Tra le novità più significative dall’arrivo del nuovo direttore Paolo Giulierini, spicca sicuramente la ripresa della sezione egizia, chiusa dal 2010 nonostante sia la raccolta italiana del paese delle piramidi più importante, dopo quella torinese. Napoli, recettiva subito all’Egitto-mania scatenatasi in Europa all’indomani della campagna napoleonica di fine Settecento, ha acquisito nell’Ottocento diverse collezioni archeologiche, i cui nuclei fondanti sono la Borgia e la Picchianti. Quello a cui assistiamo oggi non è semplicemente una riapertura della sezione, ma il suo riallestimento, con il trasferimento in altri e più adatti ambienti, curato da uno staff di studiosi dell’Università l’Orientale, coordinato dalla dott.ssa Valeria Sampaolo.
Si può infatti parlare di “nuova” sezione egizia, benché esponga i pezzi storici, perché, le sale XIX-XXIII del MANN aprono un vero e proprio percorso tematico allo spettatore, laddove la precedente disposizione commetteva i reperti per semplice ordine di materiali. A partire dallo scorso ottobre è possibile accedervi, con un costante flusso di visite guidate gratuite e con il supporto di pannelli didattici essenziali e chiari, che restituiscono non solo le vicende dei reperti ma gli spunti socio-storici dell’Egitto, facendo sì che questi parlino come una sorta di enciclopedia etnica. Ma non tutto è rotto col passato: ad accogliere i visitatori, il Naoforo, simbolo delle collezioni, così come una teca ottocentesca in stile egizio, segno delle consuetudini museologiche tradizionali.
La ricca collezione si sviluppa lungo i temi “Uomini e faraoni”, “La tomba e il corredo”, “Mummificazione”, “Religione e magia”, “Scrittura e mestieri”; quest’ultima in particolare crea un nesso fondamentale tra la cultura egizia e le altre coeve del Mediterraneo, incarnata nei fatti da opere come la Testa di Alessandro Magno. E tuttavia la raccolta non tralascia l’approccio cronologico, facendosi leggere come un percorso dall’Antico Regno fino all’Ellenismo e oltre, con frammenti di obelischi realizzati sì in geroglifico, ma ormai per la gloria dei cesari e non più dei faraoni. Non altrettanto corrispondente alla linea d’allestimento è quella decorativa, scarnificata alla nuance più minimale possibile, laddove un volto grafico e tecnico più suggestivo, richiamante i temi egizi, sarebbe apparso più in linea con la tendenza museale europea. Ma la priorità era anzitutto restituire oggetti e conoscenza troppo ingiustamente obliati.
I “pezzi forti” ovviamente restano le mummie, letteralmente venerate soprattutto dai bambini, cui la sezione dedica appositi pannelli didattici. Il catalogo della sezione (Electa, 173 p. Euro 12) è efficiente, pratico e compatto, e guida in modo approfondito lo spettatore, già ben avvisato dalle informative che precedono la sezione, dove rende ben lo spirito e il calibro delle opere il motto che quelle egizie siano le antichità per definizione.