Coraggio, lealtà e difesa del bene comune.
Una storia d’amore che lega gli italiani ai carabinieri. Sentimenti che il generale di Corpo d’Armata Franco Mottola porta sulla sua pelle sin da quando era adolescente. Dall’entrata alla scuola militare Nunziatella ad oggi, alla guida del Comando Interregionale Ogaden di via Domenico Morelli, a Napoli.
Generale Mottola, quest’anno ricorre il bicentenario dell’Arma dei Carabinieri. Duecento anni al servizio della gente ma soprattutto tra la gente. Una peculiarità, quella del concetto di prossimità, che oggi più di ieri rappresenta il valore aggiunto della Benemerita. Qual è il rapporto dei cittadini con i carabinieri?
Le manifestazioni organizzate dal Comando Generale che si svolgeranno per celebrare i 200 anni dell’Arma tendono a onorare quelle figure che hanno messo al primo posto il bene comune e perso la vita per questo. Affianco al presidio del territorio si configura la necessità di essere disponibile e questa peculiarità è strettamente collegata alla qualifica di Benemerita. I Carabinieri sono una parte attiva integrata e integrante con la comunità. Ed è questa l’essenza stessa del Carabiniere. Un riferimento importante, solido e affidabile per i cittadini che da noi attendono la massima professionalità e la più generosa disponibilità del resto sono abituati ad averli dai Carabinieri. Allo stesso tempo noi dobbiamo saper meritare questi sentimenti. La nostra missione è saper svolgere un efficiente controllo del territorio, sviluppando il più proficuo contrasto, in termini di prevenzione e repressione ad ogni forma di illegalità, per garantire le migliori condizioni di sicurezza e convivenza civile.
Una delle caratteristiche che hanno reso l’Arma l’istituzione più amata dai cittadini è quella di racchiudere in sé innovazione e tradizione. Un legame stretto e solido con il passato ma allo stesso tempo una significativa proiezione verso il futuro. Come immagina il carabiniere del domani?
Con lo stesso spirito di oggi. Il Carabiniere di domani deve saper associare a quel rigore comportamentale che lo supporta nella tutela dell’ordine la professionalità e l’acume dell’investigatore, esperienza e professionalità nelle indagini, ma soprattutto far arrivare al cittadino la più completa disponibilità nei fatti che si verificano in un luogo. Come ieri e oggi anche il Carabiniere di domani deve essere in grado di richiamare qualche ‘figlio’, di dare consigli a chi si sente semplicemente più disorientato. A tutto questo abbiamo affiancato una strumentazione che consente una maggiore efficacia nelle indagini. Nel 2000 è stata rivisitata tutta la piattaforma informatica ed ora quello dei Carabinieri è il sistema di comunicazione e informatizzazione più pregnante d’Italia. Esiste un controllo elettronico delle situazioni che riguardano la logistica, il servizio, la semplificazione delle procedure e accorpamento allo scopo di recuperare unità da destinare al controllo del territorio. Così come è per l’ambito informatico lo è anche per quello scientifico. Il raggruppamento Carabinieri Investigazioni Scientifiche si snoda in più ambiti, ci sono i RIS con sede a Roma, Parma, Messina e Cagliari e 29 Sezioni Investigative Scientifiche che, supportate anche dal Reparto Analisi Criminologiche, sono una risorsa importantissima.
Lei ha indossato l’uniforme in giovane età, con il 179° corso alla Scuola Nunziatella. Quando e perché ha scelto di diventare un ufficiale della Benemerita?
L’approccio e i sentimenti che ai miei tempi venivano riservati a quello che era l’attaccamento all’Arma si basavano sui valori della Patria e tutto riguardava l’orgoglio di appartenenza al popolo italiano. Si tratta di quei sentimenti che fanno un popolo e che mantengono alto il prestigio del Paese. Mantenuti nel tempo ora sono più che mai vivacissimi, soprattutto con l’intervento delle massime cariche dello stato, Ciampi e Napolitano che hanno sostenuto in maniera così forte l’orgoglio nazionale di appartenenza. Io provo ancora tutti questi sentimenti. Mi piaceva l’idea di diventare comandante di uomini, di svolgere il ruolo di ufficiale dei Carabinieri e consideravo l’Arma la più affascinante Istituzione. Per cui decisi di partecipare al concorso della Nunziatella e a 15 anni entrai a Monte Di Dio. Il motto della scuola è ‘Preparo alla vita e alle Armi”, non è solo una scuola per la carriera militare. Essa prepara ad essere uomini soprattutto, indipendentemente se poi si va in Accademia o all’Università per intraprendere carriere civili.
Dunque che rapporto ha instaurato con la città?
Sono innamorato di Napoli e dei napoletani. È vero che Napoli si caratterizza per situazioni negative, ma la più ampia fascia della popolazione è fatta da gente per bene che rispetta le regole e che, purtroppo, sopporta spesso il comportamento scorretto degli altri.
Ho sempre considerato un onore fare l’ufficiale a Napoli. Sono Campano con l’orgoglio di esserlo. La prima volta da Capitano, Comandante della Compagnia Vomero dall’81 all’87, poi al Nucleo Radiomobile di Mergellina dall’87 all’89, poi dal 2006, per 4 anni, sono stato Comandante Regionale della Campania.
Sono tornato a Napoli nel dicembre 2013 con la promozione a Generale di Corpo d’Armata. Mi è stato affidato il Comando Interregionale Ogaden, che ha sede nella Caserma Vittoria.
In effetti qui al Sud ci sto molto volentieri, i carabinieri del Sud sono capaci di dare grandi soddisfazioni, sono carabinieri che lavorano spesso in ambienti difficili ma che non si fanno condizionare dal rischio esprimendo vivacissime capacità, loro hanno una marcia in più.
Torniamo al nostro amato Sud. Lei è campano, originario dell’Alto Casertano. Questa terra ha scelto di cambiare e segnali importanti sono stati registrati…
In ambito interregionale la situazione è decisamente eterogenea. Molise, Abruzzo e Basilicata hanno un livello di convivenza civile di pregio ed indici di criminalità notevolmente contenuti. Tale è la situazione anche di gran parte della Puglia e di ampie zone della Campania come Benevento, Avellino, l’Alto Casertano e la maggior parte della provincia di Salerno. Nell’Area Metropolitana di Napoli, invece, la situazione è decisamente diversa, da un lato ricca di tradizioni, di fervore culturale, di un patrimonio paesaggistico ed un polo scientifico che non temono confronti e, dall’altro, diffuso degrado ambientale ed urbanistico, con sacche di grave disagio sociale. Questo mi porta a parlare quindi non più di Campania ma di Campanie.
Non le chiedo la ricetta per cambiare l’Italia in meglio, ma se avesse la possibilità di sintetizzare in tre concetti gli elementi necessari per garantire ai nostri figli un futuro migliore, quali utilizzerebbe?
Indubbiamente sono necessari la diffusione del benessere, la possibilità di accedere al lavoro, servizi pubblici efficienti, il senso della responsabilità dei cittadini, anche in ordine a quei comportamenti scorretti che, ancorché non caratterizzati da elementi di reità, incidono pesantemente sulla libertà del prossimo. E’ fondamentale l’azione sinergica di tutte le componenti dello Stato e della società, comprese leggi virtuose capaci di tutelare i cittadini onesti e di affermare la certezza della pena per quelli che delinquono. Come forze dell’ordine dobbiamo impegnare ogni energia per realizzare il più efficiente e proficuo controllo del territorio e dare sicurezza ai cittadini.