Il Monte Solaro è la vetta più alta dell’isola di Capri. Dai suoi camminamenti rocciosi i famosi faraglioni paiono pietruzze messe in fila da un bambino.
La cima del Monte Solaro si trova a 589metri sul livello del mare. Può essere raggiunta a piedi, se si è allenati, o in seggiovia. Il comune “di partenza” è Anacapri. Entrambe le esperienze hanno la loro suggestione. La seggiovia è sempre unica, magica. Però il percorso a piedi fa avvertire sotto le scarpe il carattere deciso e scontroso del monte, e fa giungere alle narici gli infiniti profumi della sua vegetazione.
Verso la vetta del Monte Solaro: respira forte, ed annusa…
Il Monte Solaro ha una flora ricchissima. Ogni specie di pianta qui presente ha “colonizzato” un angolo del cammino verso l’alto. E ogni erba avverte l’uomo della propria esistenza, consegnando al vento atomi di sé, che viaggiando nell’aria diventano profumi. I mirti, i fichi, i corbezzoli, parlano del Mediterraneo, che percuote o accarezza la costa.
E poi ci sono quei luoghi che sono “fatati” per ogni forestiero, e che si “annunciano” con lievi sospiri odorosi. Se si respira bene, si coglie il “sospiro”. Ed ecco allora l’eremo di Santa Maria a Cetrella. Un odore di limone, qui, può sorprenderci, aguzzo come un filo d’erba sotto il naso. Proviene da una specie di erba che si potrebbe chiamare proprio “erba cetrella”, da citrus, che vuol dire appunto “limone”.
Gli eremiti del Solaro
Non c’è niente da fare: i “sensi” aiutano la concentrazione e persino la “mistica”. Nel XV secolo, proprio in mezzo all’erba “cetrella”, veniva costruito un eremo per la vita contemplativa. Gli inquilini di questo “rifugio dello spirito” furono frati francescani e domenicani, che si alternarono nell’abitare la chiesetta.
L’edificio pare fatto apposta per fermarsi un attimo all’ombra, durante il cammino verso la cima. Al di sotto di un arco bianchissimo, ci accoglie un dipinto moderno consistente in una enorme testa di Maria, che appare come presa in primissimo piano. Dietro di lei, sullo sfondo lontano, delle case, anch’esse bianche. Forse l’abitato di Anacapri.
La Madonna è qui, ha scelto il silenzio e i profumi come luogo dove in cui farsi raggiungere. Ma non perde di vista l’isola e i suoi abitanti, che si sudano la vita ogni giorno, spesso in mare. E d’altronde erano gli stessi pescatori, un tempo, a salire fin qui per porre sotto la protezione della Vergine le loro giornata in barca.
Questi capresi avevano un grande energia, e una tempra d’acciaio. Pur di affidare alla benedizione della Madonna “dell’erba cetra” il loro lavoro, sudavano già sette camicie per giungere fino alla chiesetta. Spesso non erano semplici pescatori, ma cercatori di corallo.
Le dimore degli intellettuali
La montagna attira tutti. Tutti quelli che vogliono guardarsi dentro. Da sempre. Il silenzio, le nebbie che incoronano le cime, gli sguardi “ratti” – e sùbito “in fuga” – degli animaletti del bosco… Tra questi, sul Monte Solaro, ce ne è uno davvero unico al mondo: la straordinaria lucertola azzurra. Queste esperienze, questi incontri, “coccolano” il cervello, massaggiano la mente, l’intelligenza, la memoria. E le fanno lavorare. Per noi stessi, che vogliamo comprenderci meglio. Ma anche per chi ci leggerà, se “verseremo” in un testo le nostre sensazioni.
Capri, in generale, è stata sempre méta di intellettuali, scrittori, che hanno cercato sull’isola la pace e l’ispirazione. In altre parole, a Capri hanno trovato il tesoro della serenità ed anche il suo opposto, cioè il fuoco dell’“esaltazione artistica”.
Il Monte Solaro ha aiutato non poco Capri ad “abbracciare” i suoi ospiti illustri. Non molto lontano dall’eremo si trova la dimora caprese di Compton Mackenzie, scrittore scozzese del ‘900. Mackenzie è famoso, tra le altre cose, per le sue suggestive commedie ambientate sulle Isole Ebridi, una delle antiche patrie dei celti e dei norreni. L’edificio caprese che lo ospitò, dal 1913 al 1920, insieme alla sua prima moglie, si chiamava Villa Solitaria.
Proprio accanto alla dimora dello scrittore amante della tradizione gaelica, si diparte un altro sentiero che, da quel punto del monte, conduce ad Anacapri. È il passetiello, che già dal nome si intuisce essere una strada stretta e praticabile con una certa difficoltà.
Il “mito” di Axel Munthe
Un celebre “inquilino” delle pendici del Monte Solaro è stato certamente Axel Munthe, che qui a Capri è una vera e propria “leggenda”. Munthe è stato uno scrittore e psichiatra svedese. Personaggio particolarissimo, scelse di far costruire la sua villa di Anacapri, Villa San Michele, da manovali del posto.
È ciò che si chiama “architettura spontanea”. Probabilmente, da qualche parte nella sua anima, Munthe desiderava sentire, quando avesse abitato la villa, lo scorrere delle “vene” di Capri. Nei marmi, nei legni delle porte, nella pietra delle pareti. Il “profumo” di mani capresi. Il sudore di schiene isolane.
La sua opera principale è proprio “La storia di San Michele”, un’autobiografia che prende il titolo dal nome della sua amata dimora sull’isola dei faraglioni. Axel Munthe si era innamorato di Capri, del suo mare, dei suoi monti, durante un soggiorno sull’isola all’età di diciotto anni. Già in quegli anni giovanili decise che un giorno sarebbe tornato. Magari per restarci.
Munthe si era appassionato, probabilmente, al popolo e allo spirito napoletano, che aveva saggiato e gustato a Capri. Non possiamo non scrivere dell’esperienza che il medico e scrittore svedese fece nel 1884, allorché si precipitò a Napoli per collaborare alle cure dei malati di colera. Sappiamo che l’epidemia del 1884 fu terribile.
Axel Munthe scrisse anche di questo. Il titolo del suo volume Lettere da una città dolente ci comunica tutta l’inquietudine di un’esperienza tragica, ma anche tutto l’amore dello scrittore per la nostra terra. E il drammatico periodo della lotta al colera soffiò ancora ossigeno sul fuoco della passione dello scrittore per Napoli. Napoli e le sue isole. Napoli e Capri. Capri e il suo monte più alto, dalla cui cima vedere anche Napoli stessa. E il Vesuvio.