Quando Christian Leperino è entrato per la prima volta nella chiesa di Santa Maria della Misericordia ai Vergini ci ha trovato un enorme cumulo di detriti e spazzatura. Ma, proprio oltre quel cumulo informe, ha intravisto un tesoro: quello che c’era stato un tempo e quello che avrebbe potuto esserci, in un luogo unico come quello che aveva davanti. Oggi quella bellezza sotterrata è venuta alla luce, non senza una certa fatica, ma sicuramente grazie alla convinzione che la cultura, supportata dal contributo di volontari e professionisti, possa fare la differenza.
Dopo tre anni di duro lavoro di scavo, rimozione dei rifiuti e restauro, accompagnato da una ricerca approfondita tra mappe e documenti storici, oggi la chiesa di Santa Maria della Misericordia, detta ‘della Misericordiella’, si presenta ai nostri occhi come una vera e propria fucina d’arte, uno spazio vivo e aperto, luogo di ricerca didattica e produzione culturale, sede dell’associazione SMMAVE (acronimo di Santa Maria della Misericordia ai Vergini)– Centro per l’Arte Contemporanea, di cui Christian è fondatore. Laboratori per bambini, teatro, musica, arte contemporanea, fotografia e visite guidate animano uno spazio affascinante, rimasto per anni e anni abbandonato all’incuria e all’indifferenza, ma che aveva tanto da raccontare sulla storia della città, più di quanto sperato. Durante le operazioni di scavo, infatti, Christian Leperino trovò una scala – anch’essa ostruita da detriti, rifiuti e materie edili contemporanee – che non solo portava ad un livello inferiore, ma portava ‘indietro nel tempo’. Al di sotto dell’attuale Misericordiella c’è, infatti, una struttura ipogea di pari dimensioni, che probabilmente corrisponde alla chiesa più antica, quella sommersa da un’alluvione di fine Cinquecento. Tuttavia, l’ambiente che oggi ci si trova davanti non è una chiesa: è un spazio con funzione di ‘terra santa’ per la sepoltura, costituito da due ‘giardinetti’ per l’inumazione dei defunti e, tutto intorno, da nicchie destinate ai defunti ‘illustri’. Dell’antica chiesa è rimasto un altare in stucco, al di sopra del quale è possibile ammirare un pregevole affresco che raffigura la Pietà, probabilmente attribuibile a Leonardo Olivieri, dell’ambito del Solimena.
E se gli abitanti della Sanità e di Napoli tutta possono fruire di questo meraviglioso scrigno di storia e arte, il merito è dell’incessante lavoro di recupero e valorizzazione portato avanti dall’associazione SMMAVE, che ha salvato dall’oblio un tesoro inestimabile e lo ha restituito alla città.