È da quasi trent’anni che, con l’avvicinarsi del mese di maggio, e quindi del Maggio dei Monumenti, tantissimi napoletani si preparano a diventare per quattro o cinque settimane veri e propri “turisti” della propria città (come recita uno slogan ormai famoso).
Ecco che, al primo sole di maggio, tutti siamo lì: in coda, assieme ai francesi, agli argentini, ai giapponesi, davanti ai portoni dei palazzi, accanto ai portali delle chiese, fissando il tufo e il piperno come se ne saggiassimo il colore per la prima volta, come se ne sfiorassimo la farinosità e la consistenza con lo stupore di chi non ne conosce né la storia nè il nome.
Ma, dopotutto, soltanto così possiamo vivere il nostro maggio: pendendo dalle labbra di una guida, senza “spoilerare” né a chi ci sta vicino né a noi stessi il nome del re angioino sepolto lassù, in Santa Chiara, o la meraviglia soprannaturale di una scultura che appare perfettamente ricoperta da un velo di stoffa sottile, lì in quell’altra strana, incredibile Cappella. Perché il Maggio dei Monumenti, anche dopo ventisette anni, è ancora anche e, perché no, soprattutto nostro, di noi napoletani. Non è forse più l’occasione di conoscere, per tanti, ma è e sarà sempre quella di amare.
Un po’ di storia del Maggio dei Monumenti
Nel 1992 Mirella Barracco, presidente dell’Associazione Napoli Novantanove, promuove una straordinaria iniziativa il cui nome è ancora nel cuore e nella memoria dei napoletani: “Monumenti Porte Aperte”. L’evento ebbe un successo straordinario, che fu anche simbolico: i napoletani non ci stavano a veder chiuse dietro un cancello arrugginito le straordinarie bellezze artistiche e architettoniche della propria città. C’è da dire che lo spirito di questa “riconquista” del proprio patrimonio scorreva nelle vene e nelle vite di tanti napoletani da molto tempo.
L’Associazione Napoli Novantanove era nata addirittura già nel 1984, e nel 1988 era stata già insignita della Medaglia d’Oro ai Benemeriti della Scuola, della Cultura e dell’Arte dall’allora Presidente della Repubblica Francesco Cossiga. Dopo l’enorme successo, dunque, di “Monumenti Porte Aperte”, nel 1995 il Comune di Napoli decise che era il momento di dar vita ad un evento simile, e di ripeterlo ogni anno. Era nato il Maggio dei Monumenti.
Iniziative particolari… e qualche ricordo
Ogni anno il “Maggio” si focalizza su un periodo particolare della storia napoletana o, magari, su un personaggio significativo di tale storia. Abbiamo avuto, ad esempio, un Maggio dedicato all’opera crociana “Storie e leggende napoletane”. Non poteva esserci, in quel caso, “titolo” più suggestivo. Ma c’è stato anche un focus su “Chiostri, cortili e sagrati”.
Una delle iniziative più belle del mese è certamente “La scuola adotta un monumento”. Durante le visite ad alcune chiese o palazzi storici si viene accolti da ragazzini delle scuole napoletane, che con cortesia, e la voce che trema un po’, illustrano il monumento ai visitatori. L’affluenza al Maggio è cresciuta tantissimo negli anni. Ma io ricordo ancora, durante la prima edizione, lo scalone di San Giovanni a Carbonara, da poco restaurata, pieno all’inverosimile, fino a rendere necessari due sensi obbligatori, come a San Gregorio Armeno a Natale. Ricordo che un brivido ci percorse la schiena.