Baby gang, come rimediarvi? In merito ai provvedimenti per la protezione dei minori di mafia, si è molto discusso grazie al lavoro svolto negli ultimi anni dagli uffici minorili di Reggio Calabria, Napoli e Catania, dove si è sempre più diffuso l’utilizzo di provvedimenti di decadenza o limitazione della potestà genitoriale, fino ad arrivare alla dichiarazione di adottabilità. “La famiglia mafiosa – recita la delibera della Sesta Commissione – agendo in spregio ai propri doveri di educazione e salvaguardia del minore, finisce per essere una ‘famiglia maltrattante’, nei cui confronti deve essere operata una vera e propria censura poiché nega l’adolescenza ai propri figli inserendoli sin dalla tenera età nelle dinamiche criminose dell’associazione mafiosa”.
Il Procuratore Nazionale Antimafia ed Antiterrorismo Federico Cafiero de Raho – a margine del Convegno Astrea su “Incerti bambini. Stato di diritto e ragioni del sangue: sottrarre i minori ai crimini delle loro famiglie?”, svoltosi nella Sala Rari della Biblioteca Nazionale a Palazzo Reale nella primavera scorsa – ha sottolineato che “La sospensione della potestà genitoriale è apparsa, in alcuni casi, l’unica alternativa possibile laddove essa può essere fonte di cambiamento: lasciare determinati ragazzi in un ambito familiare – in cui i codici camorristici, mafiosi, ‘ndranghetisti sono l’unica legge evidente che costituisce un percorso segnato – significa predestinarli a una vita criminale, per cui toglierli da questo percorso credo sia fondamentale e, al momento, l’unica possibilità è quella della sospensione della potestà genitoriale”.
L’illustre magistrato ha espresso queste considerazioni sul fenomeno delle ‘paranze dei bambini’ al termine di un lungo dibattito che ha visto alternarsi al tavolo dei relatori il ‘padrone di casa’ Francesco Mercurio, direttore della Biblioteca Nazionale Vittorio Emanuele III, l’avvocato Domenico Ciruzzi, presidente della Fondazione Premio Napoli, la psicoterapeuta Gabriella Ferrari Bravo, la giornalista Conchita Sannino, Andrea Morniroli della Cooperativa sociale Dedalus, eccellenti competenze moderate da Marinella Pomarici del direttivo Astrea – Sentimenti di Giustizia.
Da più voci si è ascoltato un grido di allarme per il ritardo e l’insipienza con cui lo Stato si è presentato a questo prevedibile appuntamento con la criminalità minorile cresciuta in ambiti familiari malavitosi, senza aver approntato nel tempo strutture e mezzi adeguati, lasciando enormi vuoti di autorità, sostegno economico e riferimenti che possano aiutare chi non vuole soccombere al fatale reclutamento dei giovanissimi come manodopera impunibile da utilizzare per reati di consistente gravità: accadimenti dovuti a una molteplicità di fattori tra cui ignoranza, dispersione scolastica, mancato ottemperamento dell’obbligo di studio, miseria, disoccupazione genitoriale che provocano il coinvolgimento di bambini e ragazzi nel mondo della droga, dei furti e delle rapine e dei raid sempre più violenti delle cosiddette baby gang, a danno di cittadini indifesi e anche di coetanei.
Nel convegno Astrea, incisivo è stato l’intervento dell’avvocato Ciruzzi che ha asserito: “Non condivido assolutamente la risoluzione del CSM e devo rifiutare, anzi rigettare con forza, il concetto di famiglia mafiosa maltrattante, indipendentemente dal singolo episodio: non parliamo di famiglia mafiosa maltrattante, perché è lo Stato che è maltrattante. Ricordate che la Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo vieta l’ingerenza dello Stato nelle famiglie affermando che ‘Ogni persona ha diritto al rispetto della propria vita privata e familiare, del proprio domicilio e della propria corrispondenza’; anche la Corte costituzionale ha ritenuto che il principio, che deve informare ogni provvedimento riguardante un minore, sia la salvaguardia dei suoi interessi, che possono essere pregiudicati dall’applicazione indiscriminata della pena accessoria della perdita della potestà genitoriale, in quanto sottratta alla attenta valutazione del giudice, in relazione alla peculiarità del caso concreto”.