Seconda stella a destra, questo è il cammino e poi dritto fino a… Gerusalemme.
A portare la Cometa in Terra Santa per la nascita della Sacra famiglia è un’altra famiglia. Quella degli Scuotto. I loro pastori, la loro grande opera sarà esposta permanentemente nel convento francescano del San Salvatore a Gerusalemme. Salvatore Raffaele, Emanuele, Anna e Susi, sono cinque giovani fratelli artigiani di età compresa tra i 45 ed i 32 anni che oggi, raccogliendo i frutti di un lavoro seminato alla fine degli anni ’90, incarnano proprio quel concetto di famiglia espresso nel presepe. Il supporto e l’interazione, l’aiuto e l’amore. La realtà viene assorbita, interpretata e trasportata all’interno di un microcosmo. Ma non è un bis, non esistono ripetizioni. Esistono solo opere che nel tempo potranno “Migliorarsi nella loro qualificazione, diventare sempre più importanti”. Per questo motivo “quello giunto in Terra Santa resterà nella storia il presepe napoletano di Gerusalemme”.
Raffaele Scuotto è il fratello che si occupa delle relazioni con i clienti, del marketing e della bottega. Ha raccontato più volte il presepe che negli ultimi sei mesi è stato realizzato nel laboratorio de “La Scarabbattola”. Sotto le mani di Emanuele e Salvatore hanno preso forma cento pastori con espressioni tutte diverse, (alti trentatré centimetri hanno teste, mani e piedi in terracotta policroma, il corpo è di fil di ferro e stoppia e gli occhi di vetro) gli animali e la struttura del presepe, Anna e Susi invece hanno pensato a rendere il tutto vivo, usando stoffe pregiate, sete dai colori accesi e plasmando accessori e monili in argento Ma Lello, tutte le volte che racconta l’inestimabile opera, a quella spontaneità che è umiltà, aggiunge un certo stupore. Quello del legame tra passato e presente che rende ancor più preziosa l’opera dei Fratelli Scuotto. “Chiunque visiterà il luogo simbolo della Terra Santa si imbatterà nella nostra natività, ed è una cosa intrigante – spiega Lello Scuotto -. Si racconta che a Napoli il primo presepe fu costruito a San Domenico Maggiore dai templari nel 1250 con terra e pietre portate dalla Palestina. Se ciò è vero dopo 750 anni ci ritroviamo col primo presepe a Napoli fatto con i materiali provenienti dalla Terra Santa e con il presepe di Napoli che ritorna e va a collocarsi nella custodia di Terra Santa”.
La stima di chi ha conosciuto i lavori dei Fratelli Scuotto è stata la chiave che ha aperto ai cinque artigiani le porte del Convento. Non è stato difficile per Monsignor Franco Iannone dimostrare che i fornitori della casa Reale di Madrid, gli autori della prima scultura realizzata sia per Papa Benedetto XVI che per Papa Francesco, potevano regalare la dignità e la qualità giusta al presepe offerto da un benefattore alla Terra Santa. I loro “diavoli” – quel male reso visibile e per questo possibile da combattere – questa volta però non hanno seguito la scia della Cometa diretta a Gerusalemme. “Con i custodi di Terra Santa c’è stato un ottimo dialogo – spiega Lello Scuotto – Hanno visto le opere, il nostro esercizio sul presepe esoterico e i diavoli. Hanno apprezzato la nostra sincerità artistica lasciando l’impronta Scuotto perché ogni nostro pezzo ha una sua identità, una sua poetica e si così si dagli altri”. Nessun limite per gli Scuotto, ma solo tanto rispetto. “Sì, abbiamo rispettato il luogo e le persone che si recano in pellegrinaggio in quel luogo e che hanno un credo – continua Lello Scuotto – Non abbiamo ostentato per creare provocazioni, ci siamo autogestiti perché non era necessario fare forzature che mettevano in pericolo la serenità del luogo. Ma comunque non manca il nostro diversorio, c’è la vita di tutti i giorni, l’osteria, il mercato del pesce, i giocatori di carte quella parte pagana bisognosa del Salvatore”. L’Oriente a destra, l’Occidente a sinistra nel tentativo di creare un dialogo tra le parti, mentre la Natività, con i Magi e gli Angeli è su un tipico rudere romano che ricorda Pompei e per la sublimazione della luce, si trova nella parte più alta.
Girando attorno a quell’opera dal valore inestimabile (sia artistico che economico) segue l’Annuncio con i pastori che cominciano a svegliarsi ed il sonno di Benino e Stefania che avvicinandosi alla “grotta” riceve la grazia della maternità. Poi c’è la vita del popolo di tutti i giorni, con la ricchezza e la povertà che non riescono a trovare equilibrio. E quelle figure leggendarie, con gli schiavi e gli animali esotici. Un’interpretazione della cultura universale che è ricerca fondendosi in messaggio di comunione e speranza per i popoli.
Photo © Sergio Siano