Davide Ferri ha una prerogativa non da poco: il suo comportamento, la sua vivacità, il suo entusiasmo, le sue passioni delineano una persona simpatica ed estroversa. Un professionista del palcoscenico che, soprattutto, lavorando si diverte; e per questo, giustamente, si ritiene fortunato. Una fortuna però, bisogna dirlo, che ha costruito con la sua volontà e il suo impegno. Davide Ferri ha respirato il teatro fin da quando è nato: la sua bisnonna, Anna Torrusio, fu una delle attrici che recitarono accanto a Salvatore De Muto (noto come l’ultimo grande Pulcinella napoletano); sua nonna, Esterina Fischetti, recitò addirittura con Raffaele Viviani; e lo zio, Rino Marcelli, è un notissimo attore di avanspettacolo, sceneggiata, teatro (da segnalare il ruolo di protagonista in una delle edizioni de “La gatta Cenerentola” di Roberto De Simone); e poi il padre, Edgardo, musicista il cui strumento d’elezione era il sax. Ovviamente sono molti gli aneddoti che Ferri potrebbe raccontare quando, da bambino, si confrontava con quella falsa verità che è il teatro. Per esempio, lo stupore che provò quando furono ospiti a pranzo in casa sua Anna Campori e Pietro De Vico; era il periodo in cui la televisione metteva in onda le puntate di “Giovanna, la nonna del Corsaro Nero” che vedeva protagonisti proprio i due attori: a Davide, che allora era un bambino che seguiva “La TV dei ragazzi”, sembrò una magia poter pranzare con Giovanna e il nostromo Nicolino. Nonostante il teatro fosse un elemento portante in casa Ferri, la sua scelta di fare l’attore non è stata la prosecuzione naturale di un’attività di famiglia, ma piuttosto la conseguenza di una passione nata in gioventù. Anche se l’esperienza familiare è servita molto: Davide ha assimilato i tempi comici come fatto naturale, ha assistito ad alcune prove che la nonna e lo zio facevano in casa, si è confrontato con grandi personaggi vivendoli semplicemente come amici di famiglia. All’inizio della sua attività lavorativa si cimentò nella professione di commercialista, ma non la trovava affascinate, e allora decise di assecondare la sua passione latente. Ha cominciato facendo parte di compagnie di attori amatoriali fino all’età di venticinque anni; poi una conoscenza che era avvenuta sui banchi di scuola, quella con Gaetano Liguori, è stato il punto di svolta della sua attività. Con Liguori, la cui conoscenza iniziale si era intanto trasformata in fraterna amicizia, fondò la Compagnia Stabile Teatro Bruttini e, insieme, avviarono la programmazione del piccolo spazio a Port’Alba. Era il 1988 quando i due, accomunati, oltre che dall’amicizia, anche dalla passione per il teatro, iniziarono la loro avventura professionistica nel difficile universo dei palcoscenici partenopei. Ma fu solo l’inizio: nel 1996 rilevarono il cinema Ausonia e lo trasformarono nel Teatro Totò, il teatro comico di Napoli che oggi, a molti anni di distanza, è tra i più frequentati di Napoli. Il teatro amatoriale, ormai da anni, non è che un bel ricordo degli anni giovanili: Ferri da molte stagioni è regolarmente inserito in ditta con i grandi nomi del teatro di tradizione e può accreditarsi di oltre cinquanta interpretazioni di noti testi. Un ruolo a cui è particolarmente legato è quello del “cafone” in Madama Sangenella, un testo di Scarpetta che vedeva protagonista Rino Marcelli per la regia di Gaetano Liguori; il suo ruolo, molto caratterizzato e incisivo seppur piccolo, risultava essere particolarmente comico e gradito al pubblico. Altra partecipazione che ricorda molto volentieri è nella commedia “Si prega di lasciare l’armadio entro le ore 12”, rifacimento del celebre testo “L’albergo del libero scambio” di Georges Faydeau, ancora per la regia di Gaetano Liguori: suoi compagni di scena furono Annamaria Ackermann, Gino Rivieccio e Tullio Del Matto. Negli anni Novanta, insieme a un altro suo carissimo amico, Gianni Ferreri, si cimentò anche nel cabaret, fondando il duo comico “I telematti”, una bella avventura che durò circa tre anni. Ma, al di là delle interpretazioni, è interessante conoscere i gusti teatrali di Davide Ferri, per comprendere meglio la persona che c’è dietro il personaggio pubblico. Anche lui, uniformemente al tipico sentire della sua generazione, ritiene che “La gatta Cenerentola” sia un capolavoro assoluto, vero spartiacque del modo di fare teatro; il testo che riesce sempre a emozionarlo è invece “Ferdinado”, il più noto – e forse bello – dei testi scritti da Annibale Ruccello.