Il connubio perfetto fra la letteratura e il cinema rappresentato dal ‘Decameron’, o meglio, da quella che può essere definita la ‘commedia della vita’.
L’ingenuità di Andreuccio da Perugia contro la scaltrezza e la furbizia del popolo napoletano del Trecento.
Il Decameron è l’opera più importante di Giovanni Boccaccio, autore del Trecento, caposaldo della letteratura italiana insieme a Dante e a Petrarca. In questa triade Boccaccio è certamente l’autore più spiritoso e ricco di umorismo. La sua versatilità e la sua leggerezza emergono in tutte le sue opere e in particolare nel ‘Decameron’, in cui la furbizia, l’ingegno, la fortuna e il piacere sono i temi portanti. La spiritosità e l’intraprendenza dell’autore è in parte dovuta al periodo di vita che egli trascorse a Napoli dal 1327 al 1340. Fu costretto da bambino a seguire il padre in questa città dalla quale imparò i meccanismi della vita e fece esperienza del mondo. Boccaccio, originario di Firenze, tenterà per tutta la sua vita di ritornare a Napoli e per lui questa città rappresenterà sempre un periodo molto felice. Non a caso, il periodo degli anni trascorsi a Napoli sono gli stessi in cui diede alla luce le sue opere più originali. Colpito dall’operosità e dall’ industriosità dei napoletani nell’ambito del commercio decise di scrivere tutto ciò che questa città gli aveva insegnato nell’opera più importante, l’apice di tutte le esperienze della vita: Il ‘Decameron’. Opera nella quale raccoglie una serie di novelle, alcune di queste sono ambientate a Napoli e ritroviamo la descrizione accurata della metropoli napoletana di notte, con le sue strade, con i suoi vicoli stretti e i suoi personaggi strambi.
Un’idea così originale e innovativa non poteva non essere al centro delle attenzioni di Pier Paolo Pasolini, poeta, scrittore, regista e sceneggiatore, fra i più influenti intellettuali del Novecento. Pasolini decide di portare in scena ‘la commedia della vita’ e di filmare alcune di queste novelle. Nel 1971 esce nelle sale cinematografiche il film il ‘Decameron’. Fra tutte quelle portate sullo schermo merita di essere menzionata la novella di ‘Andreuccio da Perugia’ ambientata a Napoli, in cui ingegno, furbizia e fortuna sembrano tessere la tela del destino di un giovane sfortunato.
Andreuccio, interpretato dall’attore Ninetto Davoli è originario di Perugia, ma è costretto a recarsi a Napoli per condurre degli affari di mercato. È un ragazzino molto ingenuo che mostra in bella vista, senza pensarci due volte il denaro che possiede. Tra la gente del mercato, viene notato da una scaltra prostituta siciliana che gli tende una trappola: gli fa credere con gioia di essere la figlia ritrovata del suo stesso padre e lo invita a dormire nella sua casa, insistendo sul fatto che Napoli di notte non sia una bella città. Così Andreuccio si ferma a dormire dalla donna. Prima di coricarsi a letto, l’ingenuo ragazzo ripone il suo denaro in un cassetto e va in bagno per soddisfare i suoi bisogni, ma cade nella latrina e si ritrova improvvisamente in un vicolo cieco. Andreuccio grida a squarciagola cercando di riprendersi i suoi denari. In questa scena, Pasolini ha l’inclinazione di evidenziare l’essenza della città, ci mostra una Napoli con viuzze strette e sordide, strade umide e balconi trasandati, e soprattutto vie popolate da uomini furbi e in cerca di guadagno. Vengono riprese in primo piano le persone che si affacciano dal balcone, le quali imprecano contro Andreuccio cerando di farlo smettere di gridare a tarda notte. Inoltre, per ricreare nella maniera più verosimile possibile l’ambiente, Pasolini riporta le battute in napoletano e non il toscano fiorentino, la lingua utilizzata da Boccaccio nell’opera.
Andreuccio ormai sconfitto e stanco dai colpi di questi cittadini poco raccomandabili, incontra per la strada due ladri che lo invitano a saccheggiare la tomba di un cardinale defunto, sepolto con ricche vesti, preziosissimi gioielli, promettendogli in cambio metà di questo denaro. Andreuccio commette ancora un altro errore: si fida di questi uomini il cui unico obiettivo è quello di approfittarsi di lui. I due ladri fanno calare Andreuccio all’interno del sarcofago e scappano minacciati da alcune guardie. Andreuccio rimane nel sarcofago con il corpo di un vescovo defunto. Disperato, non sa che fare. Ha improvvisamente un’illuminazione: nel momento in cui arrivano altri ladri ad aprire il sarcofago, Andreuccio sbuca fuori spaventandoli, riesce a uscire portando via con sé tutta la sua ricchezza. Ecco, cosa aveva imparato Andreuccio durante una notte trascorsa a Napoli: a non fidarsi facilmente delle persone e a cercare sempre un’idea ingegnosa per poterla fare franca e uscirne vittorioso.