinianum (l’antico nome di Savignano) fatta dai principi beneventani Pandolfo III e Landolfo VI a Pondone, Conte longobardo di Greci.

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Il borgo subì una notevole opera di fortificazione con l’arrivo dei Normanni che eressero il castello su di un picco roccioso chiamato “Tombola”, in posizione dominante rispetto alla valle del Cervaro e all’intero territorio circostante. In origine il castello doveva estendersi fino alla chiesa Madre ed era circondato da un’imponente cinta muraria.

Oggi, di quello che fu l’impianto originario delle mura restano solo alcune tracce nella zona del sottopasso Finestroni. L’opera di fortificazione fu iniziata da un certo Conte Gerardo, alla morte del quale il feudo e il castello passarono ai suoi eredi: Dauferio, Briel e Gerardo I. In seguito la signoria di Savignano, che assieme all’ormai scomparso castello di Monte Castello – Ferrara, a sud-est dell’attuale centro urbano, e a quello di Greci formava la Baronia di Greci, passò al normanno Sarolo che, per essersi ribellato a Tancredi d’Altavilla, perdette sia il feudo che la vita. Savignano e il suo castello divennero allora possedimento di Giacomo Guarna. In seguito, nel 1270, Carlo d’Angiò donò il territorio al suo conterraneo, Guglielmo de la Lande. Nel 1294 il territorio pervenne a Novello Spinelli attraverso il matrimonio contratto con Bertranda, figlia di Guglielmo de la Lande.

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Il feudo rimase proprietà della famiglia de la Lande fino agli inizi del XV secolo, quando la regina di Napoli, Giovanna II, lo assegnò a Francesco Sforza. Savignano cambiò però nuovamente di mano passando agli Spinelli nel 1442, in seguito alla conquista del regno da parte di Alfonso d’Aragona. Infine, il feudo fu assegnato a Innico De Guevara, Gran Siniscalco, marchese del Vasto e conte di Ariano. Con questa acquisizione, i De Guevara assunsero anche il titolo di Conti di Savignano e mantennero il possesso del castello e di tutto il territorio circostante fino al 1799, lasciando una tale impronta che perfino il nome del castello cambiò assumendo quello della nobile famiglia. I De Guevara, col tempo, mutarono la destinazione d’uso al fortilizio, rendendolo una dimora gentilizia. Essi eliminarono il fossato e le porte e trasformarono le bocche da fuoco in finestre, adibendolo a residenza personale ma anche a centro di amministrazione e deposito di granaglie. Tale rimase fino al XIX secolo e da alcuni atti del catasto risalenti al 1753 e al 1808 sappiamo che il castello era composto di sei vani superiori e sei vani inferiori destinati ad uso abitativo. Fino al 1880 il castello fu ancora abitato e non subì sostanziali modifiche, nonostante alcuni danni dovuti al terremoto del 1732. Fu poi abbandonato per tutto il Novecento e alcune sue parti ritenute pericolanti furono abbattute.

Dopo il sisma del 1980 il castello divenne un rudere che solo di recente è stato oggetto di notevoli interventi di restauro. I lavori iniziarono nel 1990 e portarono alla luce portali, scalinate, un salone, i forni e un pozzo. Furono terminati nel 2006 e all’interno della struttura restaurata è stata ricavata una struttura polifunzionale e locali espositivi, un altro esempio intelligente di utilizzo delle importanti testimonianze lasciate dal nostro passato.

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