“A Delft ho visto il pittore Vermeer, che non aveva con sé alcuna sua opera, ma ne abbiamo vista una presso un panettiere, che l’avrà pagata seicento lire, la quale non è che una figura che avrei creduto troppo pagare sei pistole”. È probabilmente questa l’unica traccia contemporanea del pittore olandese, annotata nel Journal des voyages di Monsieur De Monconys (Lione 1666), a fronte dell’immensa fama di uno dei titani della pittura europea moderna, che, paradossalmente, resta uno degli artisti più misteriosi, sia nell’opera che nella vita, ancora tutte da scoprire. Una delle sue tele più intriganti, La donna con il liuto, è stata accolta in prestito dal Metropolitan Museum a Capodimonte, grazie alla collaborazione tra il comitato scientifico napoletano presieduto da Sylvain Bellenger e Adam Eaker, che ha accompagnato il dipinto da New York, facendo di Napoli un ponte tra l’Europa e gli Stati Uniti.
La donna con il liuto è ben lontana da essere una cartolina veermeriana a Napoli, ma è l’incastro per far dialogare arti, tecniche pittoriche e contesti culturali delle fiandre seicentesche (vero specchio della modernità europea d’allora) con le altrettante istanze del Viceregno, i cui rapporti, sebbene paiano lontani, sono in realtà tastabili (basti pensare che il massimo collezionista napoletano del tempo era l’olandese Gaspard Roomer), e questa esposizione può essere il pretesto per la loro esplorazione. Tema predominante la musica, ovviamente. La donna con il liuto è un dipinto descrittivo e otticamente chiaro, realizzato col più rigido studio prospettico, grazie anche all’ausilio di strumenti come la camera oscura, eppure è al contempo straordinariamente complesso.
Si presta infatti a più letture coesistenti. Una è quella d’impatto: un sereno dipinto d’interni domestici, con una giovane e florida donna che accorda un liuto, colta nell’istante in cui qualcosa ne rapisce lo sguardo all’esterno. Una scena montata consapevolmente, ma che nulla perde del verisimile. Un’altra è quella di un’allegoria amorosa, che ha la musica per raccordo di un duetto, aspettando o avendo appena perduto, la donna, il concertista, la cui lira da gamba giace a terra. Altra, infine, è una dichiarazione di cosmopolitismo: il pittore ritrae in sfondo una precisa carta geografica, segno di una scienza nascente ma già matura, ma segno anche di un’Olanda capitana dall’esplorazione navale del mondo finora conosciuto, e delle preziosità esotiche che potevano rintracciarsi in una casa borghese di Delft, come gli strumenti, ognuno proveniente per lo più da paesi diversi. Insomma un dipinto a più livelli, ma di cui il primo è sicuramente la tangibile atmosfera di pacata riflessione circostanziale: quell’invito a imparare a vedere, scandagliando ogni centimetro, che la pittura dei maestri fiamminghi rinnova in ogni tela.
A Capodimonte, Vermeer è chiamato a intessere il filo della musica con altri dipinti di scuola napoletana, come la Santa Cecilia in estasi di Bernardo Cavallino, la cui sensualità, propria del soggetto musicale, trascende il tema sacro e si ricongiunge all’atmosfera vermeeriana. Allestita in sale esse stesse riportate all’antica decorazione regia del Palazzo borbonico, l’esposizione vanta anche riproduzioni di strumenti musicali d’epoca presenti nel dipinto, così come la menzionata carta, firmata William Bleu. Realizzare un progetto del genere ha le sue difficoltà, soprattutto logistiche, ma – come dichiara l’Espresso napoletano Adam Eaker – l’esperienza collaudata con Capodimonte permette una manodopera della tela perfetta, mentre esprime la sua soddisfazione Sylvain Bellenger, che scommette sul legame pittura-musica, soprattutto nelle sue sfumature sensuali, più evidenti nella pittura barocca napoletana e più criptiche in quella olandese.
A sostegno della fruizione, la start-up ARM23 ha sviluppato l’app. “Vermeer a Capodimonte”, che fornisce informazioni sulle opere in mostra riconoscendo con la scansione digitale i dipinti, semplicemente puntandovi il proprio smartphone. Tutto concorre a invitare il maggior numero possibile di spettatori – senza maggiorazione sul prezzo del biglietto ordinario – a confrontarsi con La suonatrice di liuto, sia per accogliere degnamente a Napoli Vermeer, sia per profittare dell’occasione di un’opera fatta a posta per suscitare quella soglia che c’è tra il guardare e il vedere.
Info:
Vermeer, La donna con il liuto dal Metropolitan Museum
Dal 18 novembre 2016 al 9 febbraio 2015
Museo di Capodimonte, via Miano 2.
Biglietti (mostra + museo): 8 euro intero; 4 ridotto.
Catalogo: Vermeer. La donna con il liuto, Electa, 48 pp., euro 16.