La passione per Napoli del cardinale Crescenzio Sepe

Questa mattina, per festeggiare l’onomastico dell’arcivescovo Crescenzio Sepe, a Napoli, nella suggestiva cornice del Coro delle Monache della chiesa di Donnaregina Vecchia, l’UCSI (Unione Cattolica Stampa Italiana) Campania e la Diocesi di Napoli hanno organizzato un convegno sul tema “La passione per Napoli – I discorsi alla Città e il magistero sociale del Cardinale Crescenzio Sepe”.

L’incontro, moderato da Marco Demarco, editorialista del “Corriere della Sera”, ha preso spunto dai Discorsi che nei dieci anni del suo episcopato – festeggiati il 1 luglio scorso – l’arcivescovo ha rivolto alla città tutta l’8 dicembre di ogni anno, in occasione della solennità dell’Immacolata Concezione, da piazza del Gesù, dove ogni volta si ripete l’omaggio floreale alla Vergine.

Ad aprire la mattinata è stato don Tonino Palmese, assistente spirituale dell’UCSI Campania e vicario episcopale per la Carità, la Giustizia e la Pace, con la sua affermazione che “incontrare il Signore è possibile, bisogna andare per la città e dirlo a tutti, perché il Signore è la Speranza”. Marco Demarco ha suggerito uno spunto di riflessione, un interrogativo: leggendo i Discorsi annuali uno dopo l’altro, che idea ci si fa di Napoli? Il capoluogo partenopeo si presenta come una città immobile o in movimento, in evoluzione?

Due illustri relatori, il filosofo Aldo Masullo, e il Procuratore nazionale antimafia Franco Roberti, hanno offerto il loro contributo partendo proprio da questa domanda. Per Masullo “Fondamentale è riuscire a individuare in ogni momento storico il punto nevralgico del cambiamento. Siamo trascinati dagli eventi, è una sensazione molto forte e dolorosa che io provo, non faccio in tempo a mettere in piedi una soluzione che arriva un nuovo problema. Per questo è importante cogliere l’invito del cardinale Sepe a fermarci tutti un attimo a riflettere: Napoli deve trovare la capacità di soffermarsi, nei suoi singoli individui e come comunità dialogante, per capire cosa fare”.

Secondo il procuratore Roberti, “i mali di Napoli sono atavici, e forse non sono mai stati affrontati seriamente. Quando si parla della città si crea una sorta di pendolo paralizzante, tra chi dice con rassegnazione che deve andare così, e chi vedendo la sua grandezza aspetta che prima o poi…Da questo pendolo bisogna uscire, cercando di mettere in moto iniziative per un possibile riscatto. Bisogna ascoltare quindi il richiamo del cardinale Sepe a fare squadra, facendoci carico ognuno delle proprie responsabilità”.

Proseguendo nella sua analisi Aldo Masullo ha espresso questo pensiero: “Il cristiano deve dare concretezza e corpo alla sua fede mettendoci il suo impegno di persona; la Chiesa ha una funzione civile, e Sepe vuole convogliare le forze della città in una azione che si può definire politica in senso ampio”. Uno dei temi affrontati dall’arcivescovo nei suoi Discorsi, precisamente in quello del 2013, riguarda le “periferie esistenziali”, quelle che non sono necessariamente periferie in senso geografico, ma luoghi dove non c’è speranza; “passare ai fatti” ha esortato Franco Roberti “è questa in merito l’indicazione del cardinale, partendo dalla presa di coscienza che le mafie vanno in ogni caso emarginate”.

Fin dal suo arrivo nel capoluogo partenopeo Crescenzio Sepe ha dialogato molto con la Città, in diversi luoghi e in differenti momenti, e tra le tante tematiche affrontate, filo conduttore è sempre stato il tema della Speranza, ispirato da quello che il cardinale stesso definisce suo grande maestro, Giovanni Paolo II. Questo il messaggio che l’arcivescovo ha voluto trasmettere ai tanti che si sono riuniti in Donnaregina Vecchia, nello splendido coro affrescato: “Il futuro non esiste, esiste solo in proporzione all’impegno del presente: se non comincio ad agire, nulla potrà verificarsi. Occorre per tutti una rieducazione alla civiltà, all’assunzione di responsabilità, affinché ciascuno possa davvero dare il suo contributo per risollevare le sorti della città”.

 

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