Il gioiello del Rione Terra

rione terra
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Riapre al culto, dopo 50 anni, il duomo di Pozzuoli, metà tempio e metà chiesa.

Come nelle favole, prima o poi giunge il lieto fine. Pozzuoli e la Campania hanno dovuto aspettare 50 anni prima che il Duomo del Rione Terra potesse tornare a vedere la luce. Una meraviglia barocca che in sé ospita le colonne di un tempio romano dedicato ad Augusto; un capolavoro forse senza pari al mondo che risplende dopo più di 10 anni di restauri. La cattedrale di San Procolo martire – il patrono di Pozzuoli decollato alla Solfatara nel 315 d.C. insieme con altri cristiani come San Gennaro – è stato riconsegnato alla città e riaperto al culto lo scorso 11 maggio. Una folla in festa ha salutato il ritorno del gioiello artistico e spirituale sull’antica rocca di Pozzuoli, a strapiombo sul mare, ancora in via di ristrutturazione dopo l’abbandono del 1970, causa bradisismo. Il Duomo, però, era già inaccessibile dalla notte tra il 16 e il 17 maggio del ’64, quando un terribile incendio lo devastò distruggendolo in parte, ma facendo anche spuntare le colonne del tempio del II secolo a.C., fino a quel momento inglobate nella struttura e oggi finalmente a vista. Lì, su quel punto più alto del Rione – chiamato “Terra” perché pescatori e marinai, nell’avvistarlo, urlavano “Terra!” – in epoca romana vi era la sede del Capitolium, luogo di culto dedicato alla triade celeste composta da Giove, Giunone e Minerva, venerata sul Campidoglio. Poco dopo, al tempo di Augusto, questo posto fu trasformato nel tempio di marmo ad opera di Lucio Cocceio Acuto, coi finanziamenti del ricco Calpurnio.

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Parliamo di un’opera perfetta, prodotta dalle migliori maestranze imperiali, paragonabile alla Maison Carrée di Nimes e al tempio di Apollo sul Palatino. Pozzuoli, a quel tempo, era considerata una “piccola Roma”, la “Delo minore”; era infatti un porto commerciale tra i più importanti della Penisola, dove convogliavano genti, merci e culti da tutte le province dell’Impero. Non dimentichiamo che i Campi Flegrei furono luogo di villeggiatura per i Romani più facoltosi, ivi compresi senatori e imperatori. A Miseno era ancorata la flotta imperiale e nella stessa Pozzuoli, nel 61 dopo Cristo, sbarcò San Paolo che gettò le basi per la diffusione del Cristianesimo in Italia.
E oggi quei frutti raccolti si possono ammirare proprio nella cattedrale del Rione Terra, dove sono esposte magnifiche tele del ‘600 ad opera di artisti come Artemisia Gentileschi, Giovanni Lanfranco, Agostino Beltrano, che raffigurano la vita dei santi della zona flegrea, tra i primi seguaci del cristianesimo in assoluto in Italia. Poco note sono le vite di Patroba e Celso, iniziati alla religione di Cristo da San Pietro, che pure passò per Pozzuoli – e forse anche per Napoli, dove convertì il primo vescovo della città, Sant’Aspreno – prima di arrivare a Roma dove sarebbe stato crocefisso a testa in giù. Più note le vicende di Artema, studente martire, ucciso a soli 14 anni dai suoi compagni di classe perché insegnava loro il Cristianesimo. Sossio, Eutiche, Acuzio, Festo, Desiderio, Gennaro e Procolo sono invece i sette santi che, scampati all’aggressione delle belve nell’Anfiteatro flavio, furono decapitati alla Solfatara sotto le leggi di Diocleziano. Sacrifici che però, Storia alla mano, hanno fatto sì che il Cristianesimo vincesse in tutto il mondo. E così, intorno al IV secolo d. C., anche il tempio di Pozzuoli, come molti altri in mezza Europa, fu trasformato in cattedrale dalla comunità cristiana. Ma la svolta architettonica si ebbe agli inizi del XVII secolo, quando la diocesi puteolana fu governata da un importante vescovo spagnolo, l’agostiniano Martin de Leòn y Càrdenas, amico intimo del viceré di Napoli. Fu lui che fece decorare al meglio la chiesa e che la fece diventare una delle più alte gallerie d’arte dell’epoca. E così arriviamo ai giorni d’oggi, precisamente nel 2003 quando, dopo anni di incuria e saccheggio, la Regione Campania ha bandito un concorso internazionale di restauro per il tempio-duomo, da cui è risultato vincitore il professor Marco Dezzi Bardeschi. “Possiamo ammirare un unicum – ha dichiarato con gioia il Vescovo di Pozzuoli, Gennaro Pascarella – il tempio coincide con l’ala liturgica, mentre il presbiterio è il luogo di un tesoro barocco”.

 

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“Il recupero del passato è importante per gettare le basi del nostro futuro – ha invece sottolineato, durante la riconsegna del duomo, il presidente della regione Campania Stefano Caldoro –. La rocca del Rione Terra può costituire una importante vetrina verso il mondo che può far conoscere ed apprezzare le bellezze ed i tesori della nostra regione ed in particolare dei Campi Flegrei. Un passaggio importante per passare da una economia industriale, prettamente manifatturiera ad una economia che si fonda sul terziario e sul turismo in generale. Qui il bello dell’Italia, una finestra sul mondo”. Non a caso, ancor prima della sua riapertura, il cancelliere tedesco Angela Merkel, in vacanza in Campania, ha voluto visitare il tempio-duomo. E così, ci si auspica, potranno farlo milioni di visitatori da tutto il mondo, a cominciare dagli abitanti di questa straordinaria regione. Il duomo sarà aperto il sabato dalle 10 alle 12 e dalle 17.30 alle 18.30 con celebrazione alle 19; la domenica dalle 10 alle 11.30, con messa alle 12.

duomo del rione terra

 

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